L’ho vista ieri sera alla TV.
Da allora il mellifluo elettrodomestico è spento, e non so esattamente quando riuscirò a riaccenderlo.
In effetti, non so se sia più giusto gioire o strapparsi i capelli.
(Opzioni entrambe difficili. Mi girano le balle, e sono calvo.)
Quello che è certo, è che a questo punto dovrei immediatamente chiudere la mia rubrica CaroSello (quella dedicata alle pubblicità imbecilli, che si trova qui), e occuparmi di altre cose.
Oramai non ha più senso cercare: il Graal è stato trovato. Siamo atterrati su Marte. Moby Dick ha tirato le cuoia. Batman si è tolto la maschera.
La Madre di Tutte le Idiozie ha finalmente partorito sè stessa.
A noi non resta che inginocchiarci e rendere grazie.
E’ inutile insistere: di fronte all’Assoluto, si perde qualsiasi motivazione.
Immaginate infatti di essere il bulletto della scuola che si diverte a spaventare i compagni con finte mosse giapponesi e goffi calci tirati alle mosche. Sentite tap tap sulla spalla, vi girate, e c’è Bruce Lee che vi fissa negli occhi.
Continuereste a fare i gradassi?
Oppure siete alla terza lezione di piano, e ai pranzi di famiglia godete a sfondare le gonadi a parenti e amici strimpellando sempre e solo le prime note di “Tanti auguri a te”.
Un giorno qualcuno vi ruba il posto alla tastiera, dice “Posso?” e vi spara in sequenza tutti i notturni di Chopin, il terzo concerto di Rachmaninof, e Honky Tonk Train Blues di Keith Emerson (pace all’anima sua).
Potreste replicare?
Oppure magari siete la bonotta del paese, con i jeans stracciati (ma per davvero, non da uno stilista), la pelle come la superficie della Luna e i fianchi leggermente Omino Michelin.
Siete lì al bar che ve la tirate, ed entra Catherine Zeta-Jones vestita da Armani a comprare le sigarette.
Non capireste che è ora di tornare a casa?
Ecco, è esattamente quello che è successo, ieri sera, a me: indefesso ricercatore delle più depravate espressioni della professione più antica del mondo. (…la pubblicità, certo. Cosa pensavate, sporcaccioni?)
Mi cade l’occhio su uno spot, e capisco. Capisco che dopo una puttanatona di queste dimensioni, parlare di pubblicità imbecilli non avrà mai più lo stesso gusto.
Ma basta preamboli: se ve la siete persa, eccola qui. Il “Malleus Maleficarum” della promozione ottenebrante, la “Summa Theologiae” del marketing nazionalpopolare, il “Dies Irae” della televendita.
La pubblicità della TIM con Pif.
Non c’è da restare basiti?
Certo, i primi venti secondi scivolano via tutto sommato insignificanti e tranquilli. La solita aerofrittura mediasettica.
Ma è la frase finale che colpisce come una cattedrale gotica in mezzo alla fronte (se non l’avete mai sperimentato, non fatelo. Colpisce davvero forte). Più che una frase, tout-court, la cagata del secolo:
…finalmente la tecnologia “ci dà la libertà di NON dover scegliere. Non è fantastico?”.
Pif, maremma maiala. Ma che cacchio dici?
Al sentir pronunciare questa bestialità, pare che i resti mortali di George Orwell, Aldous Huxley, Mao Tse-tung e naturalmente Iosif Vissarionovič Džugašvili Stalin abbiano improvvisamente preso a roteare nelle rispettive tombe come turbine impazzite, nell’ansia di reclamare i (seppur postumi) diritti d’autore.
La libertà di NON dover scegliere?
Santoddio, è allucinante. Viene in mente l’immortale commento di Daniele Luttazzi al manifesto elettorale “Lega Nord: Il federalismo che unisce”:
(“Bollito misto con mostarda”, live)
La libertà di NON dover scegliere?
Fosse venuto in mente ai vertici della Stasi, se lo sarebbero fatto cucire sulle uniformi.
Fosse venuto in mente a Pol Pot, lo avrebbe tatuato sulle chiappe di tutti i cambogiani.
Fosse venuto in mente a Kafka, ci avrebbe fatto una pièce di successo.
Fosse venuto in mente a Woody Allen, ci avrebbe fatto una gag antologica.
Fosse venuto in mente a Fedez, ci avrebbe fatto il tormentone del 2016.
Ma sempre, per ridere.
La libertà di NON dover scegliere?
Spiace che il malcapitato cui è toccato prestare la faccia a questa stronzata epocale sia Pif, uno che tutto sommato nel panorama televisivo contemporaneo non rappresenta il peggio del peggio. Anzi, uno che ha fatto anche cose pregevoli, tra cui diversi lavori contro la mafia e un indimenticabile speciale su Bianca Balti che ricordo con commozione.
Uno che però poi, un bel giorno, di fronte alla grana evidentemente ha perso anche lui la trebisonda, ha chiuso il cervello in un cassetto e si è lasciato mettere in bocca una coglionata come “La libertà di non dover scegliere”.
Un sacco di tempo fa un certo Johann Wolfgang von Goethe (se il mio quadernetto delle citazioni non mi inganna) disse qualcosa come “Nessuno può essere schiavizzato in modo più desolante di colui che crede falsamente di essere libero”.
Grazie a Pif e alla TIM, due secoli dopo registriamo un notevole progresso: ora non c’è più bisogno di farsi ingannare, per non essere liberi.
Basta abbonarsi.
La tv l’ho buttata 20 anni fa….e dopo questo tuo post, sarei tentata di buttare anche la radio…prima che passi la pubblicità in questione…. 😉
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Mi spiace averti aperto questa finestra sull’abisso. Occhio agli sPIFferi…
In ogni caso non sottovalutare la potenza di questo mezzo: in caso di occlusione intestinale, una pubblicità del genere ti sblocca che è una bellezza! 🙂
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Se la sente Renzi, la usa come motto per il partito al posto di “stai sereno”
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Effettivamente il rischio c’è. Anche se credo che l’idea di venire dopo Pif gli procurerebbe un’orticaria tremenda.
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😀
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Penso sia la prima volta che commento qua, Niarb.
Ma non è la prima volta che si produce un effetto hivemind tra le nostre capocce e scrivi cose che penso anche io.
Telecom Italia è diventata TIM, Trolling Immorale Mediatico
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Sei il benvenuto, Theodore. Non avevo idea dell’effetto hivemind, ma immagino esistano delle pomate apposta. 😉
Troll Immorale Mediatico mi piace molto. Ma anche Tromboni Incredibilmente Minchioni, Teste Inesorabilmente Marce, e The Imbecility Machine.
Torna da queste parti Theodore, che più capocce siamo più ci divertiamo. Hasta luego!
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Tu sopravvaluti la libertà di scelta, Niarb. Non sarebbe piacevole, intontiti durante un bunga-bunga a casa di Silvio, se qualcuno scegliesse l’olgettina per te, risparmiandoti la fatica di dover declinare tutte le altre? E, quando eravamo ebbri in quel di Iola, se qualcuno ti avesse proposto la successiva qualità di birra, scelta per colore, e gradazione, non sarebbe stato ugualmente bello, invece di stappare la dodicesima Bavaria low-cost? Il punto è questo, amico mio: da intontiti, o da ebbri, è sempre più comodo lasciar scegliere agli altri. Ma il nocciolo della questione è: dobbiamo sempre farci ubriacare?
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Evidentemente ci piace. Come popolo, siamo intontiti da un pezzo, a occhio e croce direi dal Risorgimento in poi.
“Fatta l’Italia, disfatti gli italiani”. Bella frase, ci terrei divenisse un classico. :-O
Piuttosto, mio caro, non ho mica capito bene quella cosa degli altri che scelgono l’olgettina per me. Non mi è mai capitato, non saprei dire. In quanto amico, ti chiederei la cortesia di provvedere. Grazie in anticipo… 😉
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Caro cervellone all’incontrario, come non darti ragione. Lasciando perdere l’ebbrezza da testimonial che ha colpito anche PIF, ragioniamo sulla illogicità dell’espressione “liberi di non scegliere”.
Giustamente tu hai ripetutamente citato “1984” di Orwell (che dovrebbero leggere obbligatoriamente a scuola).
GUERRA è PACE, dicevano nella “magnifica” Oceania, dove Winston Smith si dedicava alla manipolazione dei media e a sua volta era ipercontrollato. Nemmeno l’amore per Julia l’ha salvato. Un libro gelido che però FA PENSARE.
IL PROBLEMA E’ CHE DEVI LEGGERLO, ovvero fare un pochino di fatica.
Nessuno vuole fare più fatica, nemmeno di scegliere.
Quindi ode a TIM che ci toglie anche quell’ultima tediosa fatica.
TIM e gli altri come TIM che svendono smartphone per instupidire cittadini sempre meno cittadini e sempre più propensi a essere sudditi. Del Grande Fratello non ancora, ma possiamo arrivarci.
Che dire dell’acqua che elimina l’acqua???
I pubblicitari vanno avanti a slogan che colpiscono il cervello medio, indifferenti al contenuto, ma solo all’effetto (VENDERE).
Ho parlato con un pubblicitario, era un pezzo grosso ai tempi di Berlusconi. Adesso è un pensionato. Dice che loro non creano danni, semplicemente eseguono quanto richiesto. Billy Hicks non sarebbe d’accordo (Se qualcuno lavora nella pubblicita o nel marketing, uccidetevi!)
PIANTATELA DI METTERE IL SEGNO DEL DOLLARO (O EURO) SU OGNI SINGOLA COSA DI QUESTO PIANETA.
Pasolini nel 1974 scrisse un articolo sul Corriere della Sera che spiegava come il Consumismo abbia fregato anche la Chiesa, coem uno slogan dimostrasse questo. Chiesa a Fascismo erano poliziotto buono e poliziotto cattivo. Consumismo è l’unico poliziotto che ha distrutto anche l’autorevolezza della Chiesa (scusate ma tutte le lamentazioni sui cattivi e bastardi tipo i terroristi dell’IS che lamenta il papa sono serviti a qualcosa?)
http://www.corriere.it/la-lettura/pier-paolo-pasolini/notizie/pasolini-il-folle-slogan-dei-jeans-jesus-17-maggio-1973-032c55d2-71b9-11e5-b015-f1d3b8f071aa.shtml
Sciogliere i cervelli per vendere puttanate è un buon business…
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Meravigliosa Dani, bentornata! Il pezzo di Bill Hicks è fantastico, non lo conoscevo!
Sul tema c’è un passaggio che mi piace molto (meno violento, ma bello preciso) di un libro di Sabina Guzzanti, “Il diario di Sabna Guzz”:
Quando ci sarà merda dappertutto forse cominceranno a pubblicizzare il suolo calpestabile. Il piacere di poggiare il piede sul terreno solido. Piedi felici che saltano, che accarezzano la terra.”
Sempre nello stesso libro, ad un certo punto, invece, racconta di un incontro con Berlusconi:
Al che se ne esce con la cosa che mi atterrisce più di tutte. Dice: – Io faccio una Tv commerciale, vivo con la pubblicità -. E fin qui tutto bene. Poi continua però sviluppando il ragionamento alle estreme conseguenze e lanciando un tema che solo dieci anni dopo comincerà a essere chiaro a un pubblico più vasto.
Lui dice: – Vivo di pubblicità, quindi devo fare programmi per quelli che comprano i detersivi. Chi guarda questa roba, i detersivi non li compra.
C’è un bello scatto in più rispetto allo sviluppo più ovvio: vivo con la pubblicità, se il programma è poco visto gli inserzionisti non mi comprano gli spazi. C’è qualcosa di orrendo in quello che ha detto e non riesco li per li a decifrarlo. Sento solo un senso di enorme oppressione.”
Sabina sente l’oppressione, Bill fornisce la soluzione.
E Pif sorride, beota.
TIMeo Danaos…
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Mitico!
Pensavo di essere l’unica rimasta basita davanti a questa frase, mi sono quasi sentita la solita esagerata rompic******* che si lamenta, al solito, della stupidità umana: fa piacere vedere che al mondo qualcuno ancora ragiona.
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No no, Silmarien, c’è un equivoco. Io non ragiono affatto. E’ che sono proprio un esagerato rompic******* che si lamenta della stupidità umana! Con diploma e tutto.
🙂
Grazie del commento! Torna a trovarci: se non ti danno fastidio gli esagerati rompic*******, naturalmente…
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Ma no Niarb, bisogna vederci un buon segno.
E cioè che ogni misura ormai tracima, deborda, dilaga e trabocca.
Quindi, la catarsi é imminente, sebbene non sarà priva di pena e di tormenti.
Man mano, passato lo scroscio pulitore e purificatore ci rivedremo per come siamo stati e rideremo, contemporaneamente attoniti, di tutta quanta questa idiozia.
E diremo: Ah, non manna era quella, ma solo merda!
E dire che già solo una svelta annusata doveva bastare ad interpretare l’aspetto della sudicia materia.
Un saluto, Marco Sclarandis
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Dici che ci rivedremo per riderne? Ti tengo un posto sull’iceberg. C’è ancora un’era glaciale da far passare…
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Oggi mi sento felice.
Nel secolo scorso la nostra ultima televisione si é spenta e d’anno in anno aspettiamo la nuova generazione per rimpiazzarla.
La radio ha reso l’anima qualche tempo dopo e l’abbiamo tenuta come soprammobile.
Leggiamo i giornali dal dentista oppure nella sala d’attesa del medico, ma con molta parsimonia.
Il mio portabile é un Nokia, ancora senza foto, pero’ é caduto tante volte che oramai quando cade, si rimette insieme da solo e se lo dimentico sul tavolo del ristorante, il giorno dopo o’ é ancora li oppure in pattumiera.
Cio’ malgrado, non abbiamo mai perso una riunione di lavoro, una cena trà amici o’ un viaggio interessante.
Devo ammettere che ci vuole un gran coraggio per vivere con un televisore, una radio ed un telefonino intergalattico che messi insieme, costano come un elicottero da combattimento.
Io questo coraggio non ce l’ho, pero’, quando mi raccontano quello che devono sopportare gli utilizzatori di tutte queste meraviglie tecnologiche non possi esimermi dal sospettare che al coraggio si associ una punta di masochismo.
Buona giornata, grande Niarb
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Certo che è masochismo. Ma senza un dispiego di tecnologia del genere poi ci toccherebbe ricominciare a lamentarsi del tempo, dei giovani ingrati, del cane dei vicini, e del riscaldamento globale. Così invece possiamo tormentarci con gli amori di Belen, le ingiustizie del giudice sportivo, le vomitevoli gare tra cuochi, e naturalmente le pubblicità per cerebrolesi.
Di qualcosa bisogna pur lagnarsi. Anche del brodo grasso, diceva mio nonno (un uomo fortunato. Non ha mai dovuto assistere alle polemiche tra onnivori e vegani). Il Principio di Conservazione della Quantità di Gnola e il Secondo Principio della Scontentodinamica non ammettono eccezioni.
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Hai ragione, ma noi siamo gente semplice, per lamentarci basta un’unghia incarnata o’ un furuncolo nell’orecchio.
Cosa sono i vegani?
Buona giornata
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Non scherzerei sui foruncoli nell’orecchio. Mi è successo, è stato orribile.
I vegani sono gli abitanti di Vega, una stella particolarmente luminosa che si trova esattamente a 25 anni luce da casa mia (dalla Svezia non so, immagino vadano aggiunti circa 1.500 chilometri).
Essendo casa loro una stella caldissima e ribollente, molti Vegani fuggono attraverso lo spazio e vengono a rifugiarsi qui sulla Terra, nascondendosi abilmente tra i locali.
I Vegani hanno in uggia le braciole, il pollo arrosto, il pecorino e (anche se è meno noto) le omelette e la bottarga.
E non ci vedo nulla di strano: potrei vivere in una vasca di tagliatelle al ragù, ma la bottarga disgusta anche me.
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