“L’Italia è il più bel paese del mondo.”
Così diceva mio nonno. Che in realtà non era mia nonno, ma il nonno del nonno del nonno di un mio lontano antenato.
Comunque non è il caso di star lì a sottilizzare.
“L’Italia è il più bel paese del mondo,” diceva.
Non so che dire: oggi, se mi guardo intorno, vedo solo ghiaccio.
Il che tutto sommato è normale, dopo una glaciazione.
“L’Italia è il più bel paese del mondo.”
Ne era davvero convinto, il bis-bisnonno. “E’ un fatto,” diceva “c’è poco da blaterare.”
Ma resta il fatto che, nel mondo, tutti ci invidiano. Abbiamo più opere d’arte e monumenti di chiunque altro, e anzi se gli egiziani ci vendessero le piramidi avremmo tutto noi. Sul piano paesaggistico non c’è niente come il mare della Sardegna, i borghi della Toscana e le cime delle Dolomiti.E poi siamo gente calda, ospitale, simpatica.
E non dimentichiamo che come si mangia in Italia, non si mangia da nessuna altra parte.”
Forse era davvero così. Per me è difficile giudicare.
Oggi, oltretutto, c’è la crisi. Il credit default swap sulle sardine ha raggiunto livelli preoccupanti.
Ma c’era la crisi anche ai tempi del bis-bisnonno. Però lui se la rideva.
Quando anche l’ultima industria avrà chiuso, quando l’ultimo campo sarà marcito, quando anche tutto il terziario verrà rapito dagli alieni, a noi resterà sempre il turismo.
Potremo riconvertirci tutti quanti in albergatori, ristoratori, ciceroni e gondolieri, e avremo comunque un futuro prospero e assicurato.
Le meraviglie che abbiamo ereditato dai nostri antenati, e quelle che abbiamo avuto per botta di culo dalla natura [era volgarotto, il bisnonno], tutto questo costituirà sempre un irresistibile magnete in grado di attrarre visitatori e turisti da ogni angolo del mondo”.
Mi sono tornate in mente le parole del bisnonno perché oggi, mentre zappettavo nell’orto della lattuga iceberg, è sbucato fuori dal ghiaccio un grosso librone.
Si tratta di uno studio del World Economic Forum intitolato “The Travel & Tourism Competitiveness Report 2013“, che se non avete familiarità con l’inglese significa: “Superclassifica show dei paesi più interessanti per i turisti di tutto il mondo”. O qualcosa di molto simile.
E’ un ponderoso tentativo di misurare quanto i vari paesi offrano a quanti volessero andare a visitarli.
E’ un gran bel libro, proprio dello spessore che mi serviva per raddrizzare la credenza.
Prima di utilizzarlo, però, ho voluto darci un’occhiata.
E qui voglio dirvelo: dovreste essermi grati. Perché vi sto risparmiando la goduria di spatozzarvi 517 pagine (yes, cinquecentodiciassette), con un sacco di numeri e neanche una figurina.
La prima cosa interessante che dice il Rapporto è che il turismo è una cosa seria. Non è una faccenda di pensioncine familiari o di chioschi delle piadine: l’industria del turismo globale muove qualcosa come seimila miliardi di dollari, il 9% del PIL mondiale.
E dà lavoro a oltre 250 milioni di persone: 120 milioni di operatori diretti più altri 125 milioni in aziende che lavorano per il settore.
Che sarebbe a dire: ogni undici lavoratori sul pianeta, uno lavora nel turismo.
Andare in ferie quindi è un preciso dovere civile, un gesto concreto per dare slancio all’economia mondiale.
Ditelo al vostro capo.
Come intuiva già il mio bis-bisnonno, oltretutto, il turismo non conosce crisi.
Certo, si sentono spesso addetti ai lavori che piangono miseria, e probabilmente le cose potrebbero andare meglio. La World Trade Organization, però, ha calcolato che il numero delle persone che hanno viaggiato per turismo nel 2012 è cresciuto del 4% rispetto all’anno precedente, e prevedeva che nel 2013 il trend sarebbe continuato. Crisi, quindi, per modo di dire.
Con queste premesse, mi sono tuffato felice nella lettura, anche per sfatare un’antica leggenda familiare che vede il bis-bisnonno un avido consumatore di sostanze naturali psicotrope.
Ora, non vorrei tediarvi oltremodo con i dettagli numerici, i metodi di calcolo, gli indici di riferimento e tutto il resto. Se avete questo tipo di perversione, il rapporto ve lo potete scaricare anche voi, qui.
Vi dico soltanto che l'”appetibilità turistica” è stata calcolata combinando la bellezza di 75 indicatori, che rientrano in tre categorie principali:
- aspetti normativi e legislativi, ovvero quanto le leggi di ciascun un paese favoriscono o incasinano la vita ai turisti e agli operatori turistici;
- aziende e infrastrutture disponibili, ovvero quanto un paese mette a disposizione in termini di alberghi, ristoranti, aeroporti, noleggi auto, sportelli bancomat e robe del genere; e
- beni culturali, risorse naturali e predisposizione delle persone. Se devo spiegarvi anche questa, siamo nei guai.
A questo punto, voce ai numeri.
I paesi investigati sono centoquaranta, praticamente tutti quelli a cui potete pensare.
E su 140 paesi investigati, secondo voi l’Italia che posizione occupa?
Non ne avete idea?
Provo ad aiutarvi.
In Italia abbiamo: la torre di Pisa, il monte Bianco, Venezia, i bronzi di Riace, i trulli di Alberobello, la reggia di Caserta, l’arena di Verona, i fori romani, il Cervino, Cervinia, piazza della Signoria, Aquileia, il Vesuvio, l’arcipelago della Maddalena, il duomo di Milano, la colonna traiana, la mole antonelliana, il castello estense, il castello sforzesco, la galleria degli Uffizi, il Palio di Siena, la cascata delle Marmore, il Palazzo Reale di Monza, Urbino, la Maremma, la Versilia, le Cinque Terre, la penisola di Orbetello, Santa Maria Maggiore, il Colosseo, il Pantheon, la basilica di Massenzio, i nuraghe, la valle dei Templi, il Gargano, il Salento, Cortina d’Ampezzo, via Montenapoleone, il museo Genus Bononiae, l’Etna, le grotte di Frasassi, gli affreschi di Santa Maria delle Grazie, la riviera romagnola, il teatro di Agrigento, le due torri di Bologna, le pitture rupestri della Valcamonica, Portogruaro, il parco dello Stelvio, San Gimignano, il lago Maggiore, palazzo Barberini, palazzo Farnese, Villa Adriana a Tivoli, il Vaticano, il museo della Ferrari, Gardaland e Mirabilandia, l’orto botanico di Padova, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Novella, i sassi di Matera, la costiera amalfitana, piazza Navona, la foresta umbra, le isole Eolie, viale Ceccarini a Riccione, la necropoli di Marzabotto, il castello di Gradara, i colli Euganei, i borghi della Toscana, e due o tre altre cosette.
Quindi siamo al 26° posto.
Su 140 nazioni.
Appena sotto al podio, eh?
(Però tranquilli: nel 2011 eravamo al 27° posto su 139, quindi siamo migliorati da matti).
Sopra di noi ci sono (dal primo al venticinquesimo posto): Svizzera, Germania, Austria, Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Canada, Svezia, Singapore, Australia, Nuova Zelanda, Olanda, Giappone, Hong Kong, Islanda, Finlandia, Belgio, Irlanda, Portogallo, Danimarca, Norvegia, Lussemburgo, Malta e Corea del Sud.
Evidentemente, tutti più predisposti di noi ad accogliere turisti, tutti con infrastrutture migliori, e tutti più bravi a valorizzare le loro esorbitanti risorse storiche e naturali.
Vogliamo farci un po’ più di male?
Eliminiamo dall’elenco lì sopra tutti i paesi non appartenenti al vecchio continente, così che sia ancora più chiaro: siamo al 18° posto in Europa.
Ultimi tra i paesi con le palle.
Insomma, nella classifica mondiale dei paesi più appetibili per il turismo, ai primi 5 posti ci sono 5 paesi europei.
Ma non l’Italia.
Tra i primi 20 classificati, poi, addirittura 13 sono europei.
Ma noi non ci siamo.
Francamente, fa pensare.
Relativamente a quelle tre macrocategorie di cui sopra, quanto ad aspetti naturalistici, culturali e comportamentali siamo al 14° posto. Quanto a infrastrutture, siamo al 29°. Quanto ad aspetti legislativi, addirittura al 50°.
Non c’è di che ammazzare il vitello grasso.
Non so come la vediate voi. Dal mio punto di vista, per fregiarvi del titolo di “paese più bello del mondo” voi ragazzi del XXI secolo fate sfoggio di certo ottimismo.
Ma dov’è che andiamo bene, e in che cosa voi antenati avete ancora parecchio da lavorare?
Non volevo davvero farlo, e invece eccomi qua.
A ficcare il naso, uno per uno, nei 75 parametri esaminati dal World Economic Forum.
Eccoli qui per voi, raggruppati in 14 macrogruppi – come i dodici apostoli, più Cip e Ciop.
Bon voyage.
NOTA IMPORTANTE: indipendentemente da come ho tradotto le domande (abbiate pietà di me), le classifiche sono strutturate in modo che nelle prime posizioni ci siano i paesi virtuosi, e in basso gli scalzacani. Buona lettura.
Primo gruppo: politiche, regolamenti, norme (complessivamente, 100° posto su 140, da brivido)
1.01. Incidenza di aziende di proprietà straniera: 115° posto.
[1° Lussemburgo, 2° Slovacchia, 3° Singapore]
Indica quanto investire in Italia sia interessante per gli operatori turistici stranieri. Al 4° posto c’è la Gran Bretagna. Tutti gli altri paesi “Top” sono tra i primi 50.
Noi siamo talmente in basso in classifica che se ci mettiamo sulla punta dei piedi possiamo grattare la pancia ai vermi.
Ultimo posto per l’Iran, chissà com’è.
1.02. Quanto le leggi vigenti proteggono i diritti di proprietà (e le finanze) degli investitori: 67° posto.
[1° Finlandia, 2° Svizzera, 3° Singapore, 4° Lussemburgo]
E questo spiega il punto precedente. I paesi seri non vanno oltre il 42° posto. Noi il 42° posto ce lo sogniamo.
Fanalini di coda: Haiti e il Venezuela.
1.03. Protezione legislativa degli investimenti stranieri: 122° posto.
[1° Irlanda, 2° Singapore, 3° Bahrein]
Terrificante. Chi può essere così scemo da venire a spendere i suoi soldi qui?
Siamo messi peggio di Serbia, Bulgaria e Benin, lontani anni luce da Burkina Faso, Botswana, Camerun e Honduras.
A chiunque faccia le leggi, e a chiunque sia preposto a farle rispettare, un calorosissimo “grazie”.
1.04. Numero di paesi i cui cittadini sono esenti da necessità di visto: 58° posto.
E vabbé.
1.05. Numero di trattati bilaterali sui servizi aerei: 56° posto.
Niente di che.
1.06. Trasparenza delle politiche governative (cioè facilità di ottenere informazioni sulle leggi attinenti la propria attività): 135° posto.
[1° Singapore, 2° Finlandia, 3° Nuova Zelanda]
Pietoso, eh? Ce la giochiamo a pari merito con templi del diritto come Ciad e Yemen.
Sotto abbiamo soltanto Madagascar, Venezuela, Haiti e Algeria.
1.07. Numero di giorni necessari per aprire un’attività: 16° posto.
[1° Nuova Zelanda con un giorno, 2° Australia, Georgia, Macedonia e Hong Kong con due giorni]
Siamo a pari merito con USA, Danimarca e Mauritius. Il nostro dato è sei giorni, e a quanto ne so è una pia illusione. Comunque.
Penultimo posto per il Venezuela con 144 giorni.
Non pensate di fare business in Suriname, che chiude la classifica a 694 giorni. In effetti, a quanto si sa, Steve Jobs non ha mai pensato di spostare il suo quartier generale in Suriname.
1.08. Costi per avviare un’attività: 92° posto.
[1° Slovenia, 2° Danimarca, 3° Irlanda]
Vengono dopo di noi in classifica solo paesi in cui non aprire un’attività non ha assolutamente senso.
1.09. Impegno nell’osservanza dei trattati GATS: 92° posto.
Secondo gruppo: Sostenibilità ambientale (complessivamente, 53° posto su 140)
2.01 Rigore delle normative ambientali: 52° posto.
[1° Germania, 2° Finlandia, 3° Svizzera]
I paesi sensati si piazzano ai primi 15 posti.
Noi siamo dopo Lituania, Gambia, Namibia, Botswana e Uruguay, per capirci.
2.02. Rispetto delle normative ambientali: 84° posto.
[1° Finlandia, 2° Svizzera, 3° Germania]
Non solo abbiamo delle norme inadeguate. Non le rispettiamo neppure.
Fanno molto meglio di noi paesi come Zambia, Montenegro, Azerbaijan, Tajikistan, Etiopia, Cambogia, Nicaragua, Malawi, Ciad, Ecuador e Ghana.
2.03. Efficacia degli sforzi del governo per assicurare che lo sviluppo dell’industria turistica avvenga in modo sostenibile: 119° posto.
[1 Emirati Arabi Uniti, 2° Nuova Zelanda, 3° Singapore]
Facciamo peggio dell’Iran, tanto per capirci.
Solo per questo punto non si capisce come facciano a farci ancora entrare all’ONU.
Ringraziate chi avete votato negli ultimi vent’anni.
2.04. Contenimento delle emissioni di CO2: 101° posto.
[1° Burundi, 2° Mali, 3° Ciad, e non credo per scelta]
I peggiori sono Kuwait, Trinidad e Tobago e Qatar.
Ma… Trinidad e Tobago??
2.05. Contenimento del microparticolato nelle aree urbane (i famosi PM10): 41° posto.
[1° Venezuela, 2° Estonia, 3° Svezia, 4° Uganda]
La Svezia ne ha meno dell’Uganda? Wow.
Ultimo posto per l’Uruguay.
2.06. Specie a rischio di estinzione (sul totale delle specie presenti nel paese): 74° posto.
[1° Lussemburgo, 2° Svezia, 3° Svizzera]
All’ultimo posto la Russia, luogo idilliaco in cui più di una specie su tre rischia di scomparire. Notevole.
2.07. Ratifica dei trattati ambientali internazionali: 20° posto.
In testa c’è un pacchetto di 12 paesi che li ha ratificati tutti; a noi ne mancano un paio.
Si distinguono gli Stati Uniti al quartultimo posto.
Terzo gruppo: Sicurezza (nel senso sia di “safety” che di “security“: 44° posto complessivo su 140)
3.01. Incidenza sul costo del lavoro di crimine e violenza: 88° posto.
[1° per tranquillità Qatar, 2° Emirati Arabi Uniti, 3° Finlandia]
3.02. Affidabilità delle forze di Polizia: 38° posto.
[1° Finlandia, 2° Svizzera, 3° Singapore]
Abbiamo sopra di noi in classifica Cile, Ruanda, Barbados, Estonia e Georgia. No, dico, CILE, ci siamo capiti?
Non ci avrà mica per caso sbattuto giù in classifica la performance delle forze dell’ordine al G8 di Genova? Chi lo sa.
In ogni caso, la posizione peggiore se la giocano Repubblica Dominicana e Burundi.
3.03. Incidenti stradali (sul totale della popolazione): 22° posto.
[1° Hong Kong, 2° Malta, 3° Uruguay]
Da intendere: tanto più si è in alto in classifica, tanto meglio si guida. Il che la dice lunga su quanto tempo sia passato dall’ultima volta in cui sono stato a Malta.
Il posto peggiore per andare in giro in automobile è l’Egitto.
3.04 Incidenza della minaccia del terrorismo sui costi del business: 60° posto.
[1° Slovenia e Finlandia, 3° Islanda e Austria]
E’ interessante notare che gli Stati Uniti, il paese paranoide per eccellenza, siano al 120° posto: quindi ci preoccupiamo molto più noi di quanto non facciano loro.
Chi invece se ne sbatte davvero alla grande sono Egitto, Pakistan e Colombia.
Ovviamente è una pura coincidenza che ci fossero egiziani alla guida degli aerei suicidi del’11 settembre, che Bin Laden si nascondesse in Pakistan, e che la Colombia sia la culla mondiale del narcotraffico.
Quarto gruppo: Salute e igiene (29° posto complessivo su 140, nonostante il bidet)
4.01. Numero di medici (rispetto alla popolazione): 21° posto.
[1° Grecia e Austria, 3° Georgia]
4.02. Accesso a servizi sanitari: 1° posto – ma alla pari con altri 37 paesi.
E’ un requisito di base, non montiamoci la testa.
4.03. Accesso ad acqua potabile: 1° posto – ma alla pari con altri 39 paesi.
Anche questo significa solo che, tecnicamente, non facciamo parte del Terzo Mondo.
4.04. Ricettività ospedaliera (numero di letti ogni diecimila abitanti): 48° posto.
[1° Giappone, 2° Corea, 3° Russia]
Quinto gruppo: Importanza data ai viaggi e al turismo (complessivamente, 79° posto su 140, abbastanza triste)
5.01. Quanto l’industria del turismo è prioritaria per il governo: 96° posto.
[1° Barbados, 2° Nuova Zelanda, 3° Malta, Seychelles e Marocco]
Cercate di tenerlo a mente, la prossima volta che andrete a votare.
5.02. Percentuale di spesa pubblica dedicata a viaggi e turismo: 63° posto.
[1° Filippine e Seychelles, 3° Repubblica Dominicana]
“Chi non risica non rosica”, diceva Mickey Mouse.
5.03. Efficacia delle politiche promozionali per attrarre i turisti: 116° posto.
[1° Emirati Arabi Uniti, 2° Singapore, 3° Nuova Zelanda]
E’ una posizione francamente imbarazzante, e tutto sommato inspiegabile.
Pare quasi che ci amministra faccia del suo meglio per tenere i turisti lontani dalla Penisola.
Va detto che probabilmente occuperemmo una posizione migliore se solo non ci fosse stato il tragico videoappello di qualche anno fa dell’onorevole Rutelli sul portale http://www.italia.it: “Pliis visit Ittali”. Il mondo sta ancora ridendo.
5.04. Quantità di dati sul turismo disponibili: 16° posto.
5.05. Quantità di dati recenti sul turismo disponibili: 63° posto.
Dal 16° posto per i dati “storici” al 63° per i dati “recenti”: non c’è che dire, quanto al concetto di “miglioramento” abbiamo decisamente una marcia in più.
Sesto gruppo: Infrastrutture per il trasporto aereo (24° posto complessivo su 140)
6.01. Qualità delle infrastrutture per il trasporto aereo: 67° posto.
[1° Singapore, 2° Hong Kong, 3° Emirati Arabi Uniti e Olanda]
Il sessantasettesimo posto è imbarazzante. Il Guatemala, per dire, ci guarda dall’alto in basso.
6.02. Volume di traffico nazionale: 12° posto.
[1° Stati Uniti, 2° Cina, 3° Brasile]
6.03. Volume di traffico internazionale: 15° posto.
[1° Stati Uniti, 2° Gran Bretagna, 3° Germania]
6.04. Volume di partenze: 52° posto.
[1° Irlanda, 2° Seychelles, 3° Lussemburgo]
6.05. Numero di aeroporti (in funzione della popolazione): 70° posto.
[1° Islanda, 2° Seychelles, 3° Capo Verde]
6.06. Numero di linee aeree operative: 5° posto.
[1° Stati Uniti, 2° Germania, 3° Francia, 4° Gran Bretagna; poi ci siamo noi]
6.07. Collegamenti con i mercati di interesse: 81° posto.
[1° Singapore, 2° Hong Kong, Emirati Arabi Uniti, Olanda e Germania]
Qui viene un po’ il magone.
Tutti quegli aeroporti, tutte quelle compagnie, tutti quei voli… e trascuriamo le rotte più utili.
Se la cavano in modo egregiamente migliore posti come Giordania, El Salvador, Portorico, Lituania, Perù, Azerbaijan, Sri Lanka, Gambia, Honduras, Zambia, Nigeria, Ruanda, Uganda Montenegro, Albania, Colombia, Kazakistan.
Complimenti. Siamo dei veri strateghi.
Settimo gruppo: Infrastrutture per il trasporto terrestre (39° posto complessivo su 140)
7.01. Qualità delle strade: 57° posto.
[1° Francia, Emirati Arabi Uniti e Singapore, 2° Portogallo, Oman e Svizzera]
Da vergognarsi. Abbiamo strade peggiori di Corea, Cipro, Malesia, Croazia, Lituania, Barbados, Namibia, Ruanda, Turchia, Kuwait (e lì c’è stata la guerra, eh), Giordania, Swaziland, Panama, Gambia, Ecuador, Botswana, Georgia, e di un’altra quarantina di paesi.
Strano che il mondo ci snobbi, no?
7.02. Qualità dell’infrastruttura ferroviaria: 40° posto.
[1° Svizzera, 2° Giappone, 3° Hong Kong]
Si dice in giro che per far arrivare i treni in orari a noi serva una dittatura…
7.03. Qualità delle infrastrutture portuali: 88° posto.
[1° Olanda e Singapore, 3° Hong Kong]
Non male per un popolo di navigatori.
Non male per una penisola.
Non male per un paese al centro del Mediterraneo.
7.04. Qualità del trasporto terrestre (autobus, taxi, treni, camion, ecc.): 110° posto.
[1° Svizzera, 2° Hong Kong, 3° Singapore]
Probabilmente uno dei risultati più miserabili dell’intera classifica.
Fanno meglio di noi paesi che fa male solo a pensarci: Estonia, Malesia, Zambia, Guyana, Tajikistan, Georgia, Cipro, Repubblica Dominicana, Iran, Swaziland, Portorico, Mali, Montenegro, Honduras, Armenia, Senegal, Ghana, Uganda, Moldavia, Bulgaria, Pakistan, Yemen, Tanzania, Camerun, Cambogia, Macedonia, Malawi, Serbia, Botswana e Nigeria.
Siamo però meglio del Lesotho.
7.05. Densità della rete stradale: 22° posto.
[1° Malta, 2° Bahrein, 3° Belgio]
Quindi di strade ne abbiamo. E’ solo che non sappiamo gestirle.
Notevole.
Ottavo gruppo: infrastrutture turistiche (1° posto, da svenire!)
8.01. Numero di camere di albergo (in rapporto alla popolazione): 11° posto.
[1° Malta, 2° Cipro, 3° Grecia e Austria]
Austria al terzo posto? Boh.
8.02. Presenza delle (sette) principali compagnie di autonoleggio: 1° posto.
Aspettiamo a far festa. Siamo semplicemente alla pari con altri 30 paesi.
8.03. Quantità di bancomat che accettano carte di credito Visa (in rapporto alla popolazione): 7° posto.
[1° Corea, 2° Belgio, 3° Stati Uniti]
Se avete l’American Express, sono fatti vostri.
Nono gruppo: infrastrutture informatiche (prepariamoci a soffrire): 31° posto complessivo su 140
9.01. Uso delle tecnologie informatiche per le transazioni business-to-business: 101° posto.
[1° Finlandia, 2° Svizzera, 3° Austria]
C’è poco da dire. Siamo a livelli subsahariani.
9.02. Uso delle tecnologie informatiche per le transazioni business-to-consumer: 83° posto.
[1° Gran Bretagna, 2° Corea]
Come sopra.
9.03. Percentuale di abitanti che utilizzano Internet: 45° posto.
[1° Islanda, 2° Norvegia, 3° Olanda]
Il nostro posto è là, tra palme e cammelli.
9.04. Numero di linee telefoniche fisse (in rapporto alla popolazione): 32° posto.
[1° Taiwan, 2° Francia, 3° Germania]
9.05. Percentuale di utenti Internet a banda larga: 31° posto.
[1° Svizzera, 2° Olanda, 3° Danimarca]
Tra tutti i paesi industrializzati, siamo quelli che chattano, scaricano illegalmente e guardano pornazzi più lenti di tutti.
9.06. Percentuale di abbonamenti cellulari: 10° posto.
[1° Hong Kong, 2° Arabia Saudita, 3° Panama]
Un grande riscatto, una stoica prova di orgoglio. Non abbiamo un tubo di interessante da dirci, ma vogliamo dircelo subito.
9.07. Percentuale di abbonamenti cellulari a banda larga: 38° posto.
[1° Singapore, 2° Corea, 3° Giappone]
E ohp, si ripiomba nel medioevo.
Decimo gruppo: Competitività dei prezzi nell’industria turistica (134° posto complessivo su 140: meglio darsi alla tratta delle bianche)
10.01. Tassazione sui biglietti e tasse aeroportuali: 67° posto.
[1° Swaziland, 2° Iran, 3° Lussemburgo]
Si viaggia poco, ma in compenso costa molto. Chissà se c’è un nesso.
Ringraziate comunque chi vi governa, perché le tasse ce le mettono loro.
10.02. Purchasing power parity: 120° posto.
[1° Gambia, Etiopia e Tanzania]
Mah. Non ho capito. Credo che abbia a che fare con la convenienza (potere di acquisto) per chi visita il paese.
Se ho ragione, piuttosto che visitare l’Italia è meglio rifoderarsi in visone tutti i parchi pubblici delle principali città.
10.03. Tasse!!! (Più correttamente, impatto del livello di tassazione sugli incentivi a lavorare o a investire): 137° posto!
[1° Bahrein, 2° Emirati Arabi Uniti, 3° Qatar]
Siamo ufficialmente il quarto paese al mondo più tar-tassato.
Fanno peggio di noi solo Romania, Burundi e Brasile.
Con un risultato così, è come avere in pagella un due in matematica: non c’è altro voto che possa alzare la media.
Nota scientifica: le tasse non hanno origini cosmiche, geologiche o mitocondriali.
Le tasse le decidono i governanti.
I governanti vengono votati dalla gente comune, like you and me.
…Lascio a voi la chiusura del sillogismo.
10.04. Prezzo del carburante diesel: 126° posto.
[1° Venezuela, 2° Iran, 3° Arabia Saudita]
I primi tre classificati staccano tutti gli altri di un ordine di grandezza.
Noi, in ogni caso, siamo in piena zona retrocessione.
Io me ne frego perché vado a metano, però non è un bel dato.
Fanno comunque peggio (mal comune eccetera) Francia, Regno Unito, Olanda, Scandinavia e pochi altri.
10.05. Costo di una camera di albergo (calcolato su catene alberghiere internazionali): 95° posto.
[1° Gambia, 2° Nepal, 3° Bolivia]
Mai stato in Gambia, ma per gli altri due posso confermare: costano meno.
E le sistemazioni sono spesso paragonabili.
Undicesimo gruppo: Risorse umane (41° posto complessivo su 140. Aurea mediocritas)
11.01. Percentuale di iscrizioni alla scuola elementare: 35° posto.
[1° Singapore e Giappone]
Questo mi sconvolge. Ma non era obbligatoria?
Menzione d’onore per il pestilenziale 58° posto degli Stati Uniti.
11.02. Percentuale di iscrizioni alla scuola superiore: 30° posto.
[1° Australia, 2° Spagna, 3° Olanda]
Una posizione comunque squallidina per un paese con pretese di leadership culturale.
11.03. Qualità del sistema didattico (rispondenza alle esigenze di un’economia competitiva): 86° posto.
[1° Svizzera, 2° Finlandia e Singapore]
Mostruoso. Il dramma dell’Italia è tutto qua. Il resto viene di conseguenza.
Venite, ghiacci.
Per la cronaca, Albania al 52° posto, Camerun al 65°, Tajikistan al 66°. Più giù, ma comunque prima di noi: Giamaica, Colombia, Armenia, Tanzania, Nigeria, Suriname ed Etiopia. Chiaro, sì?
11.04. Disponibilità di centri di ricerca e/o di formazione avanzati: 33° posto.
[1° Svizzera, 2° Olanda, Austria e Germania]
Non basta, non basta proprio.
11.05. Investimenti per la formazione del personale (da parte delle aziende): 121° posto.
[1° Svizzera, 2° Finlandia, 3° Singapore, Lussemburgo e Giappone]
La prossima volta che vi parlano di crollo delle esportazioni, disavanzo della bilancia commerciale, fuga dei cervelli, aziende che chiudono, disoccupazione, ed economia che non riparte, non alzate gli occhi al cielo per trovare una risposta.
Chiedete per esempio alla Moldavia, che fa molto meglio di noi.
11.06. Snellezza delle pratiche di assunzione e licenziamento: 132° posto.
[1° Hong Kong, 2° Singapore, 3° Svizzera]
Nei paesi che viaggiano forte, assumere e licenziare sono fasi normali della vita lavorativa, e non sono appesantite da complessi bizantinismi burocratici. In quegli stessi paesi (stupore, stupore!) la disoccupazione è ai minimi.
C’è qualcuno più ingessato di noi? Mais oui, la France, che veleggia a un penoso 137° posto.
11.07. Facilità di assumere stranieri: 53° posto.
[1° Emirati Arabi Uniti, Armenia e Albania]
Armenia e Albania non se la tirano? E vorrei pure vedere.
Tra i paesi VIP, siamo comunque abbastanza permissivi.
11.08. Incidenza dell’HIV sulla popolazione adulta: 66° posto.
11.09. Impatto sull’economia dell’HIV/AIDS: 33° posto.
11.10. Aspettativa di vita: 4° posto.
[1° Giappone e Hong Kong con 82,9 anni, 3° Svizzera con 82,2 anni, 3° noi e Australia con 81,7 anni]
Ultimo posto per il Sierra Leone con 47,8 anni.
Dodicesimo gruppo: Affinità per i viaggi e il turismo (72° posto complessivo su 140)
12.01. Percentuale di PIL speso per il turismo: 93° posto.
[1° Seychelles, 2° Libano, 3° Capo Verde]
Però come rimborsi elettorali, diarie per i parlamentari e auto blu siamo al primo posto. Vien voglia di prendere qualcuno a calci nel coccige.
Tra i paesi ricchi fanno peggio di noi ci sono solo gli Stati Uniti, al 131° posto. Ma loro all’estero ci vanno soprattutto come marines.
12.02. Predisposizione della popolazione verso i visitatori stranieri: 79° posto.
[1° Islanda e Nuova Zelanda, 3° Marocco, Macedonia, Austria e Senegal]
Settantanovesimo posto: è un po’ pochino per un popolo che si ritiene così caldo, simpatico e ospitale, vero?
12.03. Estensione dei viaggi di lavoro: 53° posto.
Cioé: quanto i manager stranieri che arrivano nel paese per la prima volta sono invogliati a estendere il loro soggiorno per scopi puramente turistici.
[1° Nuova Zelanda, 2° Francia]
Qui non mi preoccuperei più di tanto. Data la complicazione di questo parametro, dubito che i punteggi possano avere qualche significato reale.
12.04. Orientamento al cliente: quanto le aziende del paese trattano bene i propri clienti: 53° posto.
[1° Giappone, 2° Svizzera e Austria]
Siamo peggio di austriaci e giapponesi, fate voi. Però fanno peggio i francesi (58° posto) e gli spagnoli (addirittura 66°). Alla faccia del calor latino.
I più scorbutici al mondo sono comunque gli algerini.
Tredicesimo gruppo: Risorse naturali (34° posto complessivo su 140)
13.01. Numero di siti naturali dichiarati dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”: 18° posto.
[1° Australia, 2° Cina e Stati Uniti, 4° Russia]
Russia?? Boh.
Noi abbiamo 3 siti, a pari merito con Costarica, Costa d’Avorio, Kenya Nuova Zelanda, Panama e Svizzera. Se vi interessa sapere quali, visitate l’apposita pagina dell’Unesco.
13.02. Qualità dell’ambiente naturale: 76° posto.
[1° Austria, 2° Finlandia]
Questa voce serve come orientamento per Dio: oh Signore, non donare ulteriori bellezze naturali agli italiani, tanto quelli le mandano in vacca.
13.03. Specie animali conosciute: 71° posto.
[1° Brasile, 2° Colombia, 3° Perù]
No, gli appartenenti a vari partitini politici purtroppo non contano.
13.04. Protezione del bioma terrestre: 33° posto.
E’ una misura del grado di successo nel raggiungere l’obiettivo di preservare il 17% di ogni bioma terrestre presente all’interno dei confini di ciascun paese.
Se non ci avete capito niente, siamo nella stessa barca. Occorrerà studiarsi il rapporto ”Environmental Performance Index 2012” dell’Università di Yale, basato sui dati dello UNEP World Conservation Monitoring Centre. Si accettano volontari.
13.05. Percentuale di aree marine protette: 11° posto.
[1° Germania, 2° Giordania, 3° Nuova Zelanda]
Eeeh? Qualcuno sa dirmi cosa hanno da proteggere Germania e Giordania?
Quattordicesimo e ultimo gruppo: Risorse culturali (complessivamente, 7° posto su 140)
14.01. Numero di siti culturali dichiarati dall’Unesco “Patrimonio dell’Umanità”: 3° posto
[1° Cina con 70 siti, 2° Spagna con 53 siti, 3° noi con 47 siti, 4° Francia con 45 siti, 5° Germania e Messico con 34]
Vi interessa l’elenco dei siti? Lo trovate sulle pagine dell’Unesco.
14.02. Numero e capienza degli stadi (in rapporto alla popolazione): 52° posto.
Sì, esatto si parla di stadi in senso sportivo, non missilistico.
[1° Islanda, 2° Irlanda, 3° Seychelles, 4° Montenegro, 5° Lussemburgo]
Vi dirò. Non invidio gli islandesi. Per me di stadi ne abbiamo anche troppi.
Però la densità di stadi alle Seychelles, lo confesso, mi lascia di sale.
14.03. Numero di fiere ed esposizioni internazionali: 6° posto.
[1° Stati Uniti, 2° Germania, 3° Spagna, 4° Gran Bretagna, 5° Francia]
Per qualche strana alchimia, riusciamo a star davanti a Cina, Brasile e Giappone.
14.04. Esportazione di industrie “creative”: 5° posto.
[1° Cina, 2° Stati Uniti, 3° Germania, 4° Hong Kong]
Se capisco bene cosa significa “creative”, allora questo dovrebbe essere il nostro cavallo di battaglia.
Se non stiamo davanti qui, meglio vendere tutto ai cinesi, e darsi alla macchia.
Il quinto posto non è male. Ma se è stato rilevato prima dell’avvento del famoso “governo tecnico”, allora parliamo del passato. Di un’età dell’oro, mitica, remota, e oramai sepolta nelle nebbie della leggenda.
Bene signori, questo è quanto.
Spero che la mia mostruosa odissea nelle cinquecentodiciassette pagine del Rapporto vi abbia interessato.
Ora però uscite: c’è il sole, andate a fare quattro passi.
Sta arrivando l’estate.
A breve i telegiornali si riempiranno delle facce smarrite dei conduttori che ci diranno che anche quest’anno è previsto un calo delle presenze straniere (e nostrane) in Italia.
E allora.
Chiediamoci perché.
L’ha ribloggato su BarneyPanofskye ha commentato:
Bel lavoro di AfterFindus, vale lapena leggerselo tutto. Per arrabbiarsi ancora di piu’ ad essere italiani…
Barney
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SPETTACOLARE NIARB.
Un lavoraccio che meriterebbe di essere letto in Parlamento.
Letto e riletto finchè non sanguinano le orecchie ai nostri rappresentanti e non solo, dopo, devono immediatamente mettersi a fare azioni politiche e legislative DI IMMEDIATO VALORE e che diano IMMEDIATI SEGNI DI INVERSIONE DI TREND…e forse solo dopo, la lettura sarà fatta a voce bassa…NON CI RIUSCITE PERCHE’ SIETE ASINI INCOMPETENTI? Allora lasciate fare ai professionisti, a quelli che si stanno torcendo le balle a forza di galleggiare in questo mare di m…a che è l’Italia…che devono fare i salti mortali…insomma sono scioccata Niarb, mi ha fatto più piacere sentire Squinzi che Bersani o Vendola..o Renzi…
Ma in Parlamento ci si va per NON FARE NULLA, come si vede anche dagli ultimi insediati…pentastellati…fanno tutti schifo per loro, nessuno escluso, nemmeno loro…non ho capito come, degli appena arrivati, siano riusciti a rendersi così antipatici come quelli che hanno rovinato il Paese in 50 anni…gli ultimi ventanni spiccano per il professionismo con il quale si sono dati alla rovine del Paese Italia…(Bungasconi e company).
Ti ho twittato perchè non ciò faccialibro…;)
Ah ne vuoi sentire una carina?
Qualche anno fa avevano fatto una classifica tra i paesi a più alto tasso di turismo (USA, Spagna, Germania, Francia, Grecia e ITALIA) per capire quali bambini fossero più educati.
TUTTI, nessuno escluso si sono lamentati DEI BAMBINI ITALIANI.
Gli USA sono terrorizzati all’idea di un ragazzino italiota su un aereo (pare scassi i maroni oltre ogni dire), i greci diventavano ansiosi al vedere ragazzini italioti nelle hall degli alberghi…ecc. Non so dove trovarlo ma questo mi era rimasto impresso.
Non vado spesso all’estero, pochi soldi e lavoro infame. TUTTAVIA ho avuto il piacere di NON essere presa per italiota (casini, trucchi eccessivi, tacchettini, firme, urla, occhialazzi e cazzate ad alta voce) sia in Grecia, sia in Austria, sia in Germania e sia in Francia.
Sarà perchè non urlo e parlo inglese?
Perchè rispetto il posto dove vado?
Oltre a non essere una patria del turismo siamo pure dei turisti antipaticissimi…gente che cerca di fare simpatia non accorgendosi che all’estero la cosa più importante per un lavoratore del turismo E’ LA CAZZO DI PROFESSIONALITA’…
Saluti e COMPLIMENTI. Sei strepitoso.
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Devo assolutamente scovare questa classifica sulla rompipallosità dei bambini italiani!!!
Già alcuni saecula seculorum fa, infatti, ero arrivato alle medesime conclusioni grazie al seguente esperimento:
– Si prenda la piazza di una città d’arte, o un museo, o una spiaggia, o un mezzo di trasporto collettivo qualunque. In Italia o all’estero. Meglio all’estero, che risalta di più.
– Ci si posizioni al centro con un rilevatore di rumore (fonometro).
– Si accenda il fonometro e ci si diriga a occhi chiusi verso il picco di rumore (come inseguire le radiazioni con un contatore geiger).
– Arrivati al picco, si spenga il fonometro e si ponga ad alta voce la seguente domanda: “Aho, ma ce sta campionato oggi?”
Inevitabilmente, si otterrà risposta.
Complimenti! Avete trovato una famiglia italiana!!
Io all’estero ci ho passato un bel po’ di tempo. Per svago, per studio, e per lavoro. E non mi vergogno ad ammettere che ho cercato spesso di dissimulare la mia nazionalità. Anzi, spesso la dissimulo anche in Italia.
L’estate scorsa, in spiaggia con la mia metà, comunicavamo tra noi in inglese:
1. Per evitare che le chiassosissime tribù che ci si erano installate a fianco ci coinvolgessero nelle loro farneticanti discussioni, a volumi da Wembley Arena.
2. Per non arrossire incrociando lo sguardo degli educatissimi stranieri che avevamo tutto intorno. Molto più numerosi, ed enormemente più silenziosi.
Ti prego, sforzati di ricordare la fonte del sondaggio.
Sono stanco di passare per snob… 😉
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Farò del mio meglio, ma sarà dura, è roba di dieci anni fa …sigh
Chissà il tuo fonometro come poteva funzionare nel silenzio ammaliante di una spiaggia ellenica in una isola sperduta quando sono arrivati 4 milanesi vanesi e maleducati URLANTI oppure quella volta che 4 viziati romani si lamentarono delle sedie un po’ sbucciate in un piccolo bar alle voci dell’Acheronte unico luogo per svariati km ove discostarsi :-(:-(:-(
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Napalm.
Ci vuole il napalm.
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é vero, sei strepitoso, e infatti sto strepitando!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Merda batte Stella 33 a 6….
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Sì, beh, il criterio di assegnazione delle merdine e delle stelline non è proprio una cosa da Swiss Institute of Standards, ma rende l’idea.
Se le stelline fossero più delle merdine non saremmo messi così di bestia in classifica.
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Strepita pianino, che fai venir giù pezzi di ville di Pompei e fai staccar slavine sulle Alpi.
Dobbiamo stare attenti al nostro patrimonio turistico, no?
🙂
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Abbiamo sempre bisogno di qualcuno che prima ci istighi e poi ci fustighi.
(sono versi già antichi, roba di quasi un decennio fa, tratti da “Mai ci parlerà l’aragosta”)
Siamo gente longeva
Diventata impaziente
Basta siepi di bosso
Solo selve di mais
Siamo ressa infestante
Negli aeroporti mondiali
Suonatori di clacson
Nelle bande stradali
Fucina di nonni allevati
In corti di bimbi vocianti
Nativi di borghi arroccati
Di tegole e idiomi incastrati
Siamo inventori geniali
Dalle acque termali
Facciamo fluire canzoni
Estraiamo da bui scantinati
Farmaci affini a miracoli
Ci piacevano i santi
Ora i giochi aleatori
Andavamo per mari
Ora temiamo due mori
Siamo ancora poetici
Pur restando anormali
Siamo un solo aggettivo
Italiani.
Ciao!
Marco Sclarandis
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Bellissimo! Ma perché l’aragosta non ci vuole parlare? Non se la sarà mica presa per qualcosa? 😉
Grandissimo Marco!
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