C’è chi dice che su Afterfindus si parli di tutto. Beh, non è vero.
Non abbiamo mai parlato di numismatica, per esempio, né di Coppa Uefa. Non abbiamo mai dato consigli su come evitare che le tegole del tetto volino via durante un temporale, né spiegato come evitare che il fuoribordo di un motoscafo vada in cavitazione. Non abbiamo approfondito i retroscena del clamoroso divorzio di Brad Pitt e Lara Croft, né discettato sull’indubbio potere tautmaturgico dei cristalli dicroici. Non abbiamo mai parlato delle abitudini sessuali dei castori di fiume, infine, né abbiamo mai pubblicato la recensione di un best-seller.
Ebbene, oggi vogliamo abbattere anche questa barriera.
Ma ehi, alt, fermi un passo! Frenate l’entusiasmo. Purtroppo per voi, non è ancora giunto il giorno in cui mi deciderò a rivelare le inebrianti abitudini sessuali dei castori di fiume (e mi spiace se qualcuno aveva cominciato a sperarci). Oggi vorrei invece infrangere il tabù successivo, e lanciarmi quindi nella insulsa recensione di un famoso best-seller.
Si tratta nientemeno che de “I confratelli“, appassionante legal thriller sfornato dal noto sfornatore di best-seller John Grisham.
Nel romanzo si racconta di come il capo della CIA, insieme a una nutrita schiera di industriali americani, sia molto preoccupato dal fatto che il budget delle spese militari statunitensi stia drasticamente calando, anno dopo anno. Poche guerre, poche armi, poca distruzione, poca produzione. E’ la crisi, bellezza.
Il suddetto capo della CIA, allora, che è un vecchio volpone, a poche settimane dalle elezioni presidenziali si fa venire un’idea geniale. Decide di inventarsi a tavolino un nuovo candidato alla Casa Bianca. Un candidato che supporti in modo martellante la sua visione paranoica e guerrafondaia dell’America.
Tra un elenco di papabili, sceglie quindi uno sconosciuto senatore, fondamentalmente in base alla sua telegenicità. Ha un bel tono di voce, un bel taglio di capelli (notate bene), quindi è perfetto per fare il presidente.
[Nota a margine: negli USA abbiamo visto presidenti neri, ne vedremo di donne, e prima o poi di latini e di gay. Ma per un calvo, fidatevi di un calvo, c’è ancora un bel po’ da aspettare.]
Il senatore Pinco Pallo viene quindi reclutato dalla CIA, buttato tra le braccia di spin-doctors, consulenti di immagine, sarti di grido e registi cinematografici, e in breve tempo il suo faccione è su tutte le TV americane a seminare odio e profetizzare sventure.
Il senatore, ligio alle istruzioni ricevute, si mette a spaventare con metodo l’opinione pubblica, parlando ossessivamente di terrorismo, tuonando contro gli stati canaglia, vaneggiando minacce alla sicurezza nazionale, farneticando di muri, impronte digitali, campi di contenimento e limitazione delle libertà costituzionali.
Per evitare che il popolo americano lo smascheri per il contapalle che è, il perfido capo della CIA organizza la messa in onda, in continuo, di scene terrificanti di offensive mediorientali, campi di detenzione, decapitazione di ostaggi, incendi di villaggi e pozzi petroliferi, guerriglieri trionfanti e donne piangenti – scene spaventose e coinvolgenti, girate però non in teatri di guerra in giro per il mondo ma in teatri di posa intorno alle colline di Hollywood.
Per conferire un tocco di realismo finale, infine, il capo della CIA coordina addirittura un attentato (con un sacco di morti) all’ambasciata americana in Egitto, e organizza l’esplosione di svariate altre bombe a danno di propri connazionali in diverse parti del mondo. Qualche bara avvolta nella bandiera fa miracoli, in campagna elettorale.
La strategia funziona. Il senatore Pinco Pallo, da illustre sconosciuto, in poche settimane balza in testa ai sondaggi per la presidenza. Il popolo americano, terrorizzato dalla crudeltà dei nemici della democrazia, riconosce finalmente in lui l’unico uomo forte che può davvero difendere gli Stati Uniti e proteggere le loro vite.
Poi succedono altre cose, che non c’entrano niente con questa faccenda della campagna elettorale, solo che, porca vacca, è un libro del 2000, l’ho letto un sacco di tempo fa, e in questo momento poi non mi ricordo neanche se stasera ceno a casa o no, e se devo portare qualcosa. Maledetto Alzheimer.
A volte questi vuoti di memoria mi capitano, se sono stanco, o se è tardi, o se piove.
Niente, proprio non mi ricordo. Portate pazienza. Comunque sono abbastanza sicuro che non succedesse niente di interessante, da lì in poi: il tizio è coinvolto in uno scandalo del menga, e la sua avventura finisce lì.
Ma comunque non era questo il punto. Il punto era tutto quello che capitava prima, e questo ve l’ho detto.
Solo che in questo preciso momento, solo, davanti alla tastiera, con questo mal di testa, porcogiuda non mi capacito proprio del perché mai mi sia venuto in mente di tirar fuori questa storia.
E proprio a un paio di giorni dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d’America.
Boh.
Va’ te a capire.
Bravi, avanti così. Non leggetemi. Non datemi retta. Non cacatemi.
Quasi quasi la smetto di avvertirvi sempre…
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Socchiusi gli occhi sul prato come vacca
rumino disteso accoccolato nel divano
mi vedo come un satrapo dentro la fusoliera
conto le odalische e mi sovvengono cipolle
e dei veli da togliere per giungere alla gemma
ricordo come una volta ogni decollo mi faceva
sentire come un pari dell’Olimpo un Apollo
ora dalla noia solo il chiasso della folla
mi distrae e dalla cupa sentenza dell’anagrafe
gonzi mi verrebbe tutti da insultarvi
neanche pesci tonti avrebbero abboccato
alla messinscena nemmeno a carnevale
avete preso il mio cognome scritto cubitale
per bandiera da condottiero sventolata
in marcia trionfale verso un Eldorado
ora siedo in trono m’inquieta questo scettro
se m’inciampo e sbatto il capo in cenere
potrei ordinare vengano ridotte terre siberiane
oddio la caffettiera bastarda m’ha fregato
mi toccherà anche il tinello ripulire
ma un quarto d’ora celebre son stato
temo la notte e i sogni che contiene
li affronterò da prode cavaliere
fino ad oggi mai sconfitto.
Un saluto!
Marco Sclarands
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…un quarto d’ora? Mi sa che sei parecchio ottimista, sommo Vate.
Comunque sei veramente un grande. Bellissima l’immagine delle odalische cipolline, e del satrapo nella fusoliera.
E da domani magliette per tutti, con i versi:
neanche pesci tonti avrebbero abboccato
Mai fuori moda. Tranquillamente utilizzabili per elezioni USA, Brexit, o referendum costituzionali.
E chissà cos’altro.
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Si gioca a briscola, ma mi se che era meglio scopone visto che lo prendono tutti in culo.
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Immagine potente, poffarbacco. 🙂
Sotto questa luce, quindi, sarebbe probabilmente più opportuno parlare non di Briscolone ma di Clisterone, o Suppostone . Un coraggioso passaggio dal paradigma delle traduzioni quello delle onomatopee (“Vieni Pierino, vieni, che la mamma ti mette il suppostone!” “No! No! Il suppostone no!” Trrrrrump! “Aaaarghhh!”).
Comunque, caro Irregolare, adesso voglio proprio vedere cosa succederà. Se ce la prenderemo davvero in asinus, come stanno cercando di convincerci da un pezzo, o se invece ce la prenderemo, almeno in parte, in ridere.
Nonostante le opposte profezie, infatti, all’atto dell’elezione dell'<homo improbabilis le borse mondiali si sono immediatamente sganciate dal catastrofismo imperante e sono schizzate alle stelle, mentre il termometro delle tensioni nucleari USA-URSS si è velocemente raffreddato. I sondaggisti hanno chiuso la bocca e i tronfi opinionisti di mezzo mondo hanno ingollato il boccone amaro.
Poteva andare peggio.
E ora mettiamoci comodi, e godiamoci (ignavi come sempre) il novello TrumpMan Show…
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