Credete forse che i vostri politici siano un branco di pazzi, incompententi casinisti?
Che non abbiano le idee chiare, che si contraddicano, che sguazzino a dar aria al palato?
Pensate che con timonieri così, il destino che ci attende altro che Titanic, altro che Exxon Valdez, altro che Costa Concordia?
No, gente, non è così.
Cioè, magari è davvero così, ma sta a noi fare qualcosa.
Dobbiamo andargli incontro.
Aiutiamoli.
Loro, poveretti, sono confusi.
Per provarci, ci provano. E’ il mondo intorno a loro che è complicato.
Il paese che dovrebbero amministrare va a rotoli, il consenso che gli dà forza si disperde, gli esempi degli altri paesi non li capiscono.
Lo capite? Sta davvero a noi dargli una mano.
Perché, vedete, loro si rendono conto che il giochino gli sta sfuggendo di mano, che sul nulla non è divertente regnare, e che essere i primi degli ultimi non è poi un granché.
E cercano disperatamente di fare qualcosa: si impegnano, ci danno l’anima.
Ma proprio non ce la possono fare. Vanno a casaccio. Si contraddicono.
Cerchiamo allora di farglielo capire.
Perché:
Dall’altro sudano sette camicie per elaborare una legge di stabilità.
E nel frattempo dichiarano di volersi mantenere fedeli a una politica di rigore e austerità.
Tutto insieme.
Non è chiaro? Dobbiamo aiutarli.
Proviamo a fargli capire.
Proviamo a fargli capire che questi tre concetti, tutti insieme, proprio non ci stanno.
Si elidono l’uno con l’altro. Si annullano a vicenda.
Come tre gattini famelici dentro alla stessa cesta, con una sola polpetta a disposizione.
Come tre culi per la stessa automobile, o meglio come un culo per tre automobili diverse (vero, presidente Errani?).
Sia ben chiaro: non ne faccio una questione politica. Per carità, non oserei mai.
Ne faccio una questione semantica.
O cresci, o ti riduci, o resti stabile. Non è che puoi fare contemporaneamente tutte e tre le cose.
Perché crescere vuol dire crescere, avere più cose, più soldi. Rigore e austerità voglion dire averne meno, stringere la cinghia. E stabilità vuol dire, guarda un po’, restare uguali.
E’ un paradosso, un triplo ossimoro, un anello di Moebius logico, oppure, per restare in tema geometrico, un cilindro avvolto su stesso.
Un grosso cilindro.
Marrone.
Pressoché fecale.
Per cui cerchiamo di spiegarglielo. A me, così, di getto, viene in mente solo qualche esempio.
Spero possiate aiutarmi voi, con qualcosa di ancor più chiaro.
Non si può andare in palestra per dimagrire dopo una colazione a base di bomboloni alla crema, e avere in progetto per il pomeriggio di chiudersi in una beauty farm per conservarsi identici a sè stessi.
Non ha senso cercare cercare un maglione nero della stessa tonalità di certi pantaloni bianchi e, soprattutto, che non faccia caldo.
Non si può pretendere di prenotare le vacanze in un posto in riva all’oceano, in cui respirare una sana aria di montagna, e con un paesaggio familiare che ci ricordi quello di casa.
Non si può prendere la Freccia del Sud per andare a nord e nel contempo porsi come obiettivo di non muoversi dal proprio salotto.
Non si può andare con una olgettina e restare fedele alla propria moglie, senza violare il proprio ideale di castità. A meno che non si sia sposati con un’olgettina frigida, naturalmente.
Insomma, o vai su, o vai giù, o stai fermo lì.
Tutte e tre insieme, non funzia.
Per favore, aiutatemi a dirlo meglio.
Cioè, in pratica vuoi dirmi che quando vado a mensa e prendo un’insalata per tenere stabile il peso, poi mi mangio un Magnum per crescere in dolcezza, in realtà non sto seguendo rigore ed austerità?
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Stai perseguendo una politica di crescita temperata da venature deflazioniste che, in ottica di purismo liberista propriamente detto, lanciano segnali asimmetrici al mercato.
Giusto per restare sulle teorie macroeconomiche più consolidate, sappi che poche cose preparano lo stomaco al Magnum meglio di un piatto di pastasciutta e di un secondo a base di salsiccia e peperoni alla brace. Questo dice l’economia.
Anzi, per restare in tema con la mia rubrica, l’EGO-nomia.
Arrivederci in osteria 🙂
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Grande niarb, non é che sarai troppo buono con loro?
Se vuoi che ti dica la mia, non mi pare proprio che ‘vadano a casaccio’ io ho piuttosto l’impressione che ci considerino come un bufalo considera un ciuffo di lattuga.
Parlano trà di loro e per darsi importanza, ogni tanto ti inventano una nuova balla, giusto per ingannare il tempo. Di quello che pensa il popolo sovrano, non gliene frega una mazza. Se vuoi fregare la cicoria a un lombrico, mica hai bisogno di chiedergli se é d’accordo.
Non si puo’ neppure dar loro torto, in fin dei conti, sono sessant’anni che li votiamo.
Vedrai che non appena ne avranno l’occasione ci appiopperanno una nuova tassa. Non per cattiveria, giusto per farci capire quanto si preoccupano di far quadrare il bilancio, non si puo’ volergli male.
Perché dovrebbero cambiare?
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Sono fondamentalmente d’accordo con te. Ho smesso da un pezzo di dare ai politici la colpa di qualsiasi cosa. Anzi, quasi quasi li ammiro.
Sono gente in gamba, e in fondo hanno ragione. Fanno tutto quello che noi gli permettiamo di fare. Niente di più.
Chi ha davvero colpa è chi continua a votarli, e a volte si sdegna un po’, ma in fondo non scatena mai il finimondo quando escono dal seminato e fanno qualche porcata.
Inutile dare la colpa al cagnolino, se strappa le tende e caga sul divano. Il colpevole è chi lo lascia gironzolare libero per casa.
Mi rendo anche conto che, in una paese a larga maggioranza di ignoranti, la classe politica sia per definizione votata a rivolgersi alla massa disattenta, incolta e bovina, e non alle persone intelligenti.
Però forse a volte questo (giustificato) senso di onnipotenza provoca qualche inciampo, o porta a straparlare. In effetti l’unico motivo che mi ha portato a scrivere questo articoletto è l’osservazione divertita che tutti questi autorevoli “dotti medici & sapienti”, a furia di prendersi sul serio, sono arrivati a elaborare una sofisticata ricetta economica composta da tre concetti che si contraddicono tra loro!
Non è buffo?
Ed è particolarmente buffo che nessuno si prenda la briga di farlo notare anche a loro. Non per screditarli o cacciarli via, ma solo per il gusto di osservarne un eventuale istante di momentaneo imbarazzo.
Rien à faire. Servi della gleba, e felici di esserlo.
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Hai ragione su tutta la linea, purtroppo.
Però, forse, sei troppo buono con loro e ti sarà fatale.
Dopo aver sentito parlare un Di Pietro o’ una Del Turco, lecito é il dubbio che non conoscano il significato delle parole. Quindi, probabilmente hanno espresso tré concetti letti da qualche parte e dei quali ignorano assolutamente il significato.
Ammetti che sono parole che suonano bene e devono essersi detti ‘se noi non capiamo, il popolo, che é meno intelligente di noi, capirà men che meno’.
Certuni diranno “perché meno intelligente ?”
Risposta “perché da sessant’anni li votiamo per rappresentarci” e loro, come noi sanno benissimo che alle prossime elezioni, li voteremo ancora.
Buona serata
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“Troppo buono” non è una locuzione che sia stata usata tanto spesso per descrivermi, qui tra i ragazzi della Legione Straniera.
A parte quella volta che fui catturato dai cannibali, ma questa è un’altra storia…
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