(In)sostenibile, Italia bella, Mappamondo

Gli squali di san Foca

A costo di sorprendervi, la notizia del giorno non è, come alcuni tra voi magari si aspettavano, l’appassionante dibattito sulla schedatura dei ROM.

Che è poi un dibattito privo di senso, basato tra l’altro su un imbarazzante equivoco grammaticale: si dice infatti “la” ROM, non “i” ROM.

Una ROM è schedata per definizione, perchè per forza di cose risiede su una scheda – vedasi a titolo di esempio questa ROM di un antichissimo Commodore PET, che prima che vi venga in mente di chiedermelo NO, non è il GATTINO dell’ammiraglio:

2017-07-27T10_37_49.896Z-PET ROM RAM

(“iROM” è un’espressione che avrebbe potuto forse venire in mente a Steve Jobs, se in quegli anni non fosse stato così impegnato a verificare quanto THC occorre insufflare in un corpo umano affinché questo inizi a staccarsi dal suolo)

Quindi no, il notizione di oggi dev’essere un altro.

Non è certamente la sparatoria tra tifosi svedesi dopo la vittoria con la Corea, altrimenti in Messico avrebbero dovuto come minimo sganciare un’atomica sulla piramide di Tenochtitlan.

Non è neanche il girovita di Chiara Ferragni, che dopo il socialparto è argomento assai più segreto delle planimetrie dell’area 51.

E neppure il giro di vite (in senso etilico) sulle tariffe doganali voluto dal presidente Tromba, che di questo passo nel giro di pochi mesi obbligherà le piante a pagare se intendono rilasciare ossigeno in territorio americano, e quindi probabilmente morirà soffocato.

Non è nemmanco l'”offerta shock” (santapace) del nuovissimo operatore telefonico appena comparso sulla scena del mercato: per un pugno di spiccioli (più IVA) potrete telefonare gratis a chiunque, anche se non vi sopporta; potrete mandare SMS persino a vostra zia che non ha il telefono e usa ancora carta e francobolli (ci penseranno i precari di un call center albanese a trascrivere gli SMS su pergamena), e avrete abbastanza giga da scaricarvi tutti i film prodotti dall’umanità, dai tempi dei fratelli Lumière a mercoledì scorso.

L’offerta non è valida in Scozia, dove della giga ne hanno già abbastanza (pare che la ballino già dal 1500) e soprattutto dove non capiscono il senso di far scaricare dei film alla gente normale. Che ci pensino i facchini, che sono pagati apposta.

La notizia del giorno potrebbe forse essere il cortocircuito giuslavoristico che si è venuto a creare tra il ministro del lavoro, il sindacato dei rider, il sindacato dei tassisti, le cooperative di autotrasportatori e un eccentrico ometto insonne e ricco di famiglia che ha avuto abbastanza tempo libero nella vita da essere riuscito a leggere la Costituzione da cima a fondo senza addormentarsi. La questione verte intorno alla definizione di regole chiare nei confronti di quei lavoratori che portano in giro merce per vivere. Se la merce è viva, ma non è sushi, si è deciso che dovrà necessariamente viaggiare su taxi (con licenza). Se è morta, oppure vegana, potrà essere consegnata da rider (con fiatone). In caso però pesi più di quanto possa reggere un bauletto medio, o nitrisca, dovrà essere trasportata da gente dotata di patente C e zoccoli. Semplicissimo. Come avrete notato, in tutto questo discorso non rientrano né obblighi di coperture assicurative, né salari minimi, né piattaforme di sharing tipo Uber, né piattaforme programmatiche, né piattaforme di trivellazione, né immense pizzate in tangenziale – opzione, questa, leggermente fuori tema, ma decisamente la mia preferita.

No, l’argomento di oggi è il drammatico avvistamento di uno squalo a pochi metri dalla riva in una spiaggia del Salento.

C’è anche il video. Non è emozionante come Sharknado, Sharktopus, Dinoshark, Snow Shark, Sand Sharks o Ghost Shark, ma se avete prenotato da quelle parti per quest’estate merita senz’altro.

Clicca qui per il video sullo squalo del Salento. Clicca qui per le locandine degli altri video, assai più eccitanti.

 

(Nota a margine: ci sono in giro una settantina di film sugli squali. Sul Salento ne hanno girato neanche una decina, in cui oltretutto il Salento non è neanche il protagonista, ma lo sfondo. Da cui si evince che, evidentemente, tira più uno squalo che una coppia di trulli. E mi dispiace, davvero, per il simpatico Jarno.)

 

Il tema del feroce mangiauomini che pattuglia le coste pugliesi è in ogni caso di scottante attualità, specie alle soglie di una stagione turistica che prometteva di essere la stagione del rilancio per la pericolante economia del Mezzogiorno, sfinita da anni di crisi, lottizzazioni, cementificazione, abusi edilizi, giunte corrotte, e giunti cardanici. Sembrava l’anno giusto per ripartire, ma ora questo inquietante episodio rischia di rimettere tutto in discussione.

E Discussione, comprensibilmente, non ne è entusiasta. “Mettetevi qualcosa in voi e lasciate in pace me,” ha dichiarato, furibonda, ai giornalisti.

Non occorre nemmeno sottolineare che la scelta della località (San Foca) si può a fatica accettare come casuale. Lo squalo, la foca, il sale. Se ci mettiamo anche il ministro Di Maio (nese) e un paio di taralli (vedi foto), la pietanza è sotto gli occhi di tutti.

Questa volta, però, è importante che la società civile non si lasci distrarre da dibattiti pretestuosi. Basta con i razzismi, basta con i buonismi, basta con la retorica, basta con la demagogia, basta con la faciloneria, basta con i pantaloni a pagliaccetto sotto il ginocchio (questa è una battaglia personale, ma ce la lascio). Il problema degli squali non si risolverà con qualche sparata da campagna elettorale, o con la solita ponziopilata di massa dell’Unione Europea: 750 parlamentari che se ne lavano le mani, cioè 1.500 mani da insaponare, ovvero 15.000 7.500 dita da risciacquare. Quindicimila Settemilacinquecento, gente: non c’è abbastanza acqua in tutto il Baltico, e oltretutto è freddissima.

Poi se cominciamo a sprecare i mari così, il problema si allargherà: dagli squali alle balene, al plancton, alle meduse, alle foche. Il che ci riporta, giustappunto, a San Foca.

E mentre noi eravamo in giro a far metafore (e metà dentro), lo squalo, probabilmente, è ancora là. Oltretutto nervosissimo, perché verosimilmente a digiuno di tavole da surf e relativi surfisti con braghe ridicole e riccioli biondi (in base alla documentazione cinematografica, l’alimento preferito di questi possenti animali). Chissà se saprà adattarsi ai pattini a pedali e ai mosconi romagnoli.

Quello che voglio dire sarà brutto, amici miei. Potrebbe rendermi odioso, odiato, odiforo. Potrebbe addirittura garantirmi un posto in Parlamento.

Ma le cose venno dette. Anche quelle scomode. Anche quelle con gli spifferi. Addirittura quelle vere.

E la verità è che non possiamo accoglierli tutti.

E respingerli non risolverebbe il problema.

(Accogliere e respingere uno squalo, in ogni caso, sono due opzioni ugualmente indesiderabili. Come essere costretti a scegliere per cena tra uno sformato di cacca col rosmarino e uno col parmigiano.)

 

L’unica soluzione, e questa volta davvero senza retorica, è: aiutiamoli a casa loro.

A Hollywood, nel mar dei Sargassi, nel circocentro dell’Oceano Atlantico: dovunque sia che questi grossi pescioni nascono, crescono, e hanno famiglia e affetti.

(Non certo a Gatteo Mare, dove i pescecani stanno archetipicamente sulle balle a tutti.)

Non esistono soluzioni più semplici.

Se si parlasse di immigrazione di esseri umani, allora certo, si potrebbero dire cose più sensate. Ma è già stato tutto detto. Qui.

Parlando invece di grossi tubi digerenti aggressivi, ingordi e prepotenti, non ci sono molte alternative. O si sta descrivendo una normale seduta di giunta regionale, o si sta sceneggiando la prossima stagione della serie “Gomorra”, o si parla di squali. E in tutti e tre i casi, aiutiamoli sì, ma che prima tornino a casa loro.

A Gomorra, a Sodoma, quel che è. Purché non sia a san Foca, che lì, più che farsi prillare un pallone da spiaggia sul naso, non c’è un granché da combinare.

 

Concludiamo quindi con una ficcante riflessione di Benedict Cross, lontano cugino del famoso Cristopher, che pare sfornata precisa precisa per questa faccenda:

“Si ode spesso taluni asserire di avere in mente molti e importanti pensieri, ma di non riuscire a esprimerli. In verità, se li avessero davvero, li avrebbero coniati in tante belle parole sonanti, e perciò espressi. Se, nell’atto di esprimerli, quei pensieri sembrano dileguarsi o si riducono scarsi e poveri, gli è che o non esistevano o erano soltanto scarsi e poveri”

 

Io, per dire, li aiuterei a casa loro. I pensieri.

 


Per approfondire:

Un video che chiarisce le idee sulle dimensioni del fenomeno immigrazione. Guardatelo, vi assicuro che saranno sei minuti ben spesi:

 
Un video che contribuisce a definire il concetto di idiozia della filmografia squalida (squalistica? pescecanica?):

 
E infine una spiaggia del Salento, estate 2018:

(Photo credits to dansator.blogspot.com)

Discussione

3 pensieri su “Gli squali di san Foca

  1. Ehm… millecinquecento mani hanno settemilacinquecento dita, non quindicimila… a meno che tu non abbia delle mani così

    PS: il video delle palline l’ho postato anch’io a suo tempo.

    Piace a 1 persona

    Pubblicato da blogdibarbara | 21 giugno 2018, 3:51 am
    • Ah, ops, dimenticavo che voi umani avete bisogno di tutte e due le mani per suonare il pianoforte. Sbaglio sempre universo parallelo. Hai ragione, adesso correggo. E’ che l’altra sera ero distratto perché avevo prurito all’ombelico destro, e una zanzara mi aveva appena punto sulla quarta natica.
      Correggo, ringrazio, e spero che nessuno del Mossad (ehm ehm…) decida di aprire un X-File su eventuali immigrati da altre realtà nascosti clandestinamente tra noi… voi… insomma, ci siamo capiti.

      PS: E’ un video di grande impatto. Credo che dovremmo ragionarci su, tutti.

      "Mi piace"

      Pubblicato da niarb | 21 giugno 2018, 9:51 am

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