(In)sostenibile

Il crocevia del futuro

Mai sentito dire: oh gesugiuseppemaria, come andremo mai a finire?
Beh, scientificamente parlando non è che ci siano poi tante possibilità.
Alla fin fine, è tutta una faccenda di equilibrio tra numero di persone che ci sono in giro, e risorse.

E’ molto semplice: prendiamo le risorse complessive di un pianeta (acqua, atmosfera respirabile, terra coltivabile, animali, vegetali, minerali, gas, legno, alimenti, playstations, tutto quanto) e chiamiamole, non senza una certa coerenza, “risorse”.
Poi prendiamo tutta la gente che abita su quel pianeta (donne e uomini, vecchi e bambini, ricchi e poveri, sani e malati, colti e ignoranti, furbi e fessacchiotti, industrializzati e primitivi, manager e contadini, chic e sgarrupati, leghisti e gommonati), e chiamiamoli complessivamente “popolazione”.

Tra risorse e popolazione c’è un rapporto indiscutibile: se ci sono risorse disponibili, la popolazione cresce. Non so esattamente perchè le cose stiano così, ma è un dato di fatto. Forse è legato a una frase che tanto tempo fa un roveto ardente disse a un tipo senza una costola e a una pervertita(1): “Crescete e moltiplicatevi”. Oppure dipende dal fatto che il sesso è così dannatamente piacevole, e che i programmi che danno in TV sono sempre così noiosi. In ogni caso, il fatto che in presenza di risorse disponibili una popolazione cresca è una delle poche regole fisse dell’Universo.

Crescita continuaSe vi piacciono i grafici, ecco come si rappresenta matematicamente questo semplice concetto: finchè le risorse naturali (la linea verde) crescono, allora la popolazione (la linea rossa) cresce indefinitamente anche lei. Il nome tecnico di questo SCENARIO 1 è “Crescita continua“.

La crescita continua ha una sua logica, ma sfortunatamente è un’utopia. Su un pianeta finito, infatti, le risorse non possono crescere all’infinito. Qualsiasi pianeta ha necessariamente dei limiti:

– La superficie è finita. Anche ricoprendo per intero le terre emerse di alberi da frutta, pascoli, campi coltivati e supermercati, si potrebbe ottenere un sacco di cibo, ma sempre una quantità finita. E poi qualcuno sicuramente protesterebbe per la mancanza di campi da golf, stadi e parcheggi.

– Anche il sottosuolo, che è un serbatoio generoso di acqua, gas, minerali, petrolio, diamanti, e un sacco di altre cose belle, non è infinito. Scava che te scava, prima o poi sbuchi in Nuova Zelanda, e la festa finisce.

– Per l’atmosfera la situazione non è diversa. Lo so, standosene sdraiati su un prato con il naso puntato al cielo, sembra che di aria ce ne sia un’infinità(2). Eppure, le foto scattate alla Terra dagli astronauti fanno venire il groppo in gola: santapace, lo strato di atmosfera è così sottile.

E poi diciamocelo: dopotutto un pianeta, per quanto grande, è costituito da un numero finito di atomi. Tanti, se volete, ma finiti.

Per questo motivo lo scenario del grafico lì sopra è una condizione puramente teorica, che può aver senso solo per un tempo limitato e per piccole popolazioni che abitano uno spazio molto, molto grande – ad esempio, i nativi americani prima dello sbarco delle caravelle.

Ma se le risorse di un sistema planetario sono finite, allora la crescita della sua popolazione (e della sua economia) non può durare per sempre. E quindi possono verificarsi tre cose:

Crescita sigmoideSCENARIO 2.  Ci si rende conto per tempo dell’approssimarsi dei limiti del sistema ospite (il pianeta), e si tira il freno. In qualche modo, si riesce a interrompere la crescita demografica e a regolare l’economia materiale. La curva rossa (il sistema popolazione/economia) rallenta sempre più il suo tasso di crescita, fino a “smorzarsi” in una linea retta, stabile, continua. Il numero degli abitanti del pianeta (e l’insieme dei loro consumi) raggiunge l’equilibrio con le risorse che può fornire il pianeta, e se la popolazione e i suoi consumi restano entro quei limiti, la situazione può protrarsi virtualmente in eterno.
Data la forma della curva, questa situazione viene detta “Crescita sigmoide” (Piero Angela, in un bellissimo libro del 1977, la chiamava “curva a esse”)(3).
_

Superamento e oscillazione

SCENARIO 3. Se invece la popolazione non riesce a frenare la propria crescita e i propri consumi, allora i limiti naturali vengono superati. Superare i limiti naturali significa consumare più di quello che il pianeta riesce autonomamente a rigenerare, per cui allo sforamento della linea rossa la linea verde comincia a calare: la quantità complessiva delle risorse disponibili diminuisce. Il patrimonio naturale viene irrimediabilmente eroso.

Con la diminuzione delle risorse disponibili, la popolazione andrebbe inevitabilmente incontro a una serie di eventi drammatici: carestie, rivolte, guerre per l’accaparramento delle risorse in esaurimento, epidemie, e altre nefandezze.
Tutte queste catastrofi avrebbero come effetto netto un’impennata del tasso di mortalità complessiva, riflessa sul grafico dal brusco crollo della linea rossa in corrispondenza del calo della linea verde.

Il crollo demografico, però, riporterebbe prima o poi la popolazione entro i limiti di guardia. La Natura potrebbe ricominciare a produrre risorse (anche se non più al livello di prima), e a quel punto la popolazione ricomincerebbe a crescere.
Sarebbe una popolazione più piccola di quella di prima della catastrofe, e una Natura un po’ più povera. Ma potrebbe ancora funzionare.

Ma anche quella “umanità ridotta” potrebbe facilmente ripetere gli stessi errori: eccessi, assenza di controllo, incapacità di frenare la propria espansione, e ostinata miopia. E tornerebbe quindi prima o poi a oltrepassare i limiti di carico del nuovo, più fragile, ecosistema. E quindi nuovo collasso (il secondo picco sul grafico), e ulteriore erosione irreversibile del patrimonio planetario. Dopo un certo intervallo di tempo, anche quella società potrebbe riemergere (anche se sempre più ridimensionata), e rimettersi a crescere. E così via, con lo stesso andamento ciclico di un pendolo che oscilla tra crescita e catastrofe. E, proprio come un pendolo reale, ogni oscillazione sarebbe sempre più debole della precedente, più fiacca, sia per l’umanità che per il pianeta, in quello che in fisica si chiama “oscillazione smorzata”.
Non è quindi una sorpresa che questo tipo di scenario venga indicato tecnicamente come ciclo di “Superamento e oscillazione“.

Soltanto dopo un certo numero di “cicli” l’umanità potrebbe imparare la lezione, e imparare ad adattarsi ai limiti ecologici del pianeta. Ma questi limiti, oramai, sarebbero molto più bassi di quelli di partenza. Il nuovo equilibrio con la Natura sarebbe assai meno desiderabile di quello che avrebbe potuto essere se si fosse stati in grado di autoregolarsi per tempo.

Superamento e collassoSCENARIO 4. Ma c’è anche un altro scenario. L’umanità supera i limiti, ma li supera di brutto, e così facendo causa una serie di danni che la Natura non riesce a riparare autonomamente, se non in moltissimi secoli. Se delle risorse non rinnovabili vengono completamente consumate, o se un ecosistema complesso viene totalmente distrutto, allora nemmeno la Natura avrà i mezzi per riparare la ferita senza uscirne profondamente trasformata. In questo caso, dopo il superamento dei limiti il crollo della linea verde è assai più drastico di quello dello Scenario 3, e di conseguenza il collasso per l’umanità è altrettanto drammatico. Dopo un crollo così violento e prolungato, potrà forse esserci un recupero, ma a questo punto a condizioni che fatichiamo persino a immaginare. L’umanità potrebbe forse risorgere dalle proprie ceneri, ma in uno stato paragonabile a molti secoli prima, quando si viaggiava a lance di ossidiana e vasetti di argilla. Non a caso, questo ultimo scenario si chiama “Superamento e collasso“.

Questi grafici, tanto per essere chiari, non sono stati ricavati dai rantoli di una medium qualunque o dai tarocchi della zingara della fiera. Sono il risultato delle simulazioni effettuate dal modello World3, che ha girato sui computer del Massachusetts Institute of Technology per oltre 40 anni. (Se siete curiosi di sapere qualcosa di più su World3 e sui suoi scenari, cliccate qui).

E allora, quali di questi scenari racconta il nostro futuro?

Certamente, non lo scenario 1. Come abbiamo già detto, questo non è un pianeta infinito. E’ finito, piccolo, e anche parecchio sfruttato.

Lo scenario 2? Troppo tardi. Come racconto qui, i modelli matematici di World3 dimostrano in modo purtroppo incontestabile come la chanche di fare la famosa “sterzata a esse” ce la siamo giocata in qualche momento tra gli anni ’80 e i ’90.
Oramai lo sforamento dei limiti di carico del pianeta Terra è una realtà oggettiva, anche se in giro non se ne parla tanto quanto dei tatuaggi dei VIP. Ma purtroppo è già successo.

Per cui ci restano solo gli scenari 3 e 4. E sta a noi capire cosa vogliamo fare.
Sta a noi (a ciascuno di noi) decidere se vogliamo “tornar giù” in modo morbido e graduale, con qualche piccola rinuncia e tanto spirito di adattamento. Oppure se preferiamo continuare a correre su per la curva più ripida, crescere a tutto gas, per poi sfracellarci da un’altezza troppo alta per le nostre fragili gambette.

O meglio, sta a voi decidere. Io sto qui, seduto sui ghiacci della glaciazione che voi ancora non intravedete, e so già com’è andata.
Ma non voglio rovinarvi la sorpresa.

 


Se mai dovesse venirvi voglia di pasticciare con le curve di World3 per vedere se è possibile cavarci fuori un futuro più allettante, potete sbizzarrirvi qui.
 


Nota 1: Era una fissata coi rettili, pensa te. Torna su
Nota 2: Tanto è vero che sgasare al semaforo con il SUV non è ancora considerato reato passibile di pena capitale. Torna su
Nota 3: Piero Angela, “Nel buio degli anni luce” (1977) Torna su


Ispirato da “I nuovi limiti dello sviluppo”, di Donella e Dennis Meadows, e Jorgen Randers (2004).

Discussione

2 pensieri su “Il crocevia del futuro

  1. Reblogged this on Il blog di Ponterosso and commented:
    Come tradurre in una scelta collettiva queste considerazioni ? Quale modello di “sviluppo” bisognerebbe adottare per evitare il collasso ? Che cosa sarebbe una “decrescita” ? Queste e altre sono le domande…L’autore del testo sembrerebbe , ironicamente, gia in possesso della soluzione …Ma ….

    "Mi piace"

    Pubblicato da Bruno11 | 8 gennaio 2013, 7:57 PM

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  1. Pingback: Competitività, cerchi nel grano, unicorni e fate turchine | afterfindus - 10 ottobre 2013

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