Gnic gnac. Un altro mito che scricchiola. Perché, alla fine, nonostante tutto continuiamo a vivere di stereotipi.
In Italia, per esempio, tendiamo a considerare i popoli nordici un po’ rozzi, tristi, chiusi, freddini, banalotti. Un po’ vichinghi e un po’ robot.
Noi, al contrario, ci vediamo geniali, creativi, caldi, eleganti, raffinati e romantici.
Ma è proprio così? Difficile dirlo. Non esistono scale assolute.
O forse invece sì. La pubblicità, per esempio.
La pubblicità è una disciplina in cui hai pochi secondi a disposizione per attirare l’attenzione e depositare il tuo messaggio. Uno spot pubblicitario deve andare dritto al punto: risvegliare l’attenzione, agganciarsi agli archetipi più profondi, solleticare i punti sensibili, entrare in risonanza con le corde interiori del pubblico a cui si rivolge.
Di tutte le pubblicità, quelle in ambito automobilistico sono tra le più significative, non fosse altro che per quantità e budget coinvolti. Ora, per acchiappare il pubblico italiano (il romantico, raffinato pubblico italiano) è stato sfoderato negli anni tutto un arsenale di tette, chiappe e maschioni fichissimi che sgasano con i loro bolidi fumiganti attraverso paesaggi incontaminati (vedi).
In Svezia, invece, usano un altro sistema. Ci ridono su.
Scena: La piazza di un paesino spagnolo da cartolina. Case coloniali bianche, acciottolato, palme, una fontana. Al tavolo di un bar, anziani in abito nero e coppola conversano e sorseggiano il caffè. Il sole del pomeriggio, una melodia gitana dal ritmo blando in sottofondo. Al centro della scena, una bellissima ragazza lava con secchio e spugna una vecchia automobile.
Ehi, asciugatevi la bava. Non è il solito cliché dell’autolavaggio sexy con le siliconate di Playboy che simulano amplessi con il tubo dell’acqua e strofinano le bocce sulla carrozzeria. Tutt’altro genere. Siamo su toni decisamente bucolici, qui: una domenica pomeriggio rurale e mediterranea.
A questo punto, entrano in scena i tre scandinavi. Tre ometti di mezza età con sgargianti camice da turista fai-da-te, e una bella espressione bonacciona stampata sulla faccia.
I tre osservano incuriositi la turbomora per qualche secondo. Poi, il più anziano cerca di fare il cordiale, e le si rivolge in inglese:
– E così, lava la macchina a mano?
Lei, senza smettere di strofinare, scocca un’occhiata artica, e risponde:
– No comprendo, señor.
Allora il secondo turista, sempre in inglese, ribadisce:
– Vede, noi in Scandinavia laviamo la macchina alle stazioni della Statoil.
La ragazza non capisce, fa una smorfia e dice:
– Statoil?
– Sì, Statoil. Capisce? – si entusiasma il terzo giuggiolone.
Ma la ragazza non capisce. L’ometto allora, sempre sorridendo, toglie il tappo del serbatoio della macchina che la ragazza sta lavando, e ci infila dentro il dito due-tre volte, in quello che secondo lui è il gesto di uno che fa rifornimento di benzina.
– Statoil! Capisce? Statoil!
A questo punto la ragazza si allarma. Smette di lavare, si gira verso gli uomini al bar e grida (in spagnolo):
– Papà! Questi tre uomini vogliono portarmi a letto! Dicono che si chiama Statoil!
Il padre balza in piedi e si fionda verso i tre a passo di carica. Gli scandinavi, che non hanno capito cosa sta succedendo, perdono di botto il sorriso.
Il padre, con le orecchie rosse e lo sguardo che manda lampi, si piazza di fronte ai turisti e sbraita (in spagnolo):
– Statoil?!? Voialtri venite qui, e pensate che tutte le nostre donne siano facili??”
Pausa. I tre si guardano l’un l’altro con espressione interrogativa.
Il padre gonfia il petto, e poi spara la frase mitica:
– In Spain, first you marry. Then you Statoil!
(Per chi non mastica inglese: “In Spagna prima ci si sposa, poi si fa Statoil”.)
Non c’è più benzina, nella mia epoca. Ma se mai se ne dovesse trovare ancora, di certo la andrei a comprare alla Statoil.
Carina questa pubblicità 🙂
Sei sicuro che sia svedese? Il tizio che infila le dita nel serbatoio dice “Statoil” con accento danese
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Mah, per dirla tutta mi risulta che la Statoil sia norvegese.
Però io la pubblicità l’ho vista per la prima volta alla TV svedese, e lungo le strade svedesi ho abbeverato ennemila volte la mia macchinina alle stazioni Statoil. Anche se non l’ho mai lavata, ammetto (preferisco aspettare che piova).
Quindi, direi, è ragionevolmente svedese. 🙂
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