La monoposto rossa imboccò rombando la corsia dei box.Tecnici e meccanici mollarono in fretta i bicchieri di lambrusco e i panini alla mortadella, e corsero fuori ad accogliere il pilota.
Il tedesco spense il motore, si tolse il casco e sfilò fuori dalla vettura. La tensione era palpabile: la squadra non vinceva più un campionato da tempo immemorabile, e tutte le speranze erano ormai riposte nel nuovo arrivato, il crucco fuoriclasse.
Eppure, i primi giri di pista si erano rivelati molto inferiori alle aspettative, e gli uomini del muretto attendevano ora con ansia da scolaretti il suo verdetto.
“Allora?” disse il francese, capo degli uomini dei box.
“Pella macchina,” rispose il pilota “daffero pella macchina. Motore molto potente, zì. Telaio wunderbar, zozpenzioni di molto puone”.
La tensione si allentò di colpo. Apparvero i primi sorrisi.
“Ma allora perché i tempi sono così alti?” disse il francese, che non aveva ancora sorriso.
“Beh, qvalche problema c’è, zì. Per ezempio, qvando io in pista, mi piace zapere a qvale felocità io vado.”
“…?” dissero i tecnici.
“Dietro a folante forrei afere indicatore di chilometri all’ora”.
“Un tachimetro! Vuole un tachimetro!” gridò un meccanico.
“Beh, si può fare.” disse un altro. “Ma cosa c’è che non va nel barometro che abbiamo installato?”
“E’ un barometro molto preciso.” disse un terzo meccanico.
“Zì, parometro molto pello per dezidere ze andare al mare o andare in pizina, ma io non serfe durante gara. Serfe tachimetro.”.
“Oh.” dissero i meccanici.
“E anche a me piazerebbe indicatore di giri di motore,” disse il pilota, “così io capisce meglio qvando campiare marcia. Voi non messo indicatore di giri di motore, voi messo orologio.”
“E’ un orologio straordinario, precisissimo.” disse il francese “Lo ha fatto apposta per noi una grande azienda svizzera. E’ costato un mucchio di soldi.”
“Zì, e qvello io penzo stare pene su muro di mia casa, cozì non perdo più puntate di soap opera. In macchina, però, serfe a niente. Meglio contagiri.”
I tecnici si scambiarono delle occhiate dubbiose. Il silenzio durò qualche istante, e poi fu ancora il tedesco a parlare:
“Cià che ci siamo, voi bitte togliete anke altimetro da cruscotto, e mettete indicatore di penzina, zì?”
Il capo ingegnere, con voce quasi rotta dal pianto, disse:
“Anche l’altimetro? Ma è un capolavoro tecnologico. E’ collegato in tempo reale con quattro satelliti della NASA che…”
“Zì, pellissimo indicatore,” lo interruppe il pilota, “però quando io deve vincere gara io defo sapere se ho penzina nel serbatoio, non se rischio collizione con gabbiani.”
Il francese tacque per qualche istante, e poi chiese:
“Senti, ma se noi ti modifichiamo il quadro indicatori come ci hai chiesto, poi tu le vinci le gare?”.
“Qvesto io non zo,” disse il tedesco. “Di certo, non le pozzo vincere con macchina puona ma strumenti di Scheiße” [“pupù”, N.d.T.].
Detto questo, sparì nelle docce. I tecnici fecero le modifiche richieste, e il tedesco vinse cinque campionati del mondo di fila.
Tempo dopo, quando, ormai ricco e famoso, si ritirò dalle gare, venne invitato da un gruppo di uomini molto influenti a trascorrere una settimana con loro sulle alpi svizzere.
“Pello,” disse l’ex-pilota, “io ama skiare”.
“Veramente,” disse uno dei suoi ospiti “qui a Davos non si viene per sciare. Si viene per decidere i destini del mondo”.
“Krauti!” esclamò il tedesco, “Nientepopòdimenen. Ma foi chi siete?”
“Politici, regnanti, industriali, banchieri, intellettuali, leader religiosi,” disse un altro, “Gente così. Abbiamo pure un paio di attori e una rockstar”.
“E perché foi fuole pilota?”
“Beh, è buffo,” disse il primo uomo. “Il fatto è che abbiamo un problema. Un problema in qualche modo simile a quello che hai dovuto affrontare tu con la tua squadra, cinque anni fa. E allora abbiamo pensato che, forse, avresti potuto darci una mano.”
“Un punto di vista fresco, senza preconcetti,” disse il secondo uomo. “Forse tu, che non sai niente delle nostre cose ma hai una mente analitica e sei di natura un vincente, sarai in grado di cogliere al volo quello che noi probabilmente abbiamo sotto il naso, ma che continua a sfuggirci.”
“Ora foi fatto me curioso,” disse il tedesco. “Fi ascolto”.
Le mirabolanti avventure dell’ex-pilota di Formula 1 a Davos terminano nel prossimo articolo.
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