Pilastro n. 5: istruzione secondaria e formazione professionale (45° posto complessivo su 144)
5.01 Percentuale di iscritti a scuole secondarie: 31° posto
[1° Australia, 2° Spagna, 3° Olanda]
5.02 Percentuali di iscritti a istituti superiori (Università e simili): 23° posto
[1° Corea, 2° Stati Uniti, 3° Finlandia]
Notate i primi tre classificati di questa statistica. Samsung, Apple, Microsoft, Nokia. C’entrerà mica qualcosa?
5.03 Qualità del sistema educativo: 87° posto
[1° Svizzera, 2° Finlandia e Singapore, 4° Qatar]
Che sberla. Ragazzi, che sberla.
Sapete chi fa meglio di noi, a parte gli ovvi? Barbados, Malesia, Malta, Costarica, Cipro, Gambia, Zimbabwe, Giordania, Sri Lanka, Kenya, Montenegro, Zambia, Trinidad e Tobago, Guyana, Senegal, Lettonia, Pakistan, Giamaica, Colombia, Tailandia, Armenia, Tanzania, Nigeria, Suriname, Etiopia.
Meglio andare a nascondersi in un tunnel per neutrini.
5.04 Qualità dell’istruzione in campo matematico e scientifico: 65° posto
[1° Singapore, 2° Finlandia e Belgio, 4° Libano]
Poi uno si stupisce che un popolo di genii come noi esprima tutta la sua creatività nelle sfilate di moda e nei presidi slow food. Niente da fare: il Rinascimento non abita più qui.
Leonardo, Galileo, Fibonacci, Galvani, Marconi, Fermi: perdonateci.
5.05 Qualità delle scuole di management: 35° posto
[1° Regno Unito, 2° Belgio e Svizzera, 4° Spagna]
Spagna al quarto posto? I casi sono due. O queste escuelas formano dei cervelli che poi fuggono dal paese come e più dei nostri, o questa classifica fa acqua da qualche parte.
5.06 Accesso a Internet nelle scuole: 86° posto
[1° Islanda, 2° Estonia e Finlandia]
5.07 Disponibilità di centri di ricerca e di alta formazione: 33° posto
[1° Svizzera, 2° Olanda, Austria e Germania]
5.08 Investimenti delle aziende nella formazione del personale: 123° posto
[1° Svizzera, 2° Finlandia]
Non vi dico chi abbiamo sopra. Vi dico chi abbiamo sotto, che si fa prima.
Sierra Leone, Repubblica Kyrghiza, Benin, Bangladesh, Burkina Faso, Burundi, Haiti, e pochi altri. Wow.
Pilastro n. 6: Efficienza del mercato dei beni di consumo (65° posto complessivo su 144)
6.01 Intensità della concorrenza locale: 67° posto
[1° Olanda, 2° Giappone, Taiwan, Belgio e Regno Unito]
6.02 Tasso di grandi aziende dominanti sul mercato: 16° posto
[1° Svizzera e Germania, 3° Giappone, Danimarca, Austria e Regno Unito]
6.03 Efficacia delle politiche anti-monopolistiche: 100° posto
[1° Olanda, 2° Nuova Zelanda, 3° Svezia e Finlandia]
In breve: le grandi imprese nel nostro paese non esistono più. C’è una miriade di piccole e piccolissime realtà, che in un mondo di megacorporations hanno lo stesso impatto delle formiche sugli elefanti.
In un simile scenario, i nostri valorosi e lungimiranti governanti si risparmiano inutili sudate evitando accuratamente di tutelarle, rendendo di fatto la competizione delle aziende italiane molto meno pericolosa di un’eventuale rivolta dei Puffi.
6.04 Impatto delle tasse sugli incentivi sul lavoro e sugli investimenti: 141° posto
[1° Bahrein, 2° Emirati Arabi Uniti, 3° Qatar]
Peggio di noi al mondo solo Romania, Burundi e Brasile. Avanti così.
6.05 Incidenza complessiva (sui profitti) delle tasse : 133° posto
[1° Timor Est, 2° Macedonia, 3° Namibia]
Scommetto che lo sospettavate.
6.06 Numero di pratiche burocratiche necessarie per avviare un’attività: 47° posto
[1° Canada e Nuova Zelanda con un solo documento]
A noi ne servono sei volte tanto. Ma va bene a fare la fila si conosce un sacco di gente interessante.
6.07 Numero di giorni necessari per avvivare un’attività: 16° posto
[1° Nuova Zelanda con 1 giorno]
Per noi 6 giorni. In Suriname 694, ma è ovvio: a chi mai può venire in mente di aprire un business in Suriname?
6.08 Costi delle politiche agricole: 88° posto
[1° Nuova Zelanda, 2° Ruanda, 3° Singapore]
6.09 Incidenze delle barriere al libero commercio: 47° posto
[1° Nuova Zelanda, ultima l’Argentina]
6.10 Tariffe di tassazione commerciale: 6° posto
[1° Hong Kong e Singapore, 3° Guinea e Gabon]
Nessuna gloria. Il sesto posto è comune a tutti i paesi europei, visto che siamo parte dell’UE.
6.11 Incidenza di attività di proprietà straniera: 118° posto
[1° Lussemburgo, ultimo Iran]
6.12 Impatto dei regolamenti sugli investimenti stranieri: 126° posto
[1° Irlanda, ultimo Venezuela]
A fronte di questi due dati, è abbastanza chiaro perchè siano i nostri imprenditori ad andare all’estero, e non quelli esteri a venire qui.
6.13 Pesantezza delle pratiche doganali: 69° posto
[1° Singapore, ultimo Venezuela]
6.14 Importazioni: 115° posto
[1° Hong Kong, 2° Singapore, ultimo Brasile]
6.15 Livello di orientamento al cliente: 53° posto
[1° Giappone, 2° Svizzera e Austria]
6.16 Sofisticatezza dei processi di acquisto: 34° posto
[1° Giappone, 2° Svizzera, 3° Lussemburgo]
Pilastro n. 7: Efficienza del mercato del lavoro (127° posto complessivo su 144)
7.01 Cooperazione tra datori di lavoro e impiegati: 127° posto
[1° Svizzera, 2° Singapore, 3° Danimarca]
E qui sospetto che l’atteggiamento dei nostri sindacati conti qualcosina.
Comunque allegri: la Francia è al 137° posto (immagino che i suicidi alla France Télecom abbiano avuto un certo peso).
7.02 Flessibilità nei criteri di definizione degli stipendi: 138° posto
[1° Uganda, 2° Emirati Arabi Uniti]
Siamo uno dei sette paesi più rigidi al mondo. Con tanti saluti a ogni speranza di meritocrazia.
Se può essere di qualche consolazione, la Germania è un gradino sotto di noi.
7.03 Procedure di assunzione e licenziamento: 136° posto
[1° Hong Kong, 2° Singapore, 3° Svizzera]
Nella Top 10 dei paesi più ingessati del globo, siamo in compagnia della Francia, che anche in questo caso riesce a far peggio di noi (141° posto).
7.04 Costi della ridondanza, in settimane di salario: 19° posto
[1° Danimarca, Nuova Zelanda, Portorico, e Stati Uniti]
Questo dev’essere un eccellente risultato. Peccato solo che io non abbia idea di cosa significhi.
7.05 Rapporto tra salario e produttività: 128° posto
[1° Hong Kong e Singapore, 3° Malesia e Svizzera]
Un altro inno alla meritocrazia: siamo tra gli ultimi paesi al mondo per correlazione tra salario dei lavoratori e loro produttività.
Il che significa che da noi gli stipendi sono stabiliti in base a criteri che con il merito non c’entrano un tappo. E questo ci mette alla pari di Ciad e Capo Verde.
Sono molto più meritocratici di noi Costa d’Avorio, Suriname, Iran, Burkina Faso, Trinidad e Tobago, e centoventiquattro altri paesi.
7.06 Tendenza ad affidarsi a manager professionisti: 113° posto
[1° Nuova Zelanda e Finlandia, 3° Olanda, Norvegia e Svezia]
I paesi oltre il 100° posto mostrano la stessa curiosa tendenza ad assegnare posizioni manageriali a parenti e amici, anziché a gente che avrebbe i titoli e l’esperienza per farlo. Avreste mai potuto immaginarlo?
7.07 Fuga dei cervelli: 115° posto
[1° Svizzera, 2° Singapore e Qatar]
In nessun altro paese che non sia tra quelli definiti “in via di sviluppo” si osserva una simile emorragia. Sarà che ci piace viaggiare?
Non lo so, vorrei davvero discuterne con voi, ma purtroppo devo scappare.
7.08 Percentuale di presenza femminile nella forza lavoro: 97° posto
[1° Malawi, 2° Mozambico, 3° Burundi, e svariati altri paesi africani]
Difficile interpretare questa statistica. Nelle parti alte della classifica ci sono sia paesi africani e asiatici in via di sviluppo che nazioni iperevolute, soprattutto di area scandinava. Quindi sia donne manager sia donne che vanno al pozzo con la giara sulla testa.
Agli ultimi posti ci sono molti paesi di area musulmana.
Un po’ più su, diversi stati sudamericani, i machos.
Noi siamo una tacca sopra ai paesi latini, ma comunque ben lontani dalla vetta.
Meglio così: nessuno costringerà le nostre donne ad andare a prendere l’acqua al pozzo.
Pilastro n. 8: Sviluppo del mercato finanziario (111° posto complessivo su 144)
Argomento difficile. Scorriamolo tutto in un fiato:
8.01 Disponibilità di servizi finanziari: 62° posto
[1° Svizzera (ma va?), 2° Sudafrica e Regno Unito]
8.02 Economicità dei servizi finanziari: 122° posto
[1° Hong Kong e Panama, 3° Lussemburgo e Taiwan]
8.03 Facilità di ottenere finanzimenti quotandosi in borsa: 71° posto
[1° Hong Kong, 2° Sri Lanka, 3° Sudafrica]
8.04 Facilità di accesso a prestiti e mutui: 126° posto
[1° Qatar, 2° Bahrein, 3° Singapore, 4° Svezia]
Aaaagh! [N.d.A.]
8.05 Facilità nel trovare finanziamenti “di rischio” (venture capitals): 121° posto
1° Qatar, 2° Hong Kong e Israele]
8.06 Solidità delle banche: 66° posto
[1° Canada, 2° Sudafrica, 3° Nuova Zelanda e Panama]
8.07 Efficacia degli organismi di controllo (tipo Consob, per intenderci): 70° posto
[1° Sudafrica, 2° Finlandia, 3° Singapore]
8.08 Indice di protezione dei diritti legali: 118° posto
[Gruppo di testa: Hong Kong, Kenya, Repubblica Kirghiza, Lituania, Malesia, Montenegro, Nuova Zelanda, Singapore, Sudafrica, Regno Unito]
C’è un nesso fra tutti questi dati? Io credo proprio di sì.
Piaccia o non piaccia, questo è un mondo in cui la musica la suonano le grancasse della finanza.
I paesi avanzati sono quelli che hanno le banche più ricche, i mercati più vivaci, le imprese più avventurose, e in cui gli strumenti finanziari sono liberi di scatenarsi in tutto il loro fulgore. Nel bene e nel male.
E ora tornate a guardare i numeri lì sopra. C’è scritto che in Italia gli strumenti disponibili sono pochi, e in compenso costano un botto.
C’è scritto che, per chi voglia di fare impresa, è difficile trovare sia finanziamenti che altre forme di supporto.
Infine, c’è scritto che gli organismi che dovrebbero controllare e assicurare trasparenza, pensa te, latitano.
Come chiosavano i Guns ‘n’ Roses, “Welcome to the jungle“.
Pilastro n. 9: Avanzamento tecnologico (40° posto complessivo su 144)
E qui, purtroppo, si spezza il cuore.
Come vedrete, i numeri parlano impietosamente di una arretratezza di cui non si possono incolpare come al solito soltanto i politici, la crisi, il Vaticano, o il maltempo.
Qui c’è un popolo di “vecchi dentro”.
9.01 Disponibilità delle tecnologie più recenti: 69° posto
[1° Svezia, 2° Svizzera e Finlandia]
9.02 Tendenza delle aziende a recepire le nuove tecnologie: 104° posto
[1° Svezia, 2° Islanda, 3° Svizzera, Giappone e Israele]
9.03 Impatto degli investimenti stranieri nello sviluppo delle nuove tecnologie: 122° posto
[1° Irlanda, 2° Qatar, 3° Panama]
9.04 Percentuale di cittadini che utilizzano Internet: 45° posto
[1° Islanda, 2° Norvegia, 3° Olanda]
Anche se non si specifica per cosa lo utilizzano, se navigare nella libreria del Congresso o farsi le pippe su youporn.
9.05 Percentuale di abbonamenti Internet a banda larga: 28° posto
[1° Hong Kong, 2° Svizzera, 3° Olanda]
9.06 Larghezza di banda disponibile: 27° posto
[1° Hong Kong, 2° Singapore, 3° Islanda]
(A casa mia siamo un centinaio di posizioni più indietro, in pieno digital divide.)
9.07 Percentuale di abbonamenti Internet a banda larga in mobilità: 37° posto
[1° Singapore, 2° Corea, 3° Giappone]
Siamo un popolo fiacco, svogliato, e seduto sugli allori di qualche secolo fa.
Restiamo eleganti, buongustai e simpaticissimi, ma quanto allo stare al passo con i tempi, santiddio, meglio stendere un velo pietoso.
Pilastro n. 10: Dimensioni del mercato (10° posto complessivo su 144)
10.01 Dimensione del mercato interno (pari al PIL più le importazioni meno le esportazioni): 10° posto
Viste le infinite discussioni che spesso suscita questo argomento, riporto la Top 10 per intero:
1° Stati Uniti, 2° Cina, 3° India, 4° Giappone, 5° Germania, 6° Regno Unito, Brasile e Francia, 9° Federazione Russa, 10° Italia e Messico.
10.02 Dimensione del mercato estero (valore delle esportazioni): 14° posto
[1° Cina, 2° Stati Uniti, 3° Germania, 4° India]
10.03 PIL: 10° posto
[1° Stati Uniti, 2° Cina, che sono di un ordine di grandezza superiori a tutti gli altri]
Ai miei tempi eravamo quinti, sigh.
10.04 Rapporto esportazioni / PIL: 102° posto
[1° Hong Kong, 2° Singapore, 3° Lussemburgo]
Questo non lo commento. Se è vero, siamo al capolinea.
Insomma, non è proprio un mercatone. Più che altro un mercatino rionale.
Occhio quindi a non farsi tagliar fuori da un centro commerciale qualsiasi.
Pilastro n. 11: Livello di sofisticatezza del mondo del lavoro (28° posto complessivo su 144)
11.01 Quantità di fornitori nazionali: 17° posto
[1° Giappone, 2° Germania, 3° Taiwan, Belgio e Austria]
11.02 Qualità dei fornitori nazionali: 28° posto
[1° Svizzera, 2° Austria, Giappone e Germania]
11.03 Sviluppo dei distretti di impresa: 2° posto
[1° Taiwan, 2° Italia]
Se c’è salvezza, dicevano i pescatori di Aci Trezza, è nelle reti.
11.04 Natura del vantaggio competitivo: 11° posto
[1° Svizzera e Giappone, 3° Danimarca, Germania e Finlandia]
Voce difficilissima. Nei primi posti in ci sono i paesi che producono prodotti o processi unici. Nelle ultime posizioni ci sono i paesi che fanno affidamento esclusivamente alle risorse naturali o a prodotti a basso valore aggiunto.
Noi siamo in alto, quindi siamo sofisticati. Bello, eh?
11.05 Estensione della catena del valore: 12° posto
[1° Germania e Giappone, 3° Svizzera]
11.06 Controllo della distribuzione interna: 58° posto
[1° Giappone, 2° Qatar, 3° Germania e Svizzera]
11.07 Sofisticatezza dei processi di produzione: 28° posto
[1° Giappone, 2° Svizzera e Germania]
11.08 Livello di utilizzo delle tecniche di marketing: 51° posto
[1° Regno Unito, 2° Olanda e Stati Uniti]
11.09 Capacità di delega: 104° posto
[1° Danimarca, 2° Svezia, 3° Norvegia e Olanda]
Come è noto, le nostre aziende sono ricche di capi, e povere di leader.
Pilastro n. 12: Innovazione (36° posto complessivo su 144)
Quest’ultimo pilastro fa il paio con quanto già detto per la formazione tecnico-scientifica.
Come abbiamo visto, i numeri ci fotografano come un paese che non sfrutta le proprie risorse, che non sviluppa le proprie infrastrutture, e che lascia le redini della nazione in mano a una ghenga di amministratori ingordi, disonesti e incapaci.
Per tutti questi motivi a noi tutto costa di più. Incluso il lavoro.
Avere un costo del lavoro alto, però, non significa essere spacciati. Significa non poter competere nella produzione di massa, e nei servizi a basso valore aggiunto.
E quindi dovremmo tuffarci a testa bassa in quello che per secoli è stato il nostro orgoglio, il nostro vanto, la nostra bandiera. Il famoso ingegno italico.
Se puntassimo seriamente a fare innovazione potremmo pagarci i conti, e nonostante lo squallore delle altre nostre pagelle, restare un paese leader.
Ed invece ecco qua.
12.01 Capacità di innovare: 28° posto
[1° Giappone, 2° Svizzera, 3° Germania]
12.02 Qualità delle istituzioni di ricerca scientifica: 43° posto
[1° Israele e Svizzera, 3° Regno Unito]
12.03 Spesa delle imprese per ricerca e sviluppo: 32° posto
[1° Svizzera, 2° Giappone, 3° Finlandia]
12.04 Collaborazioni Università-industria per ricerca e sviluppo: 65° posto
[1° Svizzera, 2° Regno Unito, 3° Stati Uniti, Finandia e Singapore]
12.05 Incentivazione da parte del Governo dei prodotti ad alta tecnologia: 121° posto
[1° Qatar, 2° Singapore, 3° Emirati Arabi Uniti]
12.06 Disponibilità di scienziati e ingegneri: 45° posto
[1° Finlandia, 2° Giappone e Portorico, 4° Svezia, Stati Uniti e Canada]
12.07 Brevetti: 24° posto
[1° Svezia, 2° Svizzera, 3° Finlandia]
Sul sesto pilastro, insomma, ci schiantiamo come Wil Coyote sul fondo del canyon. Altro che genio italico: in queste lande non si combina niente, non si investe, non si rischia, non ci si forma, non ci si informa. Si aspetta sdraiati sul prato che siano le mele che cadono dagli alberi a suggeririci qualche idea geniale.
Qui termina il nostro viaggio. Ammesso che siate ancora con me, e che non lo abbiate già terminato per i fatti vostri qualche paragrafo più in su.
(E’ stato un viaggio abbastanza deprimente: capirei.)
Dopo tutto quello che il World Economic Forum ci ha educatamente sbattuto in faccia, mi permetto un suggerimento.
La prossima volta che i vostri ministri vi diranno che vedono luce alla fine del tunnel, aspettate a gioire.
Potrebbe effettivamente essere un treno.(*)
(*) E, sic stantibus rebus, probabilmente a vapore.
Ribloggo immediatamente. GRazie per l’immane lavoro.
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Ma figurati, per me è un piacere! 🙂
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L’ha ribloggato su BarneyPanofskye ha commentato:
Tre paginate di analisi sul rapporto mondiale sulla competitivita’. Un sentito ringraziamento ad AfterFindus per il lavoro veramente eccellente svolto, e un invito a qualsiasi politico incappi in queste pagine: cazzo, non devi fare altro che leggere li’ e tirarti due schiaffi nel muso dopo esserti sputato in mano. Perche’ molta della colpa di questa situazione e’ TUA.
Barney
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Sacrosanto.
E aggiungerei: stesso trattamento per chi, nonostante tutto, continua a votarti.
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Aspettiamo il prossimo saggio:
Incompetentività applicata.
Sottotitolo: Come fare il peggio per tutti e ricavarne il meglio per sè stessi.
Un saluto dal blog “rimedio-evo”
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Oh, non serve un saggio. Basta un quotidiano qualsiasi.
Grandissimo Marco, ti seguo sempre su Rimedio-evo. In prosa o in poesia, sei sempre imperdibile!
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Se ti può interessare:
MENTI TRIBALI di Jonathan Haidt , Codice Edizioni.
(Insieme a “Le Scienze ” di Ottobre.)
Sottotitolo:Perchè le brave persone si dividono su politica e religione.
E’ un lenitivo contro la nausea da lettura di quotidiani.
Un saluto, Marco sclarandis
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Preziosissimo!
Lista di Natale aggiornata, TAC! Anzi, neanche lista di Natale: prossima tappa in edicola prenotata (tanto mi manca anche l’ultimo numero del Corriere dei Piccoli).
Grazie mille, poeta!
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Complimenti.
Ora lo stampo e lo rileggo.
Complimenti davvero.
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Grazie per i complimenti, Daniele! Purtroppo non ho scritto io la sceneggiatura, nè ho fatto la regia. Mi sono limitato a piazzare le luci… 😉
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Ecco, grazie. Adesso sì che sono depresso.
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Lo so, ti ho adescato con gli unicorni e le fate turchine, e invece hai trovato solo il Gutalax.
Cercherò di farmi perdonare. 😉
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