Vi ho già raccontato della curiosa usanza degli Antichi Padri di parlare per ossimori (qui). Gli ossi mori, o “ossi neri”, furono una costante dei primi decenni del XXI secolo. Abbiamo visto insieme qualche esempio di quelli più usati nella vita di tutti i giorni (che già non sono male), ma la vera miniera l’ho scovata altrove: nella terminologia legata in qualche modo alle armi e alla guerra.
Proprio così: alla fine furono i militari, tradizionalmente descritti come omaccioni violenti e ignoranti, a coniare alcuni degli ossi neri più sottili e fantasiosi.
Chissà, forse è un’ossimoro anche questo.
Del resto, che il lessico della guerra fosse più ricco e glamour del lessico quotidiano non deve sorprendere più di tanto. Con tutto il denaro, l’energia e l’entusiasmo che l’umanità ha sempre riposto in questa attività, sarebbe strano se non ci fossero rimasti tanti begli ossicini scuri su cui riflettere.
Eccone alcuni:
Guerra civile
Termine molto antico, ampiamente in uso già prima del XXI secolo. Sta a significare: guerra non dichiarata in modo ufficiale, e combattuta non tra eserciti regolari, ma tra persone comuni – connazionali, concittadini, colleghi, compagni di scuola, vicini di casa, a volte persino parenti e amici. Sembra una distinzione da poco, ma non è così.
Infatti, mentre le guerre “incivili” si svolgevano in appositi campi di battaglia, normalmente fuori dalla cerchia urbana – probabilmente anche per la maggiore facilità di parcheggio, le guerre “civili” erano combattute strada per strada, casa per casa, stanza per stanza. Asili, scuole, chiese, ospedali: non c’era luogo che potesse essere considerato sicuro.
Inoltre, nel corso delle guerre “incivili” venivano rispettati almeno alcuni criteri minimi di decenza: trattati di non belligeranza, tregue, armistizi, convenzioni internazionali sul trattamento dei prigionieri. Tutta roba invece non applicabile per le guerre “civili”. (Le guerre “civili”, per inciso, non erano nemmeno previste come causa di intervento da parte delle forze internazionali di pace.)
Le guerre “incivili” del passato, infine, poggiavano tutto sommato su una qualche forma di codice etico: la cavalleria, il senso dell’onore, la compassione per i vinti. Le guerre “civili” furono invece un trionfo di stragi al mercato, bambini kamikaze, e stupri di massa.
Dove sia l’ossimoro, è evidente. Con tutta probabilità, prima di capire dove albergasse la “civiltà” negli infiniti episodi che ci hanno lasciato in eredità i secoli XX e XXI faremo in tempo a decifrare l’antico ittita, a scoprire la marca dell’acqua di colonia preferita dagli yeti, e il colore degli occhi di quei gattoni venusiani che riempirono di graffiti l’altopiano di Nazca.
Guerra santa
Altro ossimoro di vecchia data, uno dei più (ab)usati nella storia dei primati.
Cos’è la guerra lo sappiamo. Cos’erano i santi, ve lo dico io.
I santi dell’iconografia tradizionale erano signore e signori generalmente miti, gentili, tranquilli e inoffensivi. Ostentavano, è vero, alcune piccole eccentricità leggermente radical-chic – tendenze autodistruttive, autolesionismo (in particolare verso mani e costato), una netta refrattarietà nei confronti del sesso, la mania di farsi ritrarre con un piattino dorato fissato dietro alla testa – ma, a parte questo, in genere si trattava di brava gente.
Le guerre sante invece furono eventi decisamente meno leggiadri. La Storia ne ha registrate innumerevoli, più o meno sparpagliate per tutti i secoli. Tutte, indistintamente, caratterizzate da massacri, carneficine, stragi, bagni di sangue, genocidi e stupri di ogni sorta. Dalle crociate contro Gerusalemme a quelle contro le armi fantasma degli iracheni, dai massacri di religione nella Francia del 1500 all’intifada palestinese, dal genocidio delle civiltà preincaiche da parte dei Conquistadores alle varie stragi delle “streghe”, dalla Blitzkrieg di Hitler allo Shock And Awe di Giorgetto Viva il Cespuglio, dai pogrom contro gli eretici alla jihad degli estremisti islamici… Potrei continuare. Ma non scoprireste nulla di più: storie di prepotenza, soprusi, dolore, devastazione, caos e morte.
La cosa curiosa è che per essere definita “santa” una guerra doveva necessariamente essere combattuta sotto le insegne di un qualche sponsor divino: un Essere Assoluto, di caso in caso definito Onnipotente, Giusto, Buono o Misericordioso.
Ora, non che io mi intenda in maniera particolare di Esseri Divini, ma mi vien fatto di pensare che qualcuno che ama farsi definire Buono e Misericordioso, per digerire i fiumi di sangue che in Suo nome vengono versati, oltre che Buono e Misericordioso debba essere anche parecchio Paziente, Timido e Indifferente.
O, forse, semplicemente Distratto.
Guerra preventiva
“Guerra preventiva” non è un semplice osso nero: è un virtuosismo filosofico, un lemma geniale che affonda le radici nella terra (dei cimiteri), e allunga i rami nel regno della poesia. Del lirismo. Dell’Arte.
Una guerra che si fa per evitare che qualcun altro faccia la guerra a te è come voler defecare la cena prima di averla consumata, onde evitare di dover andare in bagno più tardi. E’ l’inversione perfetta del noioso rapporto causa-effetto, il sovvertimento del flusso della logica aristotelica, dadaismo puro. Cibo per la genialità. Sublime.
Vi sono piaciuti questi ossi neri bellico-militari? Beh, non sono finiti. Ne potete trovare qualcun altro qui.
Guerra umanitaria anche mi piace… che ne dici?
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Ullallà, questa mi era sfuggita!
Nonsolopolpette, sei arruolata di diritto nella pattuglia dei cacciatori di ossi neri. Ottimo lavoro, continua così!
Jatte tak!
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