Mappamondo

La lotteria della Storia (e della Geografia)

Terza e ultima puntata della saga della domanda di Yali. Vi siete persi le prime due? Malissimo. E’ roba piuttosto interessante.

Per fortuna, Una domanda imbarazzante e Cinque risposte imbarazzanti sono qui, a portata di clic.

 
Perché al mondo c’è tanta diseguaglianza, ci si chiedeva? Perché il progresso è andato tutto a favore dei popoli dell’Eurasia, mentre in tante altre zone del pianeta regnano la povertà e l’arretratezza? Beh, ormai sappiamo che presunte differenze di razza, di intelligenza, di DNA, di abilità evolutive e di clima contano meno della flatulenza di un topo nel bel mezzo di un uragano.

Lo so, è un’immagine ardita. Ma fatela vostra, e vi prometto grosse soddisfazioni in una varietà di occasioni mondane.

Ma allora? Dove sta la verità?

 
“La verità, per quanto improbabile, è quello che resta dopo aver scartato tutto l’impossibile.”

— Sherlock Holmes —

 
Facile a dirsi. Ma in questo caso, dov’è?

 
“Questo caso non è diverso da tutti gli altri. Basta ricostruire la sequenza degli eventi, dall’inizio, con metodo e rigore scientifico.”

— Sherlock Holmes —

 
L’inizio? La preistoria. Allora dobbiamo partire da 13.000 anni fa.

 
“Cominciamo dalla scena del crimine. Anche se qui, di scene del crimine ce ne sono parecchie.”

— Sherlock Holmes —

 
Holmes, la secca se smetto di citarla e trasformo tutto in un dialogo? Non vorrei appesantire inutilmente la discussione.

 
“Faccia un po’ come le pare. Lascio a lei la parte formale di questa indagine. Ma solo a patto che si lasci chiamare Watson. Mi facilita il ragionamento.”

— Sherlock Holmes —

 
 
Watson: Andata. Allora, le scene del crimine sono parecchie, dicevamo. Un pugno di conquistadores che fa piazza pulita delle civiltà precolombiane. Pochi cowboys che sterminano innumerevoli tribù di nativi americani. I raffazzonati coloni di alcuni piccoli staterelli europei che passano al pettine mezza Africa. Le sgangherate golette inglesi che assoggettano l’immensa Oceania. Mi devo fermare?

Holmes: Si fermi, Watson. Non servono altre evidenze. E ce ne sarebbero.

Watson: E allora? Perché invece i grandi eserciti maya e inca non sono mai arrivati sul suolo spagnolo ad assediare Madrid? Perché gli abili guerrieri Sioux e Navaho non sono riusciti a spazzare via dal continente americano i cowboys? Perché le tribù africane non hanno sterminato gli invasori belgi, portoghesi e francesi, e non hanno piantato le tende in Europa? Perchè gli abitanti dell’Oceania non hanno ributtato in mare gli inglesi, e non hano inventato loro l’iPad?

Holmes: Basta usare la logica. Chi ha vinto in tutti questi scontri, era il più forte.

Watson: Ah, però.

Holmes: E il più forte era chi aveva a disposizione le armi, i mezzi di trasporto e i sistemi di comunicazione migliori.

Watson: Difficile darle torto.

Holmes: E ora mi dica, Watson. Armi, navi, e macchine da guerra: da dove le pensa le abbiano tirate fuori i vincitori?

Watson: Beh, se le sarano portate dietro da casa propria, immagino.

Holmes: Molto bene, Watson. Quindi possiamo concludere che i vincitori avevano sempre alle spalle grandi città, civiltà complesse, e tecnologie sofisticate. Gli sconfitti, al contrario, non potevano contare su niente del genere.

Watson: Elementare. Al massimo piccoli villaggi, e armi e utensili in legno.

Holmes: Tutto esatto, Watson, tranne che “elementare” lo dico io.

Watson: Ops.

Holmes: Ma questo non fa che spostare la domanda. Perché proprio gli euroasiatici hanno cominciato a vivere in città e a sviluppare tecnologie avanzate, come la navigazione transoceanica, la forgiatura di armi e armature in metallo, e a utilizzare animali come supporto logistico e strumento bellico?

Watson: Abbiamo già escluso la possibilità di una loro superiorità intellettuale, mi pare. E quindi?

Holmes: Quindi è l’ora di abbandonare la scena del crimine, e cominciare a ricostruire gli eventi.

Watson: Giusto. Tracciamo il profilo del serial killer, che va tanto di moda. Partiamo dall’infanzia.

Holmes: L’infanzia dell’umanità, amico mio, si chiama “preistoria”. E si colloca approssimativamente intorno all’anno 11.000 avanti Cristo – giorno più, giorno meno. In quest’epoca, in tutto il pianeta gli uomini vivono in condizioni piuttosto simili. Cacciano, e raccolgono frutti.

Watson: Che è un po’ quello che fanno tutti gli animali.

Holmes: Commento poco nobile, ma sostanzialmente corretto. E come gli animali, questi individui sono completamente assorbiti dal loro sforzo di sopravvivere. Un giorno dopo l’altro. Riesce a immaginare le loro giornate, Watson?

Watson: Beh, cacciare richiede indubbiamente tempo, pazienza e molta fortuna. Ore e ore spese in marce, esplorazioni, appostamenti, costruzione e posa di trappole. Imboscate, spesso a vuoto. Fatiche immani per trasportare le prede al campo. Animali che non ci stanno a fare le prede, e attaccano i cacciatori. E dopo cena subito a nanna, perché il giorno dopo si ricomincia.

Holmes: E quanto alla raccolta di frutti spontanei?

Watson: Beh, anche lì, immagino, ricerche estenuanti, pericolose arrampicate, e sgobbate tremende per riportare il bottino al campo.

Holmes: Senza contare gli attacchi di predatori e di guerrieri di altre tribù ai piccoli drappelli di esploratori, o al campo, normalmente indifeso. E alla fine di tutto questo, rendersi conto che di frutti e animali non ce n’è più, e quindi rifare le valigie e spostarsi da qualche altra parte.

Watson: Un’esistenza nomade basata sulla continua ricerca di cibo. Una vitaccia.

Holmes: Una vitaccia, Watson. A questa gente non restava certo il tempo e l’energia per immaginare un’esistenza diversa, e tantomeno per costruire città, o per studiare la natura. Erano già abbastanza occupati a sopravvivere.

Eppure, qualche secolo più tardi, alcuni di questi popoli hanno smesso di andare in giro. Hanno messo radici, come si dice. Hanno imparato a coltivare la terra, e ad allevare gli animali. Un solo contadino produce infinitamente più cibo di qualsiasi cacciatore. Inoltre un campo non scappa via, e rigenera i suoi frutti ad ogni stagione. Non c’è più bisogno di vagare senza meta.

Watson: E gli animali, oltre che come fonte di cibo, possono essere usati per aiutare nel lavoro dei campi, e per i trasporti.

Holmes: Precisamente, Watson. A questo punto bastano relativamente pochi uomini per sfamare la tribù. E nascono nuove esigenze: costruire abitazioni più resistenti, irrigare i campi, proteggere i raccolti, difendersi dalle aggressioni…

Watson: Capisco. Il surplus alimentare permette la differenziazione dei mestieri: non più tutti cacciatori / raccoglitori, ma contadini, allevatori, costruttori, artigiani, guerrieri, scribi, governanti…

Holmes: …e architetti, e scienziati. E’ in queste proto-città che si realizzano le condizioni per cominciare a sfruttare al meglio i doni della natura. E’ solo questione di tempo prima che queste civiltà scoprano l’uso dei metalli, e comincino a costruire armi che i cacciatori / raccoglitori non possono nemmeno immaginare.

Holmes: E va bene, Holmes. Ma allora perché non tutti i popoli hanno fatto il passaggio da cacciatori a contadini? Non è che ritorniamo daccapo, dicendo che anche tra gli uomini primitivi c’erano i furbi e i tonti?

Holmes: Watson, restiamo ai fatti. Per sviluppare una civiltà contadina, cosa pensa possa tornar utile?

Watson: Terreno coltivabile, direi.

Holmes: Eccellente, amico mio. Per cui mi viene da supporre che gli abitanti della cosidetta Mezzaluna Fertile, come suggerisce il nome, potessero avere qualche vantaggio. Quelli invece che si trovavano sotto i piedi terra arida, deserto, steppa o ghiaccio, non hanno avuto questa opportunità.

Watson: Holmes, siete un genio! Ora che mi ci fate pensare, è esattamente così dite: molte delle antiche civiltà sono sorte proprio nelle fertili vallate tra il Tigri e l’Eufrate, o sulle sponde del Nilo.

Holmes: Non è questione di genio, ma di indagine. Il professor Diamond si è preso la briga di spulciare tutte le specie vegetali dell’antichità, e ha scoperto che quelle a più alto valore nutritivo e adatte ad essere coltivate si trovavano perlopiù in Eurasia.

Watson: E per quanto riguarda l’allevamento?

Holmes: Stesso discorso. Diamond ha trovato che tra tutte le specie animali presenti nell’antichità, solo 14 erano addomesticabili. Di queste, ben cinque (cavallo, pecora, capra, mucca e maiale) erano presenti solo in Eurasia. Delle altre nove non se ne trova neanche una in quelle regioni che, oggi come ieri, sono considerate più svantaggiate.

Watson: E quindi mi state dicendo che la distribuzione non omogenea sulla superficie terrestre di terre coltivabili e animali addomesticabili ha, in ultima analisi, determinato quali popoli hanno potuto evolversi in civiltà complesse e quali no?

Holmes: In parte, caro Watson, è andata proprio così. Ma c’è dell’altro. L’ambiente ha avuto un’influenza ben più profonda.

Watson: Sarebbe a dire?

Holmes: Una civiltà, caro dottore, per crescere ha bisogno di spazio. E lo spazio, dice il teorema dell’armadio, non è infinito, e non basta mai.

Watson: Elementare. Ogni continente ha delle barriere naturali. Catene montuose, deserti, oceani. Tutta roba che limita la mobilità.

Holmes: E dagli con questo “elementare”. Comunque è così, Watson. Se una civiltà vive su un territorio che ha delle barriere a nord o a sud, non potrà che spostarsi a est o a ovest. Se invece le barriere sono a est e a ovest, non potrà che spostarsi in direzione nord-sud.

Watson: Ele… elegantissimo, Holmes. Temo però mi sfugga il nesso.

Holmes: Watson, un popolo che si sposta in direzione est-ovest incontrerà sempre territori con clima analogo a quello della propria terra di origine: stessa flora, stessa fauna, stesso clima, stesse stagioni, stessa durata del giorno e della notte. Al contrario, un popolo costretto a spostarsi verso nord o verso sud incontrerà inevitabilmente climi e condizioni molto diverse. E in tali condizioni probabilmente gli animali non sopravviveranno, le piante non attecchiranno, e le tecniche e le conoscenze sviluppate alla propria latitudine originaria dovranno essere pesantemente riviste.

Watson: Ma è lampante! Come ho fatto a non capirlo da solo? Ricapitolando: di tutti i popoli primitivi, quelli che hanno potuto sviluppare una prima forma di civiltà sono stati quelli favoriti dalla natura del suolo e dalla presenza di animali. E, tra questi, quelli che sono arrivati a costuire imperi sono stati quelli in cui la morfologia del territorio e l’orientamento delle linee costiere ha permesso di esplorazione e di espandersi con maggior facilità.

Holmes: Ha osservato un mappamondo di recente, Watson? Se lo ha fatto, non le sarà certamente sfuggito come l’Eurasia sia perfettamente orientata est-ovest, mentre ad esempio le Ande e i deserti africani e centroasiatici costituiscano formidabili barriere geografiche orientate nord-sud.

Inoltre, migrare non è solo un modo per trovare nuovi pascoli o altre risorse. E’ anche un modo per incontrare altri popoli. E dall’incontro di due popoli, se non ne scaturisce una guerra, fioriscono straordinarie opportunità. Imparare dall’esperienza degli altri, far tesoro delle altrui scoperte e invenzioni. Scambio di beni, circolazione di idee: è così che le civiltà apprendono, crescono, ed evolvono. Da soli non si va tanto in là.

Watson: E quindi, Holmes, possiamo concludere che il formidabile vantaggio che in epoca storica hanno avuto le popolazioni che all’inizio della nostra chiaccherata abbiamo definito “i vincitori” derivi in ultima analisi dalla maggior fortuna che hanno avuto, ad abitare una terra geograficamente più generosa?

Holmes: Possiamo, Watson. Certamente possiamo. Come dice Jared Diamond, se fosse possibile ripartire da capo, 13.000 anni fa, e scambiare di posto le tribù primitive, probabilmente oggi avremmo un mondo ugualmente ipertecnologico, che sarebbe però dominato da coloro che oggi occupano gli ultimi gradini della società, e della scena mondiale. In basso, invece, ci saremmo noi.

Watson: Già. Se in Australia avessero avuto le piante e gli animali che abbiamo avuto nella mezzaluna fertile, forse oggi sarebbero gli avanzati aborigeni di Ayers Rock a chiedersi come mai noi europei siamo così invorniti. Sarebbe un esperimento straordinario, Holmes. Ma è realizzabile?

Holmes: A meno di non essere capaci di riavvolgere la videocassetta del tempo, o di creare un nuovo pianeta da zero, purtroppo no, Watson. Per fortuna, abbiamo la fantasia e l’intelligenza per immaginarlo.

Watson: Davvero straordinario.

Holmes: Macché straordinario. Elementare.

 
Ispirato da Jared Diamond, “Armi, acciaio e malattie”, 1997.
Il fotogramma di Jared Diamond che cerca di imparare a tirare con l’arco è tratto dal documentario del 2005 “Guns, Germs, and Steel” della National Geographic Society. Ovviamente non ho alcun diritto di pubblicarlo, ma penso che Jared approverebbe.
 

Discussione

39 pensieri su “La lotteria della Storia (e della Geografia)

  1. Complimenti sinceri per il lavoro di rielaborazione delle idee presenti nel libro.

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    Pubblicato da Gianluca Bartalucci | 19 novembre 2012, 10:29 PM
    • Ciao Gianluca, e benvenuto su Afterfindus!
      Grazie del tuo commento, lo apprezzo molto.

      Anche perché mi porta a riconsiderare le quattro tare mentali che mi hanno spinto ad aprire (e coltivare) questo blog. Volevo dire, quattro delle tare mentali che mi hanno spinto.. eccetera. 😉

      Numero Uno: la sindrome della “Biblioteca di Babele”. Come nel racconto di Borges, ci sono davvero un sacco di libri, là fuori. Impossibile leggerli non dico tutti, ma nemmeno una frazioncina appena appena significativa. Difficile scegliere, difficile distinguere a prima vista l’opera che ti scuoterà e ti aprirà la mente dalla vaccata epocale. Il rischio di sprecare tempo ed energia è troppo alto. E quindi è fondamentale relazionarsi con altri visitatori della Biblioteca per scambiarsi idee, spunti, critiche, suggerimenti, e magari qualche e-ceffone.

      Numero due: La sindrome de “Il Signore degli Anelli”. E’ una gran bella storia, quella del Sig. Degli Anelli. Piena di avventura, magia, humour, eccetera. Eppure c’è voluto il film perché diventasse un argomento di culto, discusso e conosciuto dalle masse e dalle massaie. Eppure era lì ad aspettare da oltre 60 anni.
      Allo stesso modo, ci sono in giro idee sconvolgenti, concetti meravigliosi, proposte emozionanti che a volte non raggiungono il pubblico che meriterebbero solo perché sono poco note, non vengono pubblicizzate, in giro non se ne parla, o magari sono scritte con un linguaggio un po’ pesante, o sono diluite in tomi da tremila pagine. E allora, forse, presentandole in versione liofilizzata si farà darà l’occasione a qualche viandante di fare qualche incontro emozionante, altrimenti impossibile.

      Numero tre: La sindrome de “L’Idiota”. Parlo di Dostoevskij, naturalmente. 🙂
      Beh, io non so te, ma io, se di certi argomenti non ne discuto insieme ad altri, se non mi spiegano certe cose, da solo non ci arrivo. Per fortuna che esistono i blog, e i visitatori dei blog che hanno voglia di interagire!

      Numero quattro: la sindrome di Alzheimer. L’unica riconosciuta formalmente dalla farmacopea tradizionale. Più leggo cose interessanti, più mi esalto. Ma anche: più dimentico, purtroppo. La mia pallina di neuroni è a volte più inaffidabile dei miei hard disk, e questo la dice lunga. E, oltretutto, sospetto che le cose non miglioreranno, con gli anni… Quindi, ecco qui il mio blocco di appunti. Almeno dei libri di cui scrivo, mi dimenticherò meno facilmente.

      Insomma, questo è Afterfindus. Benvenuto a te e a chiunque abbia voglia di venirci a chiaccherare!

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      Pubblicato da Niarb | 21 novembre 2012, 7:09 PM
  2. Perfetta, sintetica e comprensibilissima conclusione. Eurasia, la terra dei cereali e degli animali addomesticabili. La terra che si allunga a est e a ovest. La terra dove sono sorti i Grandi Imperi Conquistatori. E aggiungiamoci anche un dettaglio da chef: la terra dover è nata la cucina. Ohibò perchè dico ciò? Perchè le calorie alimentari (piene di energia) che fanno pensare, agire e muoversi meglio SE CUCINATE decuplicano il potere energetico.
    Chi mangia crudo ha meno forza, chi mangia cerali inoltre, ha una fonte POTENTISSIMA DI ENERGIA.
    L’Impero romano ha STRAVINTO sui barbarotti perchè loro mangiavano FARRO & SIMILIA, gli altri solo carnina. Magari crudina. E non è proprio il massimo per affrontarsi corpo a corpo. Adesso siamo tutti cicciottelli (chi più chi meno ma sfido a trovare una persona che affronta la vita turbolenta di oggi , famiglia lavoro e altre rogne, andando in palestra o facendo jogging…io non gliela faccio) o meglio da leggermente, a molto sovrappeso perchè mangiamo un sacco di CEREALI ovvero CARBOIDRATI magari cotti (slurp la pasta) ma poi mica corriamo dietro alle prede, mica ci muoviamo tanto come i nostri nonni e la dieta mediterranea. Tutto ciò che ha ZUCCHERO (sto semplificando per capire meglio) ha carboidrati, quindi anche la frutta e la verdura solo che sono carboidrati più assimilabili.
    Qualcuno vuol dimagrire di brutto (ma corre il rischio di ammalarsi)? Vai di proteine, colazione (carne) pranzo (carne) e cena (ok…formaggio). Il fegato cercherà di trovare un altro corpo, ma SICURAMENTE dimagrirete. E’ la dieta cretin/americana che nasce negli anni sessanta e che oggi ha un nome (Dukan) di uno pseudomedico francese.
    E chi la fa questa dieta?
    GLI EUROASIATICI, mica nel Burkina Faso, dove non hanno preoccupazioni di ascelle odorose o di bucato non bianco…
    Ah, tanto per mettere un ulteriore carico, chi sta soffrendo maggiormente del cambiamento climatico?
    L’Eurasia e il Polo Nord. Ovvero il magazzino di cereali del Mondo.
    Ma piuttosto che rinunciare al SUV, alla moda e all’Iphone, lasciamo pure che la Terra si incazzi.
    E lo farà, anche presto.

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    Pubblicato da Daniela | 26 novembre 2012, 9:50 am
    • Daniela, grazie davvero per questo fantastico intervento!!!Confesso che sul ruolo dei costumi alimentari nella storia (e nella biologia) ne so quanto Marina Lante della Rovere di termodinamica.

      Mi affascina molto la faccenda della cottura della ciccia (sono stato Gran Ciambellano di infinite grigliate, anche se adesso la grande ciambella tende a comparirmi intorno ai fianchi). E voglio sapere tutto, TUTTO, sulla pasta, il formaggio e magari anche la cioccolata (se ti avanza tempo). 🙂

      Ammiro incondizionatamente la tua fenomenale cultura panscientifica (occhei, qui non volevo fare la battuta sul pane). Provengo anch’io dagli stessi lidi, ma era molto tempo fa, e in più io ero su una sponda molto sbilanciata sull’estremamente piccolo. Troppo piccolo per avere agganci significativi con la vita reale.

      Tu invece mi metti insieme storia, chimica, metabolismo, geopolitica e sostenibilità in quello che non è un commento da blog, ma un trailer per una fantastica enciclopedia dello Scibile Interessante.

      More! More! (Nel senso di “ancora, ancora”: non ho assolutamente niente contro le bionde).

      Grazie, carissima Diderotta Dalemberta!

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      Pubblicato da Niarb | 27 novembre 2012, 12:43 am
      • …sto ancora ridendo…DIDEROTTA DALAMBERTA…
        per ora, visto il poco tempo direi che formaggio e cioccolata sono assai difficili da mettere insieme.
        Ma un sigaro “Romeo & Juliet” + cioccolato fondente (quello buono che non sa di ferro) + bicchiere di ottimo rum (e un letto vicino) accanto a eccellente compagnia, ecco te lo consiglio.

        Sempre per il cioccolato ti consiglio quello di Modica, italiano e meraviglioso (peperoncino, cannella e zucchero di canna….mmmmmmmmmmmmmmm).

        Poi sul pan il cioccolato è SUPERBO!!
        😉

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        Pubblicato da Daniela | 27 novembre 2012, 9:57 am
        • Quando si dicono le coincidenze: guarda che ti pubblica Le Scienze una decina di giorni fa:
          Peccati di carne: i pro e i contro di bistecche & co.

          Tutto sulla dieta paleolitica!
          Con buona pace di monsieur Dukan e degli Scarsdale boys & girls… 😉

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          Pubblicato da Niarb | 27 novembre 2012, 10:16 am
          • Le migliori prove scientifiche disponibili depongono contro un consumo eccessivo di carni trattate di carne molto cotta ma non necessariamente contro modeste quantità di carne rossa fresca. Un’ottima notizia per chi tra noi apprezza di tanto in tanto una bella bistecca.

            E, dice Diderotta, un’ottima notizia per l’ambiente. A un manzo servono BEN SEI ETTARI DI TERRA, oltre a tutti costi di trasporto (con i fossili), di trattamento (con i fossili) e di fertilizzanti. Insomma un impatto sull’ambiente (già stressato da noi).
            Pensa a quanti cereali e per quante persone con sei ettari di terra.

            E comunque VIVA LA TARTARE!

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            Pubblicato da dani2005dani | 27 novembre 2012, 10:36 am
          • Siamo sempre lì. L’impronta. O impariamo a fare la fotosintesi, o come specie siamo nelle pesche. Metaforiche, of course…

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            Pubblicato da Niarb | 27 novembre 2012, 3:57 PM
          • ADORO I TUOI PINGUINI!!!

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            Pubblicato da dani2005dani | 27 novembre 2012, 10:40 am
          • Hai notato che seguono il puntatore del mouse? Sono troppo tonti!

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            Pubblicato da Niarb | 27 novembre 2012, 3:55 PM
          • Si certo, sono come me al mattino che inseguo l’odore delal colazione a occhi chiusi e capelli per aria!

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            Pubblicato da Daniela | 28 novembre 2012, 10:28 am
          • 😉 sono BUO-NIS-SI-MI….soprattutto con il miele alle albicocche o al cioccolato…e le tisane al cioccolato…basta che cis ia cioccolatoe io mangio tutto. Anche i puntatori di mouse…
            😉 😉 🙂

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            Pubblicato da dani2005dani | 28 novembre 2012, 11:40 am
  3. hai mai letto i libri (fantascienza, ma fatta per pensare, ANCHE) di Robert J.Sawyer relativi allo scambio con l’uomo di Neheanderthal (scusa ma ora non guardo come si scrive, facciamo Simmenthal?) ? In pratica due universi paralleli vengono a contatto e … ed è interessante. Come sempre Sawyer è abbastanza controcorrente (Canadese, ma spesso poco “estrema sinistra”) e ipotizza uno sviluppo vincente di quella specie e un mancato sviluppo della nostra: il pianeta è poco popolato e solo dove si sta benissimo (no deserti, no freddo assurdo) … e tutto è legato al NON sviluppo dell’agricoltura, nella sua boutade-ipotesi. Oltre a questo tratta l’idea della privacy sempre in modo suo personale… very interesting.

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    Pubblicato da cavallogolooso | 3 dicembre 2012, 2:02 am
    • Bel suggerimento. Grazie.

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      Pubblicato da Daniela | 4 dicembre 2012, 11:37 am
      • ma prego 🙂 poi non so se alla sig.a Daniela piace la fantascienza… mi sembra più con i piedi ben piantati a terra.

        Però la buona fantascienza fa pensare!! 🙂

        e il consiglio vale anche per Mr NIARB!!!! 🙂

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        Pubblicato da cavallogolooso | 4 dicembre 2012, 12:58 PM
        • Sai cavallogolooso, se io non avessi letto ASIMOV si dall’età di dieci anni, FORSE CAPIREI MENO DI QUELLO CHE TU DICI CHE IO CAPISCA…La fantascienza ne ha azzeccate TANTE, MA TANTE….Grazie.

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          Pubblicato da dani2005dani | 4 dicembre 2012, 1:14 PM
          • evviva! 🙂

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            Pubblicato da cavallogolooso | 5 dicembre 2012, 3:42 PM
          • Perdonami, sono rimasto per un sacco di tempo incastrato in un blocco di ghiaccio… No, non conosco Sawyer. Per fortuna: adoro le novità! 🙂
            Grazie mille per la dritta, la trama suona molto acchiappante. E ora c’è anche un canadese sulla mia lista di Natale! ciao!

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            Pubblicato da Niarb | 13 dicembre 2012, 12:10 am
          • beh, allora tanto per darti l’idea (e inizia con quello, POI passa alla serie “dei neheanderthal”) è quello di Flash Forward (la serie, ma lui ha scritto il romanzo: da leggere!)

            gli ultimi sono un po’ così, ma fino al 2008 puoi andare sul sicurissimissimo

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            Pubblicato da cavallogolooso | 13 dicembre 2012, 2:45 PM
          • Allora starò sul pre-2008. Mi piace andare sul sicurissimo. 🙂

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            Pubblicato da Niarb | 20 dicembre 2012, 12:20 am
          • io non ho tempo ma ho visto intanto il tuo PRIMO (e manco tutto) post sulla serie islam terror ecc ecc … e avevo già iniziato con le mie riflessioni … ma non ho un cavolo di tempo.
            😦
            prima ne avevo un po’, infatti ho persino provato le minchiate social… ma ora… BRRRRRRRR

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            Pubblicato da cavallogolooso | 20 dicembre 2012, 3:31 PM
          • Eh lo so, comincia a far freddo.
            Comunque se hai poco tempo lanciarti sule “minchiate social” è come darsi al videopoker quando si cominciano ad avere pochi soldi: rrrrrischio! 🙂

            Altro che leggere i miei deliri: corri a fare i regali di Natale, che è rimasto poco tempo! 😉

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            Pubblicato da Niarb | 22 dicembre 2012, 11:45 am
          • quest’anno abbiamo deciso per un budget ultra basso : 10 euro a persona REGALANDA (cioé , diventa transitivo, “che deve essere regalata” … ottimo eh?) … così bisogna fare il gift-sharing oppure conoscere così bene la persona da fargli piacere anche con poco poco

            🙂

            io comunque ogni volta che ho a che fare con le minchiate social penso sempre”ma davvero? possibile che? … ” e ogni volta la risposta è si.
            e così mi esterrefo di più

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            Pubblicato da cavallogolooso | 22 dicembre 2012, 5:21 PM
          • Per quanto riguarda i regali, a casa mia è da anni che contribuiamo alla ricchezza della famiglia Feltrinelli: andiamo in libreria un paio di giorni prima di Natale con il baule della station wagon vuoto, e quando siamo sulla via del ritorno con i fari accechiamo gli aerei di linea.
            …però sono regali bellissimi e costano poco!

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            Pubblicato da Niarb | 27 dicembre 2012, 4:47 PM
          • per la mia famiglia ho fatto lo stesso 🙂
            E di solito ne sono estremamente soddisfatto. E – mi pare – anche loro. Da un po’ mio padre ha di nuovo tempo per leggere… quindi ho ripreso con gioia anche questo. Prima non aveva tempo… e quello che gli serviva se lo comprava già … un bel casino.

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            Pubblicato da cavallogolooso | 28 dicembre 2012, 3:29 PM
  4. Meravigliosi testi e commenti che vedo solo ora. Sarebbe bello metterli tutti a fuoco sullo stesso tema e sulle necessarie correlazioni tra i fatti, per costruire uno strumento di “interpretazione dei fatti” a disposiziopne di tutti, al di là delle proprie letture e/o esperienze . Mi sembra che se esiste una urgenza oggi, proprio di fronte al proliferare di e-info, è quella di costruire strumenti pratici per capire il mondo in cui viviamo e capire dove sta andando. Il pericolo evidente è l’enorme crescita delle possibili manipolazioni di massa utilizzando vecchi trucchi in mano a pochi da vendere ai molti ignari o naif.
    Il blog mi fa pensare alla necessità / possibilità di collegare fra loro le intelligenze ed indirizzarle ad uno scopo comune. Complimenti e a risentirci.

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    Pubblicato da Bruno11 | 29 dicembre 2012, 7:05 PM
    • Grazie davvero, Bruno11, e benvenuto su Afterfindus!
      Effettivamente, questo blog è piuttosto eterogeneo. Si chiacchera di tante cose, alcune molto serie, altre decisamente leggerine. Ma è esattamente questo lo spiritus loci. I siti monotematici spaventano un po’, e tendono a preservare, intatte, le barriere tra le diverse competenze: se non sei un economista, o uno storico, o uno scienziato, o uno scultore di pecorelle da presepe, difficilmente ti avventurerai in siti riservati agli esperti di ciascuna disciplina.

      Qui invece nessuno è in condizione di sentirsi inadeguato. Chi ha qualcosa da dire a proposito dei temi trattati negli articoli, è più che benvenuto a farlo. Chi ha qualcosa da chiedere, o da criticare, o da precisare, idem. Siamo tutti interessati, non abbiamo nessun particolare patentino, e, soprattutto, nessun pregiudizio.

      Impollinazione trasversale. Cortocircuiti tematici. Chiaccherate a tutto campo (manca solo il bicchiere di vino a centro tavolo). E’ molto semplice, e del resto è così che funziona la creatività.

      Capisco che questo non vada nella direzione di “semplificare” la lettura di certi argomenti. Ma non possiamo metterci a fare concorrenza a Wikipedia – ammesso, naturalmente, che possa aver senso.

      E poi, dopotutto, questo è il diario di un archeologo logorroico che fruga tra i reperti del XXI secolo. Non si può prevedere cosa sbucherà da ogni picconata nel ghiaccio. Quel che esce, esce. 😉

      In ogni caso, orientarsi non è poi così arduo. Un minimo di ordine nel caos c’è anche qui: una pugno di rubriche e tanti tag che dovrebbero aiutare i Pollicini e le Pollicine di passaggio a trovare la via di casa… 🙂

      Spero sarai anche tu, spesso, uno di questi. Conto di rivederti da queste parti.
      Grazie ancora del commento, e benvenuto su Afterfindus!

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      Pubblicato da Niarb | 30 dicembre 2012, 12:20 PM
  5. Tutto chiaro e limpido, ma sembra un po’ troppo semplice e anche troppo bello. Non che io sia per le cose complicate, Dio me ne salvi, però, invertendo l’ordine dei fattori, il risultato cambia e questo non dovrebbe succedere.

    Tanto per non andare per le lunghe, ecco cosa mi lascia perplesso.

    – Valore nutritivo delle specie vegetali
    Non mi pare che le specie vegetali con alto valore nutritivo fossero limitate all’Eurasia, anzi buona parte di quelle più energetiche vengono proprio dagli altri Continenti. Non soltanto Africa ed Americhe ci hanno dato(*): melanzane, carciofi, cipolle, manioca, mais, pomodori, fagioli e patate, ma producono frutti con un contenuto nutritivo da far suicidare una fotomodella.
    Dunque, potevano mangiare come e meglio degli Euroasiatici, perché non l’hanno fatto?

    – Animali addomesticabili
    Ammetto che con i canguri o’ i grizzly sarebbe stato un inferno, però anche negli altri Continenti esistevano animali addomesticabili: lama, merinos, elefanti, bufali, muli selvatici, cammelli, scimmie, cani. Legittimo é il sospetto che quelle popolazioni non avessero le conoscenze oppure la necessità di farlo.

    – Barriere naturali
    Giusto, però lo spostamento possibile (Est/Ovest/Est) delle popolazioni primitive d’Eurasia si estendeva dalle pendici Himalayane fino a La Coruna e non era una gita della domenica. Comparato con la fascia subsahariana e con le grandi pianure d’America, la sua estensione risulta praticamente equivalente. Inoltre é difficile ritenere che le popolazioni costrette a spostarsi in Africa o’ America fossero svantaggiate nei confronti di quelle che dovevano attraversare l’Ergh oppure i Pirenei.

    Quindi, secondo mé, tutti avevano le stesse possibilità, di fronte a difficoltà comparabili, come mai alcuni le hanno affrontate ed altri nò?

    O’ mi sbaglio?

    Comunque, grazie per aver scritto un magnifico articolo.

    (*) Si fà per dire, in realtà glie le abbiamo trombate in cambio di perline colorate e schioppettate nei denti.

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    Pubblicato da viman | 9 luglio 2013, 5:28 PM
  6. Grande NIARB, non per essere pedante, ma giusto per essere certo di non dire fesserie, sono andato a cercare sulla mia antichissima enciclopedia Rizzoli Larousse. Carta canta, mai fidarsi del web.

    Dunque, tutto sembra iniziare dalla fine della penultima glaciazione (l’ultima essendo la tua) verso 8200 AC.

    Le tracce dei primi insediamenti stabili si trovano:
    – 6000 AC, Anatolia, a Catal-Huyuk
    – 6000 AC, Balouchistan
    – 4500 AC, Messico, a Zohalpico
    – 2500 AC, vallata dell’Indus

    Le prime culture, sovente associate alla pastorizia, risalgono:
    – 7000 AC, Giordania (orzo e frumento)
    – 6000 AC, Balouchistan
    – 5500 AC, Perù (fagioli e peperoncini)
    – 4000 AC, Cina (riso) chi l’avrebbe mai detto !
    – 3500 AC, Europa occidentale

    Forse mi sono perso qualcosa, ma alla luce della storia, non sembra proprio che sedentarizzazione ed agricultura abbiano influito in modo particolare sull’evoluzione dei popoli “dominanti”
    Se così fosse, oggi: Messico, Turchia e Balouchistan dominerebbero il Mondo.

    Grazie per l’ospitalità

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    Pubblicato da viman | 11 luglio 2013, 6:44 am
    • Viman, grazie per i tuoi fantastici commenti. Non ti rispondo ora perchè la tastiera dell’iPad ha i suoi limiti, specie se la usi mentre sei sul territorio di Autostrade per l’Italia. Volendo evitare di concludere la mia esistenza in 2D su un guard-rail, tornerò alle tue note più tardi. Grazie ancora e a presto!

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      Pubblicato da Niarb | 11 luglio 2013, 6:24 PM
    • Caro Viman, innanzitutto lasciami dire che se nella vita reale avessi un editor come te (e come Daniela) potrei immediatamente abbandonare la mia carriera di personal shopper per lanciarmi a testa bassa nell’universo della saggistica (così: “aaaaaaaaah!”). Avrei infatti sempre delle solide reti di protezione a evitarmi schianti epocali.

       
      Le tue osservazioni grondano saggezza da tutti i pori. E che le osservazioni traspirino, voglio dire, è già un passo avanti.

      In effetti lo stesso Diamond, nel libro, mette le mani avanti e chiarisce che adottare per la storia metodi e strumenti tipici delle scienze propriamente dette è un esperimento ancora molto pioneristico.
      D’altra parte, “le scienze storiche” dice “[…] hanno caratteristiche in comune che le rendono diverse dalla fisica, dalla chimica e dalla biologia molecolare. Ne isolerei quattro: metodologia, catena di cause ed effetti, previsioni e complessità”. Eccetera.
      Se ti capita, il capitolo “Il futuro della storia come scienza”, ultimo del libro, parla proprio di questo.

       
      Il fatto è che, ripercorrendo a ritroso eventi già successi, è tutto sommato piuttosto semplice mettere in fila le cose secondo la prospettiva che più ci aggrada. C’è gente che è riuscita a creare delle spiegazioni perfettamente coerenti (ehm ehm) tirando in ballo déi, superuomini, maghi, folletti, uomini in nero e, naturalmente, alieni. Vagonate di alieni.

      Tra tutte le interpretazioni ex-post, una delle mie preferite l’ho raccontata nell’articolo in cui si parla dell’ipotesi per cui tutta l’evoluzione umana è merito esclusivo dell’esistenza della birra. Nel suo genere, un capolavoro.

       
      La scienza, per essere tale, non può limitarsi a spiegare quello che è già successo. Deve essere in grado di estrapolare dal passato e prevedere accuratamente il futuro. Che è poi quello che è capitato, oltre che per l’astronomia, la chimica e la fisica, anche per scienze meno robuste e più recenti, tipo metereologia, geologia, paleontologia e simili.

      Peccato che fare esperimenti con la Storia non sia una cosa particolarmente semplice. Servirebbero laboratori davvero grandi, e orari di lavoro decisamente fuori portata. Il massimo che si può fare, per quanto ne so, è dedicarsi a ore e ore di “Age of Empires”, “Tropico” e “Civilization”. Strano che mia moglie non l’abbia ancora capito. 🙂

      (Io, naturalmente, scrivo da quello che per voi è il futuro, ma non posso sbilanciarmi per evitare tutta una serie di complicanze legali e paradossali che, francamente, non mi attirano neanche un po’.)

       
      Le tue obiezioni, quindi, sono perfettamente sensate. Mi piacerebbe sentire cosa Diamond avrebbe da dire in proposito. (Nel caso, porto io la birra.)

      La storiografia, se mai diventerà una scienza, non sarà mai una scienza esatta. L’aveva già capito molto tempo fa il grande Isaac Asimov, nella sua leggendaria “Trilogia”.

      Però trovo che esercizi come quello di Diamond (e come il tuo) siano ugualmente molto utili. La faccenda della domanda di Yali illustra a mio parere quanto sia importante riflettere, non dare nulla per scontato, fare tesoro delle esperienze altrui, darsi da fare, e usare il cranio non solo come separatore degli auricolari dell’iPod. Il grande valore di quella domanda, dal mio punto di vista, è stato quello di aver dato l’occasione di far piazza pulita di alcuni luoghi comuni (le famose cinque risposte imbarazzanti) particolarmente triti e odiosi.
      E non è poco.

      Poi che il vecchio Jared ci abbia preso in pieno o solo in parte, eddài, perdoniamoglielo. Sono certo che Yali lo avrebbe fatto.

      Citando ancora l’autore, “riconosco che comprendere i meccanismi della storia è molto più complesso che comprendere quelli dei fenomeni deterministici. […] Però sono ottimista, e penso che lo studio storico delle società umane potrà essere affrontato con metodi simili a quelli delle altre scienze. Faremo un grade regalo alla nostra società se capiremo cosa ha plasmato il mondo moderno, e cosa potrebbe plasmare il futuro.” (Armi, acciaio e malattie, ultima pagina).

      Detto questo, delle tue considerazioni non mi spaventa tanto che Turchia e Belucistan abbiano rischiato di dominare il mondo, quanto che esistano frutti in grado di indurre il suicido delle fotomodelle.
      Credo che qualcuno dovrebbe fare qualcosa. E alla svelta.
      😉

      A presto!

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      Pubblicato da Niarb | 13 luglio 2013, 4:11 PM
  7. Non c’é problema, ma quante mani hai?Due per guidare e due per scrivere o’ di più?
    Il guard-rail stà all’automobilista come il tombino al pedone: sornione, perverso e perennemente in agguato.

    Io ho tempo, per il momento sono a Bangkok e a parte, mangiare, bere e patire il caldo cerco di distrarmi come posso (e non é che possa molto)

    Figurati che ho perfino trovato il tempo per cercare la famosa ‘mezzaluna fertile’. Non ci crederai, ma si trova molto ma molto lontana dall’Europa occidentale.
    Si mette male per le teorie del nostro Jared, peccato, perché erano affascinanti.

    Abbi cura del tuo paraurti e di tutto quello che c’é dietro.
    Cordialmente

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    Pubblicato da viman | 12 luglio 2013, 4:38 am
    • Viman, ho parcheggiato.
      Di mani, ovviamente, ne ho due. Il trucco è avere il cambio automatico, e quel gadget che aziona automaticamente i freni prima di finire a piluccare la targa dell’auto davanti.
      In effetti avrei anche una terza mano, ma quella la uso di rado – di solito negli autobus, nelle ore di punta, davanti alle palestre femminili. Ma sono anni ormai che la lascio a casa… 😉

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      Pubblicato da Niarb | 13 luglio 2013, 4:07 PM
      • Mitico Niarb, certo che vivi in un’altro Mondo, si vede che hai una glaciazione di vantaggio.
        Televisioni digitali (un giorno che hai il tempo mi spiegherai cosa cavolo vuol dire), 2D, 3D, macchine che frenano da sole. Bello il progresso, nevvero?.
        ……O’ no?
        Comunque grazie per le risposte.

        Sono arrivato ora a Kantharalak, cittadina probabilmente maledetta da Dio (e se non l’ha ancora fatto, lo fà certamente appena ci passa).
        Il viaggio é stato schifoso.
        L’albergo ha il fascino discreto di un canile municipale dopo un incendio doloso, ho mangiato un piatto di “kao pad kay” freddo e sento già che lo rimpiangerò amaramente !

        Oscure manovre di corridoio ed ignobili sotterfugi mi hanno consentito di avere un accesso internet temporaneo, quindi, il tempo di leggere la tua storia sulla birra e poi a nanna.
        D’altra parte, sono talmente incazzato che se sputo sul marciapiede, domani devono asfaltare mezza strada.
        Non é il momento di mettersi a riflettere
        Dio, cosa darei per una pizza Margherita!

        Buona notte

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        Pubblicato da viman | 13 luglio 2013, 5:51 PM
        • Caro Viman, spero la tua incazzatura derivi dal viaggio fetente, dall’albergo urando, e (ovviamente) dal kao pad kay freddo. Freddo, dio mio, ma come è possibile? Cos’hanno nella testa a Kantharalak? Non è mica roastbeef, il kao pad kay. Almeno, non credo.

          Spero insomma che non dipenda dalla mia lentezza a rispondere. Sono in missione, sotto copertura, e da sotto le coperte il wifi prende malissimo.

          In ogni caso, ho fatto domanda a tuo nome per ottenere la maledizione per direttissima della suddetta cittadina. Il titolare mi ha assicurato che si attiverà quanto prima, ma mi ha anche ricordato di non lasciarti scappare per nessun motivo il terribile Anti-Mantra Primario, che se ti parte quello allora ti giochi qualsiasi possibilità di rendenzione.

          Sogna pure, quindi, una bella margheritona grande come il Lago d’Iseo e piena di cirrocumuli di bufala, ma mai, MAI, per nessun motivo, che ti scappi detto “Certo che come si mangia in Italia…”.

          🙂 bon voyage!

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          Pubblicato da Niarb | 22 luglio 2013, 3:58 PM
  8. Sia lode al Signore !
    Rispodete in coro “Sempre sia lodato”

    Grazie.
    Leggete e che la pace sia con voi

    Ho trovato una Margherita, fatta da uno svizzero tedesco con farina cinese e pomodori di Si Sa Ket. Buonissima !!
    È probabile che se mi avessero dato una sberla con le mani sporche di pomodoro e mozzarella, l’avrei pure trovata deliziosa. Miracoli di due settimane di dieta a base della leggendaria cucina tailandese.

    Saziato il corpo e con il tuo augusto permesso, torniamo ordunque alle dotte elucubrazioni del nostro Jared.

    Il fatto che mette le ‘mani avanti’ dimostra che é un gran furbacchione e non crede molto a quello che racconta lui stesso. Diavolo di un Jared.

    Certo che ricorrendo a ritroso gli avvenimenti si rischia di sbagliare. Bisogna però tener conto che durante i secoli, ogni nuovo padrone ha fatto di tutto per infangare il ricordo del proprio predecessore e se possibile cancellarne l’esistenza.
    È la famigerata quarta legge di Viman, che enuncia categoricamente: ” Denigra sempre il passato. Farà apparire il presente meno abbietto ed il futuro accettabile. Qualunque essi siano”
    Questo, un ricercatore come Jared, non lo poteva ignorare.

    La scienza, non può esimersi dal selezionare gli elementi destinati all’elaborazione delle proprie teorie. Non é possibile fare del buon pane con farina cattiva e acqua puzzolente.
    Se così non fà, potremmo anche chiamarla: scienza, mozzarella, pecorino sardo, ma sarà una religione (o’ fede) sorretta solo dai dogmi.

    Pensa tu, che ci hanno raccontato che le piramidi le hanno fatte con la birra! Ci sono in giro di quei mattacchioni che se non stai attento ti fanno credere di avere la Bibbia in edizione originale dedicata dall’autore.

    Francamente ho letto “cinque risposte imbarazzanti” non credo di aver capito il senso. Ci riprovo.

    Quanto a capire “…cosa potrebbe plasmare il futuro” la risposta é “niente”, fino a quando saremo sottomessi alla “legge del caos universale”

    Per le fotomodelle, proporrei di mettere in copertina solo le cicciotte oppure sopprimere i fotografi.

    Grazie per l’ospitalità

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    Pubblicato da viman | 14 luglio 2013, 2:10 PM
    • Mi dispiace, ma non puoi cavartela così.
      O ci illustri anche le prime tre leggi di Viman, o ci metti tutti quanti in crisi.

      Per quanto mi riguarda, io la Quarta Legge la violo.
      Mi ci vedo alla grande in un bel castello intorno all’anno mille, a organizzare banchetti e tornei dal mio trono dorato, protetto da una bella scorta di cavalieroni tintinnanti.
      E, ancora meglio, me lo sogno alla notte di piluccare uva stravaccato su un triclinio, circondato da ancelle strafighe con l’abitino bianco e la coda di cavallo come le giocatrici di beach volley.

      Il guaio è il futuro. Perché quello invece ce lo plasmiamo NOI, non il caso. Tutti i giorni.
      E, lasciamelo dire, non è che stiamo facendo un gran bel lavoro.
      Magari fosse tutto in mano al destino.
      Perché allora sarebbe lui che dovremmo biasimare e prendere a calci in culo.

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      Pubblicato da Niarb | 23 luglio 2013, 8:12 PM
  9. Grande niarb, immane é il rispetto che nutro nei confronti della tua inarrivabile prosa. Anzi, se avessi il tuo ritratto ne farei trarre una statua equestre, ‘grandeur nature’, da mettere nel cortile del condominio. Poi, se vinco alla lotteria, la faccio placcare oro.

    Tuttavia, le leggi naturali, non si possono trasgredire, vedi legge di Lavoisier e compagnia. Al massimo ci si può illudere di farlo, ma é un po’ come mettere gli slip sopra i pantaloni e affermare che si é Nembo Kid.

    Il triclinio piace a tutti, però uno ci resta solo se riesce a convincere quelli che stanno sotto che: prima di lui si stava peggio e dopo di lui sarà l’inferno. Se non ci riesce si ritroverà con un petardo nella minestra.
    Nò, francamente, Tu lo conosci un uomo che sia riuscito a raggiungere il potere promettendo di fare peggio del suo predecessore e meno bene del proprio succesore?

    Noi non plasmiamo un bel niente, magari potessimo!
    L’uomo più potente del Mondo può programmare quello che vuole, dieci secondi dopo si becca una trombosi e tutto và a puttane.
    Nessun essere vivente possiede la minima certezza sui secondi che seguiranno l’attimo in cui vive. Sarebbe troppo bello. Pensa un po’ a tutti quei poveracci che magari volevano solo cambiare una lampadina e sono stati spazzati via, un’attimo dopo, da uno tsunami, un terremoto, un torpedone della SAI, o’ più prosaicamente dalla presa difettosa.(leggere ‘ la teoria del caos universale’)

    Del doman non v’é certezza… (porca vacca- ndr)

    Grazie per tua venerabile comprensione
    e buon pomeriggio.

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    Pubblicato da viman | 24 luglio 2013, 6:30 am
  10. Per le altre ‘leggi di viman’ dette anche ‘assiomi di Victor’ non sò se le femministe saranno d’accordo.
    Comunque, si possono trovare, sparpagliate, nei racconti seguenti, di autore sconosciuto:
    – Un filo bianco nella jungla
    – Questo matrimonio s’ha da fare
    – Isola della Réunion, atto secondo

    Che resti frà di noi

    "Mi piace"

    Pubblicato da viman | 24 luglio 2013, 6:43 am

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