Dalla prima lettera di San Fulminato agli Ansiolitici, un brano di scottante attualità che illustra con allarmante chiarezza un tratto inquietante della specie umana: l’egognanzìa (da Wikisedia: egoismo mischiato ad ignoranza e spruzzato di miopia), antico termine con cui si designavano le più disarmanti forme di stupidità umana.
Gli egognantiopi sono incapaci di immaginare il futuro, incapaci di venire incontro alle pur misere necessità dei più sfortunati, incapaci di ragionare in ottica di bene comune. In breve, sono incapaci di evolvere. E questo soltanto a causa della sciocca paura di poter in qualche modo perdere i propri privilegi.
Questa parabola del santo nato a Matti nel 666 a.F. illustra con parole semplici il perché di tanti eventi storici tristi e vergognosi: dall’inquinamento dei mari allo smantellamento dell’Amazzonia, al fiasco di Kyoto, alla pagliacciata di Rio +20, a cent’anni di mafia, a cinquanta di partitocrazia rubamazzo. Il tutto partendo da un cortilino condominiale non asfaltato.
Un messaggio oggi più che mai santo e attuale.
Meditate, genti, meditate.
In quel tempo, Egli lasciò la casa del Padre e prese dimora in un piccolo condominio fuori porta.
In quel luogo benedetto Egli provava grande letizia, poiché pochi erano i figli degli uomini che vi abitavano, e il Signore di tutti i Catasti aveva posto un minuscolo appezzamento di terra proprio accanto ad esso, sì che il parcheggio fosse agevole, così come piace ai Giusti.
In verità, il piccolo pezzo di terra era usato anche da altri uomini e donne, che vi avevano le dimore disposte tutto intorno, ma grande era l’armonia e la letizia tra queste genti. Ciascuno parcheggiava secondo il proprio gusto e il cammino era libero, e dal tombino in mezzo al cortilino zampillava latte e miele.
Venne un giorno un Messo del Comune, ed egli radunò le genti del cortilino, e annunciò loro “Genti del cortilino, capisco la vostra letizia, ma il vostro cortilino è pavimentato con ghiaia, e ogni volta che spostate i vostri carri tanti sono i sassi che finiscono sulla strada maestra, e questo è fonte di grande turbamento per il resto del popolo. Provvedete dunque, poiché grande è l’ira del Comune.”
Quando il messo fu partito, Egli radunò le genti del cortilino nel Sinedrio di Condominio e disse loro: “Fratelli, provvediamo dunque a pavimentare il nostro cortilino, poiché i nostri sassi e la nostra ghiaia non suscitino più l’ira delle genti”. Ed essi lo incaricarono di farsi fare un preventivo, ed Egli se ne fece fare non uno ma tre, poiché grande era la Sua saggezza.
E una sera radunò ancora a sè il Sinedrio di Condominio e disse loro: “Fratelli, ascoltate dunque le mie parole. Pii operai possono invero pavimentare il nostro cortilino, e grande sarà la vostra letizia quando saprete che il costo pro capite è invero molto basso, all’incirca cento denari per ciascuno di noi. Donate quindi i vosti denari, affinché si compia l’opera e non si incorra nell’ira delle genti”.
“Cento a testa o cento ad appartamento?” chiese allora un uomo empio.
“Cento a famiglia,” disse Egli, radiando santità.
“Questo è ingiusto,” disse allora l’uomo empio, “io sono vedovo e la coppia che vive sopra di me ha ben tre figli. Essi dovrebbero pagare ben più di un uomo solo”.
“Ma i miei figli non hanno carro,” disse il padre “tu invece hai un carro puteolente e una roulotte rugginosa che non usi dai tempi del diluvio”.
“E io allora?” intervenne una vecchia peccatrice. “Io nemmeno ho il carro”.
“Tu no,” disse una donna, “ma i tuoi nipoti sì. Ed essi vengono tutti i giorni e hanno alti SUV. E grande è il parcheggio che essi occupano, e tanta è la ghiaia che spostano”.
“Noi invece siamo giovani discepoli e non abbiamo né carro ne SUV” dissero alcuni figli degli uomini, al che altri risposero “Sì però avete le moto e grande è lo scompiglio che provocate, e una sola delle vostre sgommate conta come come cento dei miei parcheggi con la Panda”.
“Zitto tu, vecchio,” risposero essi “che noi siamo in sei in due stanze e tu quattro ne hai, per te ed i tuoi gatti”.
“In sei con contratto o in nero?” chiese beffardo il vecchio, che lunga la sapeva.
“Con contratti e senza gatti,” dissero essi “dannate siano quelle bestie immonderrime che cacano come legionari ubriachi e indi raspano e sparano sassi tutto intorno come cavallette nella tempesta”.
“Io non ho carro né nipoti,” disse allora un’altra vecchia “eppercioccui non avrete i miei sesterzi”.
“Tu non avrai carro e nipoti,” dissero “ma la di te badante giunge tutti i giorni ed ecco, essa parcheggia come un cammello cieco, occupando tre posti almeno”.
Così essi parlavano, e il caos era grande. Babilonia, al confronto, pareva una partita a domino tra uomini muti.
Egli allora volse gli occhi al cielo, e disse “Padre, o li perdoni tu o li carico di mazzate io”, e lasciò il Sinedrio.
Passarono alcune lune, e un giorno verso il crepuscolo tornò l’angelo del Comune, con la casacca fiammeggiante e lo sguardo irato. E disse loro: “Genti del cortilino, qui si favella e non si combina nulla. Al prossimo novilunio tornerò, in compagnia dei centurioni, e se per allora non avrete pavimentato il cortilino, esso, in verità vi dico, vi verrà requisito”.
Ed essi ancora sedettero in Sinedrio, ed Egli disse: “Genti, maledetto sia il Maligno, cerchiamo di trovare un accordo, acciocché l’angelo del Comune non torni con i centurioni ed ecco, essi ci privino della terra”.
“Io pagherei i miei cento denari,” disse un uomo, ma io parcheggio vicino alla strada, ed ecco, è giusto che io paghi meno di quello che abita in fondo, che usa il cortilino molto più di me”.
“Ma sono venti metri!” disse Egli, che cominciava a perdere la letizia.
“Venti metri di uso del cortile, contro i miei due-tre metri al massimo. Indi, pagherò meno denari”.
“Userai meno il cortile,” disse allora una donna, “ma sei vecchio e zoppo e strascichi i piedi. Io invece ho i tacchi a spillo e non smuovo i sassi, e per cui non pagherò”.
“Sì ma nella tua dimora è tutto un viavai di militari, falsi profeti e pubblicani,” dissero altri, “muovi in verità più sporco tu che una piena del Nilo”.
“La vostra è invidia” disse essa.
“Io quasi quasi scaglio la prima pietra” disse allora un uomo.
“Bravo”, dissero altri, “così anch’essa finirà sulla strada, e provocherà ancor di più l’ira del Comune”.
“A proposito di ira” disse un vecchino “chi di voi rende immondo il di me davanzale, sbattendo tovaglie e lanciando cicche? In verità vi dico, sarà costui che dovrà pagare più degli altri fratelli”.
Un uomo grasso con una sigaretta in bocca disse allora “Patriarca, ogni volta che innaffi i tuoi gerani tanta è la terra che sbrodoli sul mio bianco coupé. E invero io ti maledico e non vi pago”.
“EMPIE GENTI!” tuonò allora Egli, mandando lampi dagli occhi. “Volete dunque perseverare nel vostro futile bisticcio? Non comprendete che se non ci mettiamo d’accordo il Messo arriverà, e ci priverà della nostra terra?”
“Pagare, io pago.” disse uno della folla “Se quella la smette di ricevere visite”.
“E io se il vecchio impara a camminare come Dio comanda” disse un altro.
“E io se quello smette di innaffiare.”
“E io se quello smette di fumare.”
“E io se quei drogati dànno via le moto e si prendono delle biciclette”
“E io se i nipoti della vecchia cominciano a stare a casa loro.”
“E io se l’immigrata impara a parcheggiare.”
“E io se io avrò diritto a un parcheggio riservato, nel caso un giorno mi punga vaghezza di comprarmi un carro”
Egli, pur calmo e santo e pio, a queste parole si inquietò profondamente, e si erse in mezzo al Sinedrio, e proferì con voce tonante la sua terribile maledizione:
La vostra lingua si biforcherà
e la decima parte del vostro bestiame perirà
e la decima parte dei vostri raccolti avvizzirà
e le altre nove verranno divorate dalle cavallette
e i vostri figli resteranno per mille anni incastrati in un ingorgo in tangenziale
e le vostre figlie partoriranno figli con il volto del lattaio
e tanta sarà la sabbia nel carburatore della vostra biga.
E la vostra lingua si fenderà
e si incollerà al palato
e poi voglio vedervi a spettegolare
e schiamazzar di notte
e a bere tequila
con tutto quel sale sul bordo del bicchiere”.
Questa fu la Sua maledizione, e il Sinedrio allora si sciolse, e nessuna opera venne messa in essere da quella congrega di uomini irati.
E così, come il Profeta aveva previsto, venne l’Angelo del Comune, e affisse il suo annuncio sulle porte delle case, e l’annuncio diceva “Empi peccatori, ci avete rotto con la vostra ghiaia sulla strada pubblica, adesso vi espropriamo il vostro dannato cortilino, lo asfaltiamo, ci dipingiamo delle belle righe blu e dopo per parcheggiare vi toccherà pagare come tutti gli altri abitanti di questo miserabile quartiere”.
Ed essi allora capirono la portata del loro errore, e convocarono ancora il Sinedrio, e questa volta in grande armonia decisero di incaricare un avvocato per fermare le tristi trame del Comune e dei suoi messi. Ma il tempo era giunto, e il Comune fece quello che aveva detto, e quegli stolti dovettero oltretutto pagare l’avvocato, e questo gli costò ben più dei cento denari a testa che non avevano voluto sborsare prima. E i loro parcheggi divennero pubblici, e il loro cortilino divenne demaniale, e il Sinedrio venne sciolto per sempre.
Ed Egli, mentre raccontava queste cose al Padre, provava grande tristezza, e il Padre disse a lui: “Figlio, io te lo avevo detto. Il condominio ideale è quello in cui il numero degli occupanti del Sinedrio è dispari, e minore di due. Attendi ora che venga il giorno in cui dovrete rifare il tetto, o l’impianto fognario. Grandi saranno allora le risate e lo stridor di denti.”
Ed Egli allora abbracciò il Padre, e andò a vivere in campagna.
Egognanzia, eccellente neologismo, e sapevo che solo un civilista poteva espellerlo dal proprio cervello. Immagino che anche nominarli questi malati di egognanzia possa ferirti l’animo e gli occhi.
Tra di loro ci sono gli evoluti, i prepotenti egognanzianti, quelli che sei con loro o sei contro di lorro e se sei contro di loro l’unica cosa che desideri, fortemente, è proprio quello della tua conclusione: una casa singola, lontana da tutto e poco abitata. Io ci andrei in due più ics di animaletti. Energia dall’acqua, bosco, frutteto, pollaio e laboratorio di torte al cioccolato. La legge del baratto ripristinata nonostante i difetti, dalla voglia di non vedere e nemmeno semtire un egognanziante respirare. E, lo dico con grande dolore, la maggior parte di questi egognanzianti è di genere femminile che forse pensa di riprendersi un passato di maltrattamenti facendo pagare a tutti una inutile e futile aggressività e supponenza.
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Uh, guarda, con questa storia dei neologismi devo andarci con le ciabatte di piombo. Già credevo di aver inventato “Egonomia” (una delle mie rubriche), poi è bastata una googlata simplex per accorgermi di aver pestato una biomassa.
Casomai ci fosse Umberto Eco in linea, o il devoto Oli, potreste mica darmi conferma dell’effettiva originalità del termine, professori? No perché nel caso tra Afterfindus e Blogdrome si pensava di metter su una correntina filosofica, così, alla veloce. Casomai anche questo weekend faccia brutto…
Daniela: ti confermo l’avvenuto trasferimento in zona bucolica, con tanto di scoiattoli, cerbiatti, cinghiali e istrici grossi come dromedari appostati tutto intorno alla magione. E, sul tetto, fotovoltaico a go-go.
Piuttosto, potresti approfondire la faccenda del gentil sesso egognomiope? La faccenda mi intriga parecchio.
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Da sempre (dunque circa 78 anni) faccio una enorme fatica ad avere amiche (ovvero di genere femminile). Faccio anche fatica ad andare d’accordo con madre e sorella (mio padre purtroppo non l’ho più da oltre 10 anni). Devo sempre essere io a capire e andare loro incontro, con le ciabatte di piombo di Niarb, per non scatenare permalosie e invidie e rotture di palle in generale.
Invece riesco a mantenere amicizie con il genere maschile da oltre 40 anni. Le moglie dei miei amici sono spesso delle vere rotture di scatole (a uno ho detto che non intendo invitare sua moglie a casa mia, ma solo lui e lui ha detto OK, riconoscendo la tignosità della consorte).
Passiamo al lato COLLEGHE. Se sei graziosa di aspetto ma non disponibile al libertinaggio, sei un fastidio sulla loro strada, ma lo sopportano. Tuttavia, rimanendo graziosa involontariamente il fastidio lo crei a quelle generose signore e dunque ecco dei bei nemici freschi all’uso. Se sei (ACCIDENTI CHE SFIGA) anche intelligente e con voglia di fare bene la tua professione allora si che sono c***i. Per gli uomini in carriera la vita è comunque più facile (il genere maschile è ancora quello vincente a prescindere da competenze e professionalità), per te diventa una salita con olio bollente. Se alla fine accettano (per fattori oggettivi) che anche una persona graziosa può essere intelligente e competente, si passa alla fase due: ALLORA E’ STRONZA. Ovvero antipatica, da evitare ecc. ecc.
Gli uomini comandano ancora e dappertutto, ma di donne che si alleino per migliorare il genere umano in generale e dunque dando anche al genere femminile la possibilità di elevarsi, ne vedo poche. La maggior parte di loro gode di sfiducia in loro stesse a cui si assomma una forte permalosità, poca voglia di darsi da fare e visione da monocoli, dove l’unica strada fattibile è quella di accodarsi a un uomo vincente (come disse Berlusconi all’operaia “sposi un ricco”), com metodi anche dolorosi (che non riguardano la perdita del cervello perchè quella è già avvenuta, no, dico tutto quel botox e silicone e capelli finti…ecc.) per non avere più pensieri di nessun tipo. Alle altre, le non vincenti rimane il sogno da media (giornali, televisione e cinema), dove indiviano e leggono delle vite delle vincenti. Non sanno, non vogliono sapere e non vogliono che tu vada a svegliarle. Però ti intralciano la vita.
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Cara la mia vecchietta, come pissicologo valgo meno della scia chimica di un moscerino in ricognizione su Las Vegas, ma sulle dinamiche intraumane, opperbacco, su quelle sì che sono un’autorità. Almeno così continuano a ripetermi i dottori, quando vengono a trovarmi e mi cambiano le cinghie.
Dopo infinite ricerche e inenarrabili tribolazioni, sono alfine giunto alla conclusione che avere “la strada della carriera” spianata sia una fregatura di proporzioni omeriche. Ma che carriera e carriera, si chiama schiavitù volontaria (ancorché retribuita). Ho visto manager felici solo nei documentari sull’abuso di cocaina.
Quanto ai colleghi/colleghe/compagni di galera più o meno invidiosi, torno a citarti la parabola dell’egognanzia: “…e il Padre disse a lui: ‘Figlio, io te lo avevo detto. Il gruppo di colleghi ideale è quello in cui il numero è dispari, e minore di due’…”
Ti sembro troppo orso? Ma niente affatto! Anzi, per venirti incontro dichiaro ufficialmente aperta la Fondazione Afterfindus per Fanciulle Graziose di Aspetto e Massicce di Intelletto, Avverse alla Chirurgia Plastica ma Favorevoli ai Pink Floyd e al Cioccolato. Riceverai a breve la tessera n. 1 a stretto giro di posta. 😉
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…anno domini 2012 e ci sono anche queste sofferenze per altre donne….
http://multimedia.lastampa.it/multimedia/sport/lstp/158276/
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“Per la prima volta nella storia l’Arabia Saudita permetterà alle donne di partecipare alle Olimpiadi.”
E tu dici “Anno Domini”? Direi piuttosto “Anno Maometti” – il Profeta si dimostra più avanti della Grande Meringa. Chapeau!
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…mmm… vero loro cominciano a contare DOPO quindi arrivano PRIMA…adesso sono all’incirca sul 1400…
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Speriamo che ti assista anche l’aria condizionata nel manicomio, in questi giorni di caldo…sai le cinghie se sostituite poco creano vescicolette…
La strada spianata mi piacerebbe provarla e casomai, dopo, ma solo dopo, denigrarla.
Conosco solo l’altra, quella in salita con discesa contraria di olio bollente.
Concordo sul numero di colleghi ideale, dispari e inferiore a due…infatti perlomeno i kapi mi hanno riconosciuto la stanza da sola…così posso ascoltare jazz in pace . Oggi, per esempio, molto Eric Dolphy. E lavorare. Lavoro meglio se ho la musica e posso evitare inutili chiacchiere & lamentele & spettegulessss.
Attendo con ansia la tessera number one di G.A.M.I. (Graziose Gspetto Massicce Intelletto).
E spero di vedere presto altre tessere di altre G.A.M.I., così per non sentirmi sola soletta, caro il mio Presidente di associazione….
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Dieci più per il testo. Cacca più per le genti e il condominio, ma si sa che il maligno tentatore ha buon gioco e l’ultima a morire sarà la morte e le tasse.
E poi FORSE sei un geometra! Almeno di formzione! Possibile? 🙂
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Eh eh eh, no, penso che l’idiozia umana seppellirà anche la morte e le tasse.
Se solo fosse sfruttabile per ricavarci energia… O almeno salsicce…
Comunque mi spiace deluderti ma NO, non sono geometra. Ho in effetti del DNA di geometra nei gameti, ma “il triangolo no, non l’avevo considerato. D’accordo ci proverò, la geometria non è un reato” (Pitagora, 500 a.C. circa).
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Cito: “Egognanzìa (da Wikisedia: egoismo mischiato ad ignoranza e spruzzato di miopia)”
Bello “Wikisedia”: è un’enciclopedia che si legge stando seduti? 😉
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Mmm… letteralmente è una seggiola veloce. Motoslitta o poltrona di dentista giù per un dirupo? Ai poster l’ardua sentenza.
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Eccezionale! Da nonsolopolpette.wordpress.com, divertentissimo che consiglio, ho scoperto questo blog. Che risate! E quanta verità! Oltretutto sono alle prese con l’ennesima bega condominiale carpiata e con avvitamento. Mi sa che alla prossima riunione imito San Fulminato (ha ha ha): maledizione finale e trasloco in zona semidesertica.
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Ed Egli disse: “Figlia, in verità ti dico: prima di traslocare prova il sale sulle petunie, gli esercizi di violoncello, gli Iron Maiden alle tre di notte e mettiti a cucinare un qualche tuo manicaretto particolarmente olezzante a tutte l’ore del giorno et della notte. Poi, se non funziona, comprati un lanciafiamme”.
Per la cronaca, anch’io consiglio caldamente nonsolopolpette, anche se a quanto pare laggiù non hanno intenzione di ricambiare questa portentosa botta pubblicitaria con un’adeguata torta Afterfindus.
Perché allora grande sarebbe la gioia delle genti, e si potrebbe piantarla di moltiplicare sempre e solo pani e pesci, che francamente come cibo da scampagnata hanno un po’ reso. 😮
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