Italia bella

Oh, no (ri) di Stato

trio“Nonno, nonno, mi aiuti a fare i compiti?”
“Ma perbacco, certo, nipotino.”
“Grazie nonno, che bello. Mi piace fare i compiti con te. Sai, devo fare un tema.”
“Un tema? Fantastico, nipotino. E dimmi, che argomento vi ha assegnato la maestra? ‘Una domenica in campagna’? ‘Il mio animaletto preferito’? ‘Pensierini sulla mamma’?”
“Vediamo… Il valore pubblico e civile della vita e della morte nell’Italia pre-glaciazione.”
“Il valore… Fischia nipotino, una roba leggera. Ho perso dei colpi o fai ancora le elementari?”
“Ma dài nonno, è una roba facilissima. La maestra dice che i dati ci sono ancora tutti. Basta solo metterli insieme.”
“Se lo dice la maestra.”
“Sì, certo. Guarda qua: in classe ci hanno distribuito queste schede. Noi dobbiamo solo contare i caduti, fare due somme, tirare una conclusione vagamente moraleggiante e trac, la sufficienza è matematica.”
“Una conclusione vagamente moraleggiante?”
“Sì, un lieto fine. Alla maestra piacciono tanto.”
“Ah beh, se piacciono alla maestra.”

 
solo-soldato“Dài, nonno, cominciamo. Senti qui. In Afghanistan, nei primi sei anni di guerra (2004-2010) morirono la bellezza di 34 italiani.”
“Guerra? Ma non era una missione di pace?”
“Uffa nonno, avevi promesso il Natale scorso di smetterla con le favole.”
“Ah, già, è vero. Sei un ometto ormai. Quindi 34 morti, eh? Una bella cifretta.”
“Aspetta. Quella era la missione Enduring Freedom. Più o meno nello stesso periodo (2003-2010) nella missione Antica Babilonia in Iraq, ne morirono 33, di italiani.”
“Eh già. La strage di Nassiriya. 2003, se non ricordo male.”
“I diciannove di Nassirya, più altri quattordici.”
“Trentaquattro più trentatre. Pensa un po’, nipotino: sessantasette morti in guerra, in un periodo che i libri di storia descrivono come tempo di pace.”

“Sono gli scherzi dell’informazione, nonno. Però non devi preoccuparti: i nostri avi erano tutto fuorché gente insensibile. Qui c’è scritto che per ognuno di quei sessantasette morti ci furono edizioni speciali dei telegiornali, interviste, approfondimenti, dibattititi, talk show, manifestazioni di piazza, magliette, catene umane, interrogazioni parlamentari, cordogli di governo, abbracci istituzionali, strette di mano presidenziali, medaglie, funerali di stato, e soprattutto tante, tante, tante messe solenni.”
“Meno male.”
“Eh sì, non scherziamo. Gli italiani del XXI secolo erano gente seria. Magari un po’ ladri, un po’ corrotti, un po’ mafiosi, un po’ ignoranti, un po’ maleducati, un po’ rissosi, un po’ maniaci sessuali, ma eticamente inappuntabili.
Si poteva essere d’accordo con le ragioni della guerra o pacifisti a oltranza, ma sui morti nessuno aveva voglia di scherzare.”
“Nipotino, la tua vis oratoria mi fa accapponare la pelle.”
“Cazzate, nonno. Sto solo ripetendo frasi del videogioco Special Operations Combat VI: Mission for Oil. Non sono neanche certo di averle capite tutte.”

“Beh, c’è poco da capire, piccolo. L’Italia del XXI era effettivamente un paese in cui il valore della morte e del sacrificio erano chiari a tutti, e giustamente ad ogni morte di un valoroso in guerra l’intera nazione si fermava a piangerlo e a commemorarlo.
Volevi un tema? Scrivici questo, nel tema. Che poi andiamo al parco.”
“…Aspetta, aspetta… allora: Gli italiani del XXI secolo erano persone civili che sapevano tributare il dovuto omaggio ai loro connazionali caduti…
“In guerra.”
“Giusto, …in guerra. Perché morire in guerra era morire da eroi…
“Bravo.”
…mentre le altre erano morti da pirla. E per quelle, niente onori di Stato.
“Morti da pirla? Ma di che parli, nipotino?”

 
solo-mala“Di quest’altra scheda, nonnino. Tratta dal rapporto di una commissione parlamentare sugli errori sanitari presieduta da Leoluca Orlando.”
“Errori sanitari?”
“Morti in ospedale, nonno. Malasanità.”
“Ah. Poveretti. E ce ne furono molti?”
“Secondo questi dati, negli stessi anni in cui si combatteva in Iraq e in Afghanistan, negli ospedali italiani si moriva al ritmo di circa un decesso al giorno.”
“Un morto al giorno??”
“Qualcosina di più, in effetti. E questo in base ai dati di una commissione parlamentare. Non mi stupirei se il dato reale fosse leggermente, come dire, diverso.”
“Diavoli. Il famigerato effetto questura.”
“Proprio quello. Quindi, nonnino (passami la calcolatrice, per favore), questo vuol dire che, nei sette anni di conflitti in Asia, a casa sono morte… oltre 2.700 persone. Più di 40 volte il numero dei morti in guerra.”
“All’improvviso, ho la gola secca.”

 
solo-lavoro“Posa la boccia, nonno. C’è la terza scheda.”
“Oddio, c’è una terza scheda?”
“Sì, l’ultima. Quella che riguarda i morti sul lavoro.”
“Oh-ho.”
“Questa è facile da leggere. E’ un foglio elettronico ufficiale dell’Inail.”
“E che cosa diceva l’Inail, nipotino?”
“Diceva che in quegli anni gloriosi si registravano 3 morti sul lavoro al giorno.”
“Ossignur.”
“Che sarebbe qualcosina oltre i 7.670 decessi in sette anni. Più di cento volte i morti in guerra.”
Gisuscraist.”
Uoot?”
Nazin. Sono colpito dai tuoi numeri, nipotino.”
“Provo a metterli in un grafico. La maestra dà via di matto, per un buon grafico.”

Isto

“Ben fatto, nipotino, ben fatto. Molto preciso. Io però ho una certa età, e con i numeri mi impadello un po’.”
“Allora te ne faccio un altro. Ti piace questo? Fa vedere che per ogni italiano morto in guerra c’erano 41 connazionali che morivano a causa di errori ospedalieri, e 116 in incidenti sul lavoro.

morire perchè

“Ecco, bravo nipotino, qui mi ci ritrovo già di più.”
“Ti ci ritroverai tu, nonno. Io invece sono un po’ perso. Perché adesso, come lo concludo questo tema?”
“Beh, nipotino. Dopo tutto quello che mi hai fatto vedere, direi che potremmo concludere che nel lontano XXI secolo i morti in guerra erano onorati, pianti e medagliati. I morti in pace, invece, no.”
“Sì, ma perché?”
“Eh, perché. Era un’usanza.”

“Un’usanza del menga. Uno che parte per la guerra non dico che se la vada a cercare, nonno, però magari un pensierino alla possibilità di restarci secco ce lo dovrebbe fare, no? Voglio dire, le guerre sono studiate apposta: chi fa più morti, vince. Quindi insomma non è che la morte di un soldato sia poi un fatto così imprevedibile, no?”
“Sì, ma…”
“Direi che è molto più sorprendente andare in un posto fatto apposta per curarsi e non uscirne più. O andare al lavoro e non tornare più a casa.”
“Certo, però…”
“Tra l’altro in quegli anni in guerra ci andavano solo volontari, mentre a curarsi o a guadagnarsi il pane uno mica ci andava per scelta, no?”
“Nipotino, questi sono tutti bei discorsi, ma retorici, un filino polemici, e soprattutto fine a sè stessi. Atteniamoci ai fatti.”

“Okay. Allora scrivo. Conclusione: i morti in guerra muoiono per mano del nemico, che per definizione è brutto crudele e vigliacco, e quindi è tutta colpa sua.”
“Oh, bravo.”
Sui morti in pace invece aleggia la possibilità che la colpa sia di chi non fa le leggi,
di chi non le fa rispettare,
di chi non denuncia (o non persegue) chi le trasgredisce,
e soprattutto di chi si incapponisce a votare gente che permette tutto questo.
La colpa, insomma, è nostra
.”

“Ehi, ma…”
E quindi meglio spazzare tutto sotto il tappeto. Onore agli uni, silenzio agli altri.”
“Erede, senti…”
E se le statistiche dicono che è più probabile uscire indenni da un’imboscata ad un checkpoint che da un’operazione di appendicite… Che è più pericolosa una liposuzione di un giro in ascensore con un kamikaze… Che è cento volte più facile uscire indenne da un Lince bombardato che da una cisterna da pulire… O che un cantiere edile nel centro di Milano fa molta più paura della Irish Road di Baghdad…
…Va bene così.
Perché siamo noi a volerlo.

“Nipotino, fermati. Tutto questo è… è…”
“Corretto.”
“E dove lo metti il lieto fine? Non voleva quello, la maestra?”

“Sì, ma ora non ne ho voglia.Vado a giocare a Commando Destroyer XII: Kill The Beggars.”
“No, aspetta. Prima il finale…”
“Il finale? Guarda nonno, proprio non mi va.”
“…Massì, forse hai ragione. Tanto di lieto fine, qui, neanche l’ombra. Bah. Che se ne vada pure a morì ammazzato, il finale.”

“Sì. In guerra, però. Altrimenti ci fa una figura da pirla.”
 


 

citazioni

 


Fonti dei dati:

Morti in Afghanistan da inizio missione ISAF (2004) al 1 novembre 2010: 34 (Rif. icasualties.org e Corriere della Sera).

Morti in Iraq da marzo 2003 al 1 novembre 2010: 33 (Rif. icasualties.org)

Malasanità. Da fine aprile 2009 a settembre 2010: 242 episodi, di cui 163 hanno causato la morte del paziente. Dati forniti dalla commissione parlamentare sugli errori sanitari presieduta da Leoluca Orlando (Rif. Il Secolo XIX)

(Non si trovano statistiche ufficiali, nemmeno sul blog personale di Leoluca Orlando. Prendendo per buono il dato de Il Secolo XIX, 163 morti in 5 mesi, significa poco più di 1 al giorno e 2.738 in 7 anni. )

Morti sul lavoro: 3 al giorno, dati Inail. In 7 anni: 7.671

Fonte immagini: Afterfindus. Si ringrazia la Lego SpA per la gentile quanto inconsapevole fornitura dei modelli.

 

Discussione

11 pensieri su “Oh, no (ri) di Stato

  1. Poffarbacco, queste sono parole che costeranno care. Prendersela con una delle caste é impresa che non lascia scampo. Comunque, come per il boicottaggio della bronchite, non sarai solo.
    Il tempo di raccogliere le informazioni e ne riparleremo.

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    Pubblicato da viman | 5 aprile 2014, 8:12 PM
    • Mi piace prendermela con le caste. E in modo particolare con le caste e pure (ah, Laura Antonelli, tormento di gioventù…).

      Dici che dando i numeri ho dato i numeri? Che non conto più niente? Che ho i calcoli al fegato?
      Mah.
      Tematica.
      Crudele.

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      Pubblicato da niarb | 5 aprile 2014, 8:45 PM
      • Grande NIARB, grazie per la buona novella. Per un attimo ci ho creduto pure io.
        Purtroppo, il fanciullo ci ha fregati ambedue, anzi ambetré, contando il nonno.

        Non parliamo del Leoluca Orlando che, già visto in fotografia, non inspira molta fiducia, sembra un ” ‘nimalon da foss” (selvatico da penna o’ da pelo, abitudinario dei fossi d’irrigazione, nel dialetto della bassa pavese).

        Insomma, le notizie che ci propinano sono troppo belle per essere vere. Infatti…….. sono false !

        Effettivamente, non é facile ritrovare il totale dei decessi per incidenti sanitari. Bisogna spulciare i rapporti dell’ONU, dell’OMS ed incrociare i dati con varie publicazioni universitarie. Pero’, attenzione, i morti per errori sanitari non sono morti, sono vittime di Avvenimenti Indesirabili. Capito la finezza?

        Giusto per rovinarti la digestione ti fornisco qualche dettaglio, circa la carneficina annuale italiana.

        – Corriere della sera, 17.09.2004: 32.850 (90 morti al giorno)
        – G.Remuzzi, Dir.Ist. Mario Negri, di Bergamo: “…il doppio dei morti in incidenti stradali…”
        – Il Giornale, 06.11.2003: 34.000 morti
        – Associazione anestesisti, : 14.000 morti
        – Assinform: 50.000 morti
        http://www.spid.it, Malasanità in Italia: 28 a 30.000 morti

        Siamo messi male, dirai tu. Si e no, per una volta non siamo il fanalino di coda. Secondo i rilevamenti PIU’ OTTIMISTICI del 2011, c’é chi sta meglio e chi stà peggio.

        – USA, O.M.S. & SENIC: 850.000 storpi e 95.000 morti
        – U.K., Dep.of Health: 800.000 storpi e 40.000 morti
        – Francia, E.N.E.I.S.: 450.000 storpi e 10.800 morti
        – Belgio, K.C.E.: 20.000 storpi e 2.600 morti
        – Italia, M.S.P.: 320.000 storpi e 14.000 morti

        A livello mondiale, sempre secondo le stime le più ottimistiche, 234 milioni di operazioni chirurgiche annuali, sfornano: 7 milioni di storpi e 1 milione di cadaveri. O.M.S. dixit ! Questo solo per quello che riguarda le operazioni, aggiungendo tutti gli altri errori, l’O.M.S. stima sempre per difetto, che i morti siano il doppio o’ il triplo dei decessi per incidenti stradali, dunque, da 2,6 a 3,9 milioni l’anno.
        Capito?

        Giusto per dare un’idea, tutti i conflitti armati in corso non fanno che 306.600 morti all’anno.
        L’ho sempre detto io che i militari sono dei dilettanti!

        Per concludere, una buona ed una cattiva notizia.

        La buona é che fare la sentinella a un deposito di salsicce a Bagdad é meno pericoloso che telefonare al Fatebenefratelli.

        La cattiva é che, secondo David Classen del U.S. Health Affairs (Ap.2011, vol.30, n°4 581-589) soltanto un terzo degli errori sanitari gravi verrebbe dichiarato e integrato nelle statistiche.

        Grazie per l’ospitalità.

        Piace a 1 persona

        Pubblicato da viman | 11 aprile 2014, 2:52 PM
        • Certo che avere a disposizione un Viman è una bella comodità.
          Ci si possono permettere inesattezze, approssimazioni e svarioni anche selvaggi, tanto poi ci pensa lui a farsi il mazzo come si deve, reperire altre fonti, correggere il tiro e salvare la reputazione del blog. Grazie Viman, mio prode dream editor!

          Sia come sia, è chiaro che il dato dei morti per malasanità non è così semplice da reperire, né così cristallino. E meno male che siamo nell’era dell’infomazione.
          Il dato che avevo estrapolato io dal rapporto del ‘nimalon da foss (bellissimo! 🙂 ) era di 1 morto al giorno.
          Tu mi vai dai 38 dell’Associazione Anestesisti ai 137 dell’Assinform. 137 morti al giorno??
          Altro che guerra. In una guerra con bollettini del genere ci si arrende dopo una settimana.

          Se conti che in Italia nascono circa 500.000 bambini l’anno, significa 1.370 al giorno. Che per un puro caso del destino è uguale a 137 x 10.
          Quindi su dieci neonati rosei e scagazzanti, uno di loro sarebbe statisticamente destinato a lasciarci le penne per colpa della malasanità?
          Aridatece gli sciamani!

           
          Ho meno chiara la faccenda degli storpi. Cos’è uno storpio? Uno che sotto i ferri non muore ma rimane comunque offeso non necessariamente diventa storpio. Tipo se ti cavano le ovaie per errore, ti sconnettono un rene, ti forano un polmone, ti recidono un nervo o cose simili, esteriormente non si nota. O forse chissà, sono troppo legato all’immagine biblica dello storpio quale creatura zoppicante e scanchignata.
          Resta che, qualsiasi cosa sia un o storpio, non è una bella classifica.

           
          E infine, relativamente a quella che chiami “cattiva notizia”, io sono ***assolutamente*** convinto che siano cifre fenomenalmente sottostimate. E’ quello che ho chiamato “effetto questura”.

          E a riguardo della “buona notizia”… Ovvio che un deposito di salsicce a Baghdad è un posto tranquillo. Non sono musulmani? 😉

          Grazie ancora per il contributo!

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          Pubblicato da niarb | 12 aprile 2014, 6:42 PM
          • Grande e magnanimo NIARB, sò perfettamente che spesso dai i numeri (si fa per dire) che non sono giusti soltanto per lasciarmi l’illusione di non essere completamente inutile. Sapessi come sono felice.

            Effettivamente trovare dati del genere é estremamente difficile. Se vuoi conoscere il numero degli ornitorinchi o’ degli orsetti lavatori, trovi almeno una decina di siti che te lo danno con tolleranza zero. Te lo danno: per colore, sesso, metro quadro di pelliccia, kiligrammo e colore degli occhi. Per i morti di malasanità, invece niente, forse perché sono pudicamente repertoriati come vittime di “Avvenimenti indesiderabili gravi”. Capito l’antifona?

            Comunque il dato ricorrente é da 2 a 3 volte i morti per incidenti stradali.

            Ho usato la parola storpio perché suonava bene, però intendevo coloro che escono dalle grinfie di un dottore gravement menomati. Avrei dovuto dire andicappati, ma pare che oggi sia una parola che ti candida direttamente alla gogna per discriminazione. Non sono sicuro, ma é meglio essere prudenti.

            Non so come la pensi tu, però gestire un deposito di salsicce a Bagdad é come fare una grigliata di costolette di maiale nella moschea di Ramallah.

            Buona notte ed attento alla salute.

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            Pubblicato da viman | 12 aprile 2014, 11:37 PM
          • Hai ragione. Oh, quanto hai ragione.
            Sul fatto che recuperar dati su “avvenimenti indesiderabili gravi” sia un’odissea, mentre su tomelate inutili alla nostra esistenza sia una passeggiata, naturalmente.
            Non so se tu abbia ragione anche sulla grigliata a Ramallah. E, ti dirò, è uno di quei dubbi che credo proprio mi terrò stretto. 😉

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            Pubblicato da niarb | 14 aprile 2014, 8:55 am
  2. Articolo bellissimo, complimenti! 🙂

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    Pubblicato da 21 | 6 aprile 2014, 3:59 PM
  3. Scusa NIARB, mi si é assopita la tastiera prima che finissi. Però mi rimaneva solo un piccolo dubbio, magari tu saprai rispondere.

    Quella carogna di Slobodan Milosevic sembra abbia ammazzato 2.000 persone. Il T.P.I. non ha avuto pace fino a quando non é riuscito a fargli un mazzo grande come il traforo del Gran San Bernardo.
    Ben fatto, così impara.

    Ecco, mi chiedevo cosa succederebbe se la Carla Del Ponte sapesse che il ministro della Sanità recluta i propri collaboratori trà i serial killers e stermina 30.000 italiani ogni anno?
    Non sarebbe genocidio?

    Ardua questione. Comunque, mi hanno lasciato la scelta trà: farmi operare di appendicite a Milano o’ aprire una salumeria a Nassirya.

    Ci sentiamo da Nassirya.

    Piace a 1 persona

    Pubblicato da viman | 13 aprile 2014, 4:18 PM
    • Cerchiamo di non esagerare.
      Comunque mi dicono che con l’appendice un po’ infiammata non è poi la fine del mondo. E, ti segnalo, con l’affettatrice elettrica me la cavo alla grande. In caso di (mio) infortunio, tienimi presente… 😉

      P.S. Molti eoni fa mi fratturai la terza vertebra lombare. Il noto primario di un noto reparto ortopedico di un noto ospedale tricolore mi evidenziò con un pennarello la zona secondo lui offesa, contando – un, due, tre – a partire dalla prima vertebra cervicale, cioè dal collo.
      E alle mie proteste, sosteneva di avere ragione.

      Che posso dire? Che nonostante quella (tecnicamente) faccia da culo (dico tecnicamente per isomorfismo con la sua visione del corpo umano), a me è andata molto meglio che a Milosevic e a Saddam.
      La salute, come diceva il mio saggio nonno, è davvero la cosa più importante.

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      Pubblicato da niarb | 13 aprile 2014, 5:42 PM
  4. Ho sempre sospettato che fossi un extra-terrestre. Però, solo tré vertebre mi sembrano pochine.
    La salute é come la mamma, ce n’é una sola.

    "Mi piace"

    Pubblicato da viman | 13 aprile 2014, 7:09 PM

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