A far collezione di pubblicità idiote non si corre certo il rischio di restare a corto di figurine.
Questa qui di Mediaset Premium, per esempio.
Dura appena 30 secondi. Un tempo che, vien da pensare, anche a volerlo fare apposta non ci si riesce a infilare più di un tot di puttanate.
E invece.
Invece questi creativi regrediti e strafatti sono riusciti a condensare in appena mezzo minuto un tale frullato di idiozie da lasciare senza fiato.
Io ne conto almeno sette.
Il che vuol dire, approssimativamente, un’idiozia ogni quattro secondi.
Da qualunque punto la si voglia considerare, un record.
Forse, però, non si tratta di sette minchiate isolate.
Forse le sette minchiate sono i mattoni fondanti di una filosofia ben precisa.
Le pietre miliari di un progetto distopico postindustriale orwelliano.
Le sillabe di un delirio massmediatico.
Le note di una devastante composizione cacofonica.
I pixel dell’annichilente visione del mondo dalla prospettiva di uno spacciatore di contenuti pubblicitari televisiforo e ascrupolico.
I nani di una Biancaneve che è bianca, sì, ma proprio perché infarinata di neve (laddove per “neve” non si intende, naturalmente, quella su cui amano esprimersi gli appassionati dello slalom).
I sette stadi (esatto: stadi) di una poderosa, tonante, devastante, preoccupante (e torno all’inizio) idiozia.
A voi il giudizio. A voi la visione.
Sole, mare, spiaggia, risate. Manca solo Claudio Baglioni con la chitarra.
La tipica scena idilliaca che apre di solito i film dell’orrore.
C’è un gruppetto di amici che giocano a pallone sulla spiaggia, e sembrano pure divertirsi.
Però (sarà un caso) sono tutti goffi e anche abbastanza bruttini.
L’inquadratura successiva mette subito in chiaro le cose: l’eroe, il maschio alfa, è un altro.
Un po’ più belloccio, se interpreto bene i canoni Mediaset. Per cui intrinsecamente migliore.
Il maschio alfa però non gioca con gli altri: sta in disparte, ingobbito, bianchiccio, solitario.
Partiamo quindi abbastanza male.
Se uno se ne sta da parte, i casi sono due: o è un derelitto (un disadattato, un asociale) o è un cretino che si crede superiore agli altri.
Il maschio alfa Mediaset, udite udite, è entrambe le cose.
Sull’asociale non ci sono dubbi. Ma lo spot mostra impietoso che guarda gli amici e scuote la testa a compatirli, come se gli scemi fossero loro.
Lo scemo, oltre a starsene da solo a compatire gli altri, guarda la TV su un tablet.
In riva al mare, in estate, con gli amici. Guarda la TV.
E soffre, incita, si infervora. All’occorrenza, esulta.
Da solo.
Io non commento.
Se ne avete voglia, fatelo voi.
Non solo lo scemo guarda la TV: guarda pure una partita di calcio.
Ora, non so, potrebbe guardarsi un programma di Piero Angela, un’inchiesta di Giovanni Minoli, Pulp Fiction, i Led Zeppelin a Knebworth nel 1980, un documentario su Cuzco o sui merletti di Versailles.
Al limite, andrebbe bene anche il monoscopio di Capodistria, un salvaschermo monocromatico, o un pornazzo con scolarette e cinghiali, vamolà.
E invece no. Lui guarda del calcio.
(Non so se è chiaro il contrappasso. Gli altri lo giocano, lui lo guarda. E’ ufficiamente onanismo.
E poi, andiamo, è calcio. L’elemento più infido della tavola periodica, l’anestetico di Stato, la micidiale arma di lobotomizzazione di massa più amata dai governi di tutto il planisfero.
Calcio, dio mio. Valeva la pena sviluppare pollici opponibili, per poi ridursi a guardare il calcio?)
Il quinto stadio è di grande attualità, perché in un sol colpo mette insieme le recenti celebrazioni per l’otto marzo e l’ancor più recente dibattito sulle quote rosa e le pari opportunità.
Perché all’incirca al quindicesimo secondo entrano in campo le donne.
Sono tre, ma una è decisamente più gnocchina delle altre.
E ha stampato sulla faccia uno di quei bei sorrisi mediasettici che solo una dose agricola di botox può donare.
La gnocchina del gruppo, preso atto della situazione, fa con naturalezza la sua scelta.
Scarta immediatamente gli amici che vivono nel mondo reale, e sceglie l’onanista solitario.
La gnocchina si stacca dalle amiche, e va a sedersi accanto all’onanista solitario, che in tal modo perde il titolo di ‘solitario’ ma di ‘onanista’ no, visto che la nuova arrivata non si esibisce in mossettine allusive nè mostra segni di insofferenza al bikini.
La femmina alfa, semplicemente, si siede accanto al suo omologo, senza staccare gli occhi di dosso dal tablet e facendo delle interessanti faccette da “ooh” di stupore. Che figo, il tablet sul bagnasciuga.
I due minus habens, finalmente felici, siedono in riva al mare (che per quello che gliene frega a loro potrebbe tranquillamente essere la fossa biologica dell’Ilva di Taranto, e cacchio, dovrebbe esserlo) a contemplare gioiosi la loro fondamentale partita di calcio nell’abbacinante splendore degli otto pollici di gorilla glass.
Ora, a voi non so. Ma a me questo spot mette una tristezza che uno speciale sul tentativo nazista di far esplodere i condotti fognari di Londra, o sulla lebbra nel Medioevo, in confronto sarebbero un sollievo.
E per forza. I drammi del passato, per quanto tremendi, sono passati.
Qui si paventa invece un dramma futuro, una catastrofe epocale. Il sipario sui tempi.
Per citare quel patacca di Francis Fukuyama, “la fine della storia”.
Infatti, metti il caso che la batteria del tablet si esaurisca, o che finisca la partita, o che venga sera.
Prima o poi i due idioti in riva al mare si ritroveranno soli.
E niente niente, per un semplice automatismo biologico, potrebbero pure mettersi a copulare.
E (ossantapace) riprodursi.
Ora, non so, devo spiegarvelo io cosa significherebbe una roba del genere, su scala evolutiva?
Un oco e un’oca, e poi tutti gli ochi e le oche del pianeta che incrociano i gameti e inondano il mondo di fotocopie di sè stessi?
Un’altra ochinawa, e questa volta senza la maiuscola.
Se avete problemi di immaginazione, lo scenario lo trovate QUI, già pronto. Comodo, eh?
E’ comunque un’ipotesi su cui la mente non ha voglia di soffermarsi.
L’evoluzione che si distrae un attimo, e la catastrofe che dilaga come piscio in una piscina. Affollata.
Un finale che, ad averlo saputo, Charles Darwin sul Beagle si sarebbe limitato a prendere il sole.
E Steve Jobs il garage di suo babbo lo avrebbe usato solo per parcheggiarci la macchina.
Una cosa che, se dovesse davvero succedere, potrebbe essere commmentata solo con le immortali parole di Woody Allen in uno dei suoi memorabili racconti.
Quando alla fine della vicenda il nonnetto osserva, scuote la testa, poi si allontana a piccoli passi, facendo spallucce e borbottando: “Oy vey, poveri noi”.
Per ulteriori ispirati pensieri su altre indimenticabili campagne pubblicitarie, clicca QUI.
Questi sono momenti nei quali ringrazio il Cielo di non avermi mai concesso di comprare una televisione. Appena mi finisce la crisi di pianto, commento.
Magari.
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Sì, in effetti essere scevri da quell’elettrodomestico è un vantaggio non da poco. Anche se poi uno si perde chicchine come questa.
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Ancora più tremendo è l’idiota “spacciato” per grande condottiero.
En Passant: Blog Drome ha ripreso l’attività:
http://blog-condiviso.blogspot.it/2014/04/il-report-ipcc-sul-cambiamento.html?showComment=1397487872617#c3446140329271958713
Ciao, Marco Sclarandis
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A quale condottiero ti riferisci? Tempi antichi o scempi moderni?
En Passant: oh, bene! Bravi ragazzi!
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…brava ex ragazza…casomai…
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Uaaaa, bentornata!
E niente “ex”, please. L’articolo sulla fantascienza era quello della settimana scorsa. 😉
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Mi viene da pensare ad uno che fu soprannominato “Sua ” Emittenza”, che non è stato capace di lasciare il palco quando si cominciavano a sentire tanfi di uova e verdure marce……………………
Marco Sclarandis
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Mah, io tutte ‘ste uova marce per il tipo mica le ho notate.
Anzi, continuo a registrare la solita sottomissione generale nei suoi confronti. E’ sempre il numero uno, l’asso di briscola, il gran mogol: può permettersi di commettere i reati più spettacolari del mondo, che tanto gli appioppano delle pene che per un cristiano normale sono vacanze.
L’unico fastidio glielo può dare il suo clone giovane, che quanto a rubar la scena si sta dimostrando un talentaccio.
Ma il palcoscenico è grande, c’è luce per tutti.
Lunga vita ai re…
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Sono tornato in Italia per Pasqua. Ho visto Shakira che scuote il culo per promuovere l’Activia. Ora leggo questo. Sono felice di non avere una televisione e di essere ignaro di tutto questo.
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Sì, beh, Shakira che scuote il culo non è la catastrofe peggiore che posso immaginare. 😉
Anche se devo ammettere che vedere il ghigno sulla pancia mi dà un po’ fastidio: sembra un taglio destinato prima o poi ad aprirsi e sbrodolare fuori tutte le budella.
Ma (scusa la curiosità), da dove rientri? E sei sicuro che sia stata una buona mossa?
Sia come sia, benvenuto da queste bande!
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Le budella, oppure la merda. Ma vedi, per colpa di Activia associerò il culo di Shakira alla merda. Rientro per Pasqua, ma vivo in Belgio senza televisione, e senza pubblicità della Mediaset.
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Beh, se hai la fortuna di vivere fuori dalla portata delle pubblicità italiane, forse ti sarà sfuggito che da qualche anno alcune succulente showgirl fanno a gara per dichiarare alla nazione che il loro segreto di bellezza è fare tanta “plin plin”. Che, tradotto in volgo corrente, significa “pisciona è bello”.
Tu capisci che un batterio intestinale che fa andare di corpo, oltre che più coerente, in confronto è un lord inglese. 😉
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No, dai, non sono stato ostracizzato dal 1990, la pubblicità del plin plin me la ricordo ancora. Ma restando in tema, ti ricordi quella pubblicità di uno Yogurt proto-Activia in cui c’era la cinquantenne che camminava felice sulla spiaggia perché grazie allo yogurt “aveva messo da parte qualcosa per il futuro?” (se non sbaglio era un prodotto Danone, ma ricordo vagamente la ditta). Da quel momento in casa usiamo l’espressione “mettere da parte qualcosa per il futuro” come sinonimo più convincente del comune “intasare la tazza”.
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Beh ma a casa vostra siete dei genii! “Mettere da parte qualcosa per il futuro”, oltre che espressione finemente metaforica, finora me l’aveva detto solo il mio omino in banca. Uno che, quando gli ho affidato i quattro soldi che mi avanzavano dopo l’acquisto dei generi di prima necessità e dei tubetti di bolle di sapone, ci ha fatto esattamente quello che dici tu – ci ha intasato la tazza.
In ogni caso ti informo che la pisciona è recentemente cambiata.
Non è che una possa fare plin plin ininterrottamente dagli anni ’90 senza morire disidratata…
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Aspetta… non la fanno più quella coppia di stupide cretine, Del Piero e la Chiabotto?
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Vedi? Uno viaggia, viaggia, poi quando torna non parla più la lingua. La Chiabotto è finita rinsecchita come un dattero, a furia di plin plin. Ora c’è Laura Chiatti, una nota antropologa culturale che scrive saggi in sei lingue diverse. Tutte morte.
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L’importante è che l’antica disciplina italiana del watersport si tramandi di generazione in generazione.
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Meglio noi col watersport che gli americani col waterboarding, comunque…
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Su questo siamo d’accordo!
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😉
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Mi sono scompisciato 😀 bellissimo
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Troppo buono. Ma non è merito mio. Tu prendi della gente con un cervello da protozoi, una visione del futuro da cafoni arricchiti, un livello culturale da cinepanettone, poi frullali con un po’ di cocaina tagliata male, e il risultato non può che essere uno spasso.
Se poi pensi che si autodefiniscono “creativi”, c’è veramente da spanciarsi.
Benvenuto su Afterfindus!
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