Bisogna stare attenti.
Ma molto, molto, molto attenti.
Perché se non si sta molto attenti e ci si distrae anche solo per un istante TRAC!, si perde l’attimo, si resta indietro,
e in men che non si dica ci si ritrova lì,
imbambolati
disorientati
pirlofacciati
più fuori posto di un paio di mocassini di vernice a un concerto degli Slayer.
Poi certo, a dire che i tempi cambiano e le cose non sono più quelle di una volta, è difficile che ti diano un Nobel (a parte Bob Dylan, naturalmente, ma a lui tutto è concesso. Poi forse in inglese suona meglio: The Times They Are a-Changin’, vuoi mettere?).
Insomma signori, quello che voglio dire è: occhio ai luoghi comuni. La realtà cambia a una velocità impressionante. Molte delle cose che abbiamo faticosamente imparato non sono più vere. Occorre restar vigili, e aggiornare continuamente i propri pregiudizi.
Ad esempio:
- Non è vero che a tagliarsi i capelli nelle notti di luna piena ricrescono più forti. È solo che, rispetto alle notti di novilunio, si rischia meno di farsi male con le forbici.
- Non è vero che è una buona idea andare sempre in giro con un gettone in tasca. Solo se andate a un convegno di numismatica.
- Non è vero che una sigaretta dopo mangiato fa digerire. Solo se fumate Citrosodina.
- Non è vero che una rondine non fa primavera. Se è metà maggio, la fa eccome.
- Non è vero che il vino fa buon sangue. Spesso fa perdere punti sulla patente. Il sangue ve lo tira fuori dopo vostro padre, a mazzate.
- Non è vero che gli adolescenti che passano la notte a smanettare sul computer e non escono con gli amici diventano poveri e sfigati. Chiedere a Mark Zuckenberg, Steve Jobs, Bill Gates, Larry Pages e Elon Musk per referenze.
- Non è vero che chi fa da sè fa per tre. Si fa solo un mazzo così.
E via di questo passo. L’elenco potrebbe essere paurosamente lungo.
Ma oggi non vorrei spaziare troppo. Vorrei concentrarmi sulle ultimissime novità.
Mi limiterò quindi agli ultimi uno-due anni – anni di sorprendenti progressi e sconcertanti rivelazioni.
Negli ultimi due anni, infatti, abbiamo improvvisamente scoperto che:
- Non è vero che un senato elettivo è un’espressione di democrazia.
- Non è vero che l’olio di palma fa bene.
Sorpresi, vero? Beh, lo siamo tutti. Eppure questo dice il progresso. C’è poco da blaterare.
PUNTO 1: IL SENATO
Che un Senato elettivo fosse la causa di tutti i mali d’Italia, per esempio, prima di un paio anni fa non era venuto in mente a nessuno. Provate a spulciare le registrazioni di show televisivi, vecchi editoriali di quotidiani o programmi elettorali vintage. Più facile che troviate il Sacro Graal, o l’Arca Perduta.
E invece, la novità è proprio questa. L’immobilismo del paese, la corruzione della classe politica, la palude della burocrazia, l’economia stagnante, la fuga dei cervelli, gli sciami sismici, tutti quei rigori sbagliati ai Mondiali sono colpa del Senato. Che da oggi dovremmo in coscienza ribattezzare: dis-Sennato.
Potevamo arrivarci anche da soli, porcoggiuda. Bastava riflettere. Tutti quei personaggi che prima di far passare una qualsiasi legge ci pensano su, la discutono, ci litigano, e poi magari addirittura la bocciano. Per forza tutto rallenta. Pensate se funzionassero così le previsioni del tempo, il gioco dei pacchi, o “Occhei il prezzo è giusto”: ci sarebbe da morir di noia. Li farebbero sparire dal palinsesto in un batter d’occhio, senza rimpianti, e non li vedremmo mai più.
E poi, tornando al Senato, anche tutta quella trafila di prendere la seconda scheda, aprirla, ripensare da capo dove mettere la “X”, poi ripiegarla per benino (che è sempre un’impresa) senza sbavarla di rossetto, mascara, gel, o qualsiasi sostanza organica contenente DNA. Che lungaggine. Una scheda sola basta e avanza.
I senatori smetteremo di votarli, e così sia. Ce li terremo immuni, autoimmuni, e automuniti. Con autista.
Questo è il progresso, lunga vita alla semplicità.
(Non sarà elegante autocitarsi, ma purtroppo devo farlo. Perché come diceva Pif nel famoso spot della Tim, vogliamo la libertà di non dover scegliere.)
PUNTO 2: L’OLIO DI PALMA
Anche qui, il discorso è analogo. Fino a pochissimo tempo fa, nessuno di noi si rendeva conto di quanto fosse dannoso il maledetto oliaccio.
(Per la verità, non era neanche così universamente noto che esistesse.
Io per esempio ero convinto che le palme facessero le noci di cocco, i datteri e, eventualmente, ombra. Dell’olio non avevo idea.)
Oggi invece scopriamo non solo che esiste, ma che c’è sempre stato, che era dappertutto, che fa malissimo, e che essendo così tossico è di certo responsabile di almeno metà dei nostri acciacchi. Ma adesso per fortuna qualcuno lo ha scoperto, è stato bandito a tempo di record da qualsiasi prodotto esistente, e fortunatamente non c’è più. Fffiu.
Un’efficienza così, la razza umana, se la applicasse a qualsiasi altro problema globale (fame, inquinamento, malattie, guerre, risorse idriche, energia, ecc.) ci troveremmo a vivere nell’Eden prima delle prossime Olimpiadi. Chissà.
(Tra parentesi: ma un Nobel al signore che ha scoperto le virtù nefaste del maledetto oliaccio no? Lui magari andrebbe persino a Stoccolma a ritirarlo, ringraziando del pensiero. Mica come qualcun altro.)
Concludendo, quindi, la pillolina di saggezza di oggi è:
SIATE FLESSIBILI.
Non aggrappatevi alle vecchie certezze.
Lasciate la vostra mente vagare.
Esplorate nuove possibilità.
Ora che l’olio di palma non è più sulla vostra tavola, i coltivatori del terzo mondo sono finalmente liberi di poterlo coltivare esclusivamente ad uso delle multinazionali automobilistiche, che ne hanno un disperato bisogno per la produzione di biocarburanti.
E ora che l’equilibrio tra le due camere verrà trionfalmente superato, finalmente anche le minoranze (elette, non elette, sorteggiate, cosa vuoi che importi) potranno finalmente dire la loro, imporsi sulla maggioranza, e governare tutti quanti in modo dinamico, social, moderno, e creativo.
Anche se in tutta questa idilliaca visione di superamento della democrazia e del colesterolo, per la verità, resta ancora una zona d’ombra: Bob Dylan.
Bob, se questo premio lo vuoi, vallo a prendere e ringrazia. Se non lo vuoi, dillo chiaramente, così lo diamo a qualcun altro che sarà felicissimo di riceverlo. Basta che ti decidi.
O preferisci che decidiamo noi, magari (faccio per dire), con un referendum?
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