– I suoi risultati non sono abbastanza alti.
(Lo guarda negli occhi, incredulo.
Poi abbassa lo sguardo all’altezza della cintura)
– Quant’è il suo giro vita? 80 centimetri? Diciamo 83 di cavallo?
– Non capisco dove vuole arrivare…
– Sta dicendo che ci vogliono due numeri per misurare il suo culo, ma uno solo per misurare il futuro di mio figlio.
(Matthew Mc Conaughey in “Interstellar“)
Deve esistere un modo per determinare il valore delle cose, no?
Di tutte le cose.
Altrimenti poi come potremmo costruirci scale di valori, fare scelte, proporre scambi, concepire baratti, fare paragoni?
Il guaio, ovviamente, è l’unità di misura.
Le distanze si misurano in metri, la temperatura in gradi, il volume in metri cubi, il fatturato in euro, la memoria in byte.
E poi la bravura in applausi, il dissenso in fischi, i dolci in ore di cyclette, un film in incassi (o in pomodori, o in popcorn), e la tristezza (secondo Elio e le Storie Tese) in litri. Di lacrime.
Cose diverse, unità di misura diverse.
Ma così è un caos. Quanti gradi ci vogliono per fare un metro, un euro o un litro? Quanti applausi compensano un fischio, quante risate un litro di lacrime?
Come è possibile convertire da una scala a qualsiasi altra?
Non funziona. Ci vorrebbe un sistema unico (magari non precisissimo, ma unico) per misurare qualsiasi cosa.
Qualche tempo fa parlavo con un imprenditore che esporta in giro per il mondo un mucchio di aggeggi diversi.
E quando dico “un mucchio” intendo roba che va da gommaccia appiccicosa a ferraglia appena verniciata a strambe macchinette abbastanza ingegnose, fino a sofisticatissimi congegni hardware/software in grado di far cose mirabolanti che non posso descrivervi per motivi di patent pending e anche perché, qui dentro, la pubblicità si paga.
In ogni caso, quando gli ho chiesto come facesse a tener dietro ai volumi di esportazione in base a periodo di vendita, tipologia di prodotto, valore economico, area geografica, settore di applicazione, più due o tre altri parametri che mi tengo sempre pronti per fare un figurone in occasioni come queste, lui mi ha guardato e mi ha sorriso come si potrebbe sorridere a un pluriripetente di seconda elementare.
Poi mi ha snocciolato la sua risposta, con la stessa semplicità con cui Cristoforo Colombo sbattè il famoso uovo sul tavolo.
(Un aneddoto cretino, per inciso. Cosa c’entra Cristoforo Colombo con le uova, non s’è mai capito. Non era quello delle tre caramelle?)
Dicevo: la risposta semplice e lampante del mio intervistato è stata: il peso, mio caro Watson.
E’ il peso l’unità di grandezza fondamentale.
Il peso è la proprietà che dà sostanza alla materia
(Se non hai peso, non esisti)
(O magari esisti, ma fai fatica a importi alle riunioni di condominio)
Il peso è la proprietà che plasma la natura dei pianeti
Nonché il fattore che determina le loro orbite.
Il peso dei corpi celesti curva lo spazio cosmico
E accelera o rallenta lo scorrere del tempo
(Esatto, non è il vostro orologio che è una ciofeca. E’ Einstein che suona il blues)
Il peso di un oggetto allude all’energia che vi è annidata dentro.
Tra le grandi forze della fisica:
– il magnetismo lo si usa dalla preistoria
– l’elettricità da un paio di secoli
– il nucleare da meno, ma potrebbe anche bastare
Ma nessuna di loro, nessuna, riesce ad arrivare dove arriva la gravità
Il peso esiste perché è figlio della gravità
E senza gravità non si va da nessuna parte.
Ma anche la storia umana è la storia della misura del peso:
La bilancia fu il primo strumento di misurazione costruito dai primi cavernicoli
(anche se alcuni insistono che sia stato il test di gravidanza)
La ruota fu costruita per trasportare pesi
La catapulta per lanciarli
Pitagora sfornò il principio di galleggiamento basato sul peso dei corpi e dell’acqua
E duemila anni dopo siamo ancora qui a parlarne
Insomma il peso è davvero l’unità di misura più completa e universale che si possa concepire.
Ed è per questi nobilissimi motivi
(oltreché per il mio desiderio smodato di dimostrarvi la mia padronanza dei fogli elettronici)
che sono qui oggi a lanciare la quipresente
Mirabolante
Inattesa
Utilissima
Fondamentale
TABELLA UNIVERSALE DEI VALORI PONDERALI
(vi sento applaudire: grazie)
Grazie a questa tabella potrete finalmente sapere se vale più Belen Rodriguez o un iPhone, una Ferrari o il tartufo, un maiale o il petrolio, un Big Mac o la portaerei Cavour.
Ritengo che grazie ad un uso accorto di questi dati potrete accrescere immensamente la vostra cultura, rafforzare la vostra comprensione del mondo che vi circonda, e apprendere il modo giusto per approcciarvi a tutti quei problemi della vita che, fino a oggi, opprimevano ingiustamente il vostro spirito.
Ma potrete anche vincere innumerevoli scommesse, risolvere ogni genere di serate, e (chissà) magari pure vincere l’amore di quella bestiaccia che fino ad oggi fingeva di ignorarvi, ingiustamente sottovalutando il vostro (ohibò) valore.
La tabella (o meglio, La Tabella) verrà da oggi in avanti aggiornata con Metodo & Precisione, anche se con cadenza rigorosamente indefinita.
Provvederò in ogni caso ad aggiornarla in occasione di ogni vostro grazioso suggerimento, o della prossima visita dal carrozzaio, che lì sul valore delle cose se ne imparano sempre delle belle.
Vi lascio quindi alla contemplazione della Tabella, ricordandovi che per qualsivoglia dubbio, consiglio o recriminazione c’è qui sotto un apposito rettangolino bianco che adora essere riempito.
Buona lettura!
Splendida.
E assolutamente illuminante per chi non ha ancora capito che Apple vende fuffa un tanto al chilo. E il “tanto al chilo” e’ piu’ del prezzo del tartufo bianco…
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Interessante, vero, cosa si potrebbe fare con qualche chilo di iPhone? 😉
L’unica nota positiva di questa indagine è che gli esseri umani occupano la zona alta della classifica.
Anche se, ora che mi ci fai pensare, forse dovrei inserire il valore di un impiegato o operaio da 800 euro al mese che pesa un’ottantina di chili, o di un esodato su di trigliceridi… :-O
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L’ha ribloggato su BarneyPanofskye ha commentato:
Eccellente analisi del prezzo delle cose (o delle persone) di niarb-AfterFindus. Si scopre dalla sua tabella (che spero venga davvero manutenuta ed aggiornata con metronomica periodicita’) che l’iBook Apple costa al chilo dieci volte di piu’ d’una Ferrari F40. Ma anche quattro volte e mezzo il prezzo dell’argento…
Illuminante, veramente.
Barney
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iAnche se ci limitiamo ai prezzi di categoria c’è molto da imparare. Ieri al supermercato ho dterminato che l’alimento piu costoso sono le mentine Frisk, a 166 euro al Kg. Si piazzano fra la Ferrari F40 e il profuno Deolce&Gabbana.
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Grandissimo ijk_ijk, da questo momento arruolato ufficialmente come Grande Occhio Sul Campo!
Aggiornerò immediatamente la tabella.
Le mentine, pensa te. Mi sarei potuto far passare il complesso della F40 guadagnandoci pure in alito.
Comunque mi tornano in mente le gloriose immagini di “Il senso della vita” dei Monty Python: “E per finire, monsieur, posso offrirle una mentina?”
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Attenzione, attenzione! In base ai miei calcoli il rapporto €/Kg suggerito da ijk_ijk per le mentine Frisk è MOLTO più alto: 522, qualcosa in meno dell’Airbus A380, ma più dell’argento. Mi sbaglio?
Ho approfittato dell’occasione per includere anche il valore di un lavoratore da 1.000 euro al mese che pesa 80 kg, con e senza famigliari a carico.
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