Ossi Neri

Armi non letali 2: il delirio colpisce ancora

oxymoronsIl successo del precedente articolo sulle armi non letali mi costringe a tornare sull’argomento. Dopo la pubblicazione di quel post ho ricevuto troppe richieste di un sequel – da parte della signora delle pulizie, del postino, del mio canarino Hindenburg, dello strano omino nello specchio – per poter glissare. E’ un dovere civile, il mio, e lo faccio volentieri.
Però poi basta, altrimenti mi ci prendete gusto.

Per chi avesse perso la prima puntata, chiarisco cosa sia un’arma non letale.
Un’arma non letale è un dispositivo pensato per fare più male possibile, senza necessariamente uccidere. Ne converrete, non è una cosa semplice. Nè particolarmente sensata. Eppure, le armi non letali furono un prodotto di straordinario successo sul mercato dell’ipocrisia del XXI secolo. Quel mercato (e un po’ mi secca auto-citarmi) che non ebbe problemi a concepire missioni di pace, guerre preventive, bombe intelligenti, e innumerevoli altre assurdità che io per voi, con infinito amore, raccolgo e commento.

Oggi quindi presento altri tre esemplari particolarmente pregevoli, e al primo che pensa che mi sia inventato qualcosa, auguro possa esplodere l’elastico degli slip durante una cena a buffet.

 

Il Taser XREP. Si tratta fondamentalmente un Taser di nuova concezione. Già il Taser tradizionale era un oggettino che non scherzava niente. Ma da quando hanno sfornato il Taser XREP, ragazzi, conviene davvero rigar dritto.

Ma forse sto correndo troppo. Se non sapete cos’è un Taser, siamo nei guai.

Un Taser non è un errore di battitura, ma quell’aggeggio che spara scariche elettriche ad alto voltaggio che si vede nei documentari sulla brutalità della polizia. Tocchi il cattivo con questa specie di bacchetta magica ad altissima tensione, e quello si mette a ballare lo shake. E, dopo un paio di secondi, crolla a terra.

Il Taser classico però ha sempre avuto un limite increscioso: per seviziare qualcuno, era necessario essere abbastanza vicini da poterlo toccare. Fortunatamente, le agili menti dell’industria bellica hanno prodotto dei proiettili taser: proiettili con un cavo metallico collegato ad un’estremità, che dopo avere colpito (e già questo non è piacevole) rincarano la dose con una bella scossa elettrica.

Malauguratamente, però, i proiettili taser, in quanto armi non letali, sono studiati in modo da non penetrare nel corpo come i proiettili convenzionali, ma per rimbalzare via. In questo modo, la scossa elettrica dura solo pochi attimi – l’effetto paralizzante è lo stesso, e si evita di friggere il colpito.

Questa imbarazzante inefficienza (per non parlare del ridicolo filo elettrico spenzolante) non sono però state un granché gradite dal mercato, ed è quindi stato necessario correggerle con una nuova generazione di Taser. I proiettili Taser XREP hanno l’estremità a forma di “ragnetto” metallico, perfetto per attaccarsi a vestiti, capelli, o strati di epidermide superficiali, ed è quindi particolarmente difficile scrollarseli di dosso.  E’ un dispositivo moderno, wireless, e (come dice tutto orgoglioso questo sito) è stato studiato in modo che, se il colpito dovesse cercare di strapparselo di dosso, si beccherebbe un’ulteriore bastonata da 500 volt alla mano.

Fai durare più a lungo la tua elettrizzante esperienza con Taser XREP!

 
Tanto perché lo sappiate, le Nazioni Unite e Amnesty International hanno ripetutamente stabilito che l’uso dei Taser rientra a pieno titolo nella definizione di “tortura”. Ma queste sono sciocchezzuole da zitelle tremebonde. In una scintillante intervista all’insigne signor Tom Smith, co-fondatore e presidente della Taser International (quotata al Nasdaq), l’intervistatore chiede un esempio in cui il Taser si sia rivelato utile. Questo subominide di Smith racconta allora con orgoglio di quella volta che i genitori di una ragazzina dodicenne chiamarono la polizia perchè la piccola, in piena crisi preadolescenziale, si era barricata in camera con un coltello da cucina e minacciava di tagliarsi le vene. I poliziotti fecero irruzione nella stanza della ragazzina, e questa gli si fece incontro brandendo il coltello e chiedendo di essere lasciata in pace. “Gli agenti, trovandosi in pericolo di vita, avrebbero avuto tutto il diritto di spararle,” dice tutto contento Smith, “invece grazie al Taser riuscirono a stordirla e ad arrestarla senza ucciderla. E non è un caso isolato. Cose così accadono tutti i giorni”.

Non me la sono inventata, lo giuro. E non è neanche presa da un film dei Monty Python. L’intera intervista sulla minaccia che le dodicenni depresse costituiscono per i corpi speciali della polizia la trovate qui.

 

 
La seconda chicca di oggi è il Laser Induced Plasma Channel. Un nome assurdamente complicato per una cosa che invece abbiamo visto tutti decine di volte, nei film di fantascienza. Sono le invisibili “sbarre di energia” che chiudono le celle delle prigioni del futuro, secondo alcuni sceneggiatori degli anni ’80.
Tranne che le fanno già.

Si tratta in effetti di un’idea simpatica per eliminare (finalmente!) le vecchie e antiestetiche sbarre di acciaio, senza per questo rendere meno sicure le zone ad accesso limitato, come appunto le celle delle prigioni, ma anche corridoi, uffici, caveau di banche e altre zone sensibili. Il tutto risparmiando un mucchio di soldi in porte blindate, serrature e catenacci vari. Genialerrimo.

Oddìo, per la verità le sbarre al plasma hanno un piccolo inconveniente. Essendo invisibili, è facile che la gente possa non vederle. E quindi, se utilizzate in zone facilmente accessibili (si parlava di banche, uffici e corridoi, no?), il rischio è quello di friggere inavvertitamente decine di poveretti colpevoli solo di ignorarne l’esistenza, in una versione in grande scala della griglia elettrica che si usa nelle sere d’estate per arrostire le zanzare.

Il problema però si può facilmente aggirare mediante l’affissione di un semplice cartello: “Occhio, barriera invisibile”, e il gioco è fatto.

Ovviamente, bisogna poter leggere il cartello.
E bisogna poterlo capire.

Per cui, in zone protette dalle sbarre laser, è opportuno non andare in giro al buio. Né essere bambini. Né analfabeti. Né stranieri. Né goffi. Né anziani. Né ubriachi. Né panzoni. Né animali.

Insomma, cercate di stare attenti, o voi tutti che rientrate in tali categorie, perchè non è vostro il regno dei cieli.

E se non volete darmi retta… allora andate a farvi friggere.

 
Terminiamo l’edificante rassegna di oggi con un’arma non letale a cui sono particolarmente affezionato, perché mi riporta ai tempi dell’infanzia. Si tratta del Vortex Ring – variamente traducibile come Vortice ad Anello, o Anello di Vortici, o Anello Vorticante, o Vortice Anulare, o Vorticoso Quadrato su cui si picchiano i pugili. Fate un po’ voi. Qualunque traduzione scegliate, l’Anello Vorticante, spesso servito con Lame Rotanti e Alabarda Spaziale, è piuttosto semplice da spiegare. E’ un aggeggio che genera un cono di aria supercompressa che spara via la gente come fa Braccio di Ferro con quelli che tampinano Olivia.

Visto però che a quanto pare essere sparati via non è sufficientemente disincentivante, nell’aria compressa dal Vortex Ring vengono immesse delle sostanze chimiche puzzolenti e urticanti, che provocano vomito e altri spiacevoli effetti del genere. Questo per evitare che, dopo essere stati fiondati in aria per alcune decine di metri, i colpiti possano rialzarsi massaggiandosi le estremità dolenti esclamando entusiasti: “Ehi, che sballo! Mi faccio subito un altro giro!”.

Invece così, con il contorno di gas urticanti, si evitano complicazioni.
Niente da dire: quando un prodotto è pensato bene, è pensato bene.

 
Per concludere, io non so che mestiere fate voi, per vivere.
Non so se lottate per sconfiggere il cancro, o per rendere fertili i deserti, o per estrarre energia pulita dalle cicche di sigaretta.
Magari. Sareste dei privilegiati.

Magari invece fate un lavoro scemo, o umile, o inutile.
Magari fate fotocopie nei recessi di qualche ministero, o pettinate cocker, o siete designer di gelati.

Sia come sia, state allegri: per quanto insensata, beffarda, inutile, immorale, ipocrita o perversa possa sembrarvi la vostra esistenza, difficilmente potrete raggiungere lo sprofondo di chi ha dedicato i suoi anni e i suoi neuroni a costruire armi non letali.

 

Discussione

18 pensieri su “Armi non letali 2: il delirio colpisce ancora

  1. ora mi faccio un altro giro! (sulla parte 1) e forse ho altre armi del genere da segnalarti. Ma la cosa soncertantemente buffa è che conoscevo un altro blogger che… bah, ti piacerebbe, sono certo. Stesso genere di ironia (genere, ho detto, non si toglie niente a nessuno!) e direi anche l’interesse per gli argomenti. E anche lui, se non sbaglio, ha trovato me. Boh!!! Assurdo. E ovviamente visti i riferimenti culturali sarai “più verso i 40 che verso i 30” … mica avrai studiato legge, anche ?

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    Pubblicato da cavallogolooso | 18 giugno 2012, 11:00 am
    • No, non ho studiato legge. Leggere leggo, questo sì, ma addirittura averla studiata all’Università, mi pareva eccessivo. 🙂

      “Più verso i 40 che verso i 30″: beh, ovviamente dipende da dove cominci a contare. Chi mi conosce dice “più verso i quindici”, il mio gastroenterologo dice “più verso i novanta”: la partita si gioca lì in mezzo.
      Una volta ho pensato che, se mi fossi segato via un dito, avrei potuto contare gli anelli e di lì stimare un’età precisa. Da allora mi tengono nascosti tutti gli oggetti taglienti.

      Tira dentro anche il tuo amico, Cavallogolooso, e vedrai che tra tutti quanti facciamo una bella banda di sagome! 😉

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      Pubblicato da Niarb | 19 giugno 2012, 10:38 PM
      • era “votarxy” e ne trovi ancora traccia in rete.
        Ma non mostra più il suo muso barbuto da una vita!!! Che abbia da fare cose più serie? Buon per lui. Forse sono tristi e non gli lasciano tempo e voglia di fare barismo digitale… forse sono corpi sodi a cui dedicarsi, in quel caso non posso che augurarmi/gli di non vederlo per lungo tempo!

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        Pubblicato da cavallogolooso | 20 giugno 2012, 4:46 PM
  2. Grande Niarb, come grande il tuo primo articolo sulle armi NON letali, articolo che mi ha fatto conoscere questo blog pieno di post ricchi di sapida ironia e fine intelligenza.
    Non è facile cogliere il REALE significato della armi non letali o degli aerei non guidati ma capaci di ammazzare e spargere veleno (I DRONI). La fantascienza avvisa ma poi occorrerebbero articoli come il tuo per renderci edotti, noi umili fotocopiatori di orridi ministeri, che mica è poi così tanto fantasiosa l’ipotesi che ti sparino un ragnetto elettrizzante sulla pelle e che se cerchi di levartelo fai pure peggio…In effetti il wireless è meglio, quel filo penzolante era un po’ schifoso, come quando i vecchietti sputazzano ma non al meglio.
    La barre invisibili sono un ottimo incentivo al dimagrimento…
    Pur conscia che gli alieni non esistono (quelli da altri pianeti, nessun segnale, nessuna voglia di contatto, forse avranno gli stessi casini energetici che abbiamo noi) il dubbio che questi qui siano alieni su suolo terrestre mi sta crescendo nel cervellino esausto che mi ritrovo…
    Ah, metti il titolo del tuo post precedente nel motore di ricerca, così troverai qualche altro blog che ha riportato il tuo articolo. E leggerai i commenti. Interessanti…magari ci scappa il post numero tre.
    Daniela
    P.S. Le dodicenni sono realmente così pericolose?

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    Pubblicato da Daniela | 18 giugno 2012, 11:10 am
    • Grazie Daniela, o mia sempiterna fonte di ispirazione!
      Sì, in effetti viene da pensare anche a me che non ci sia alcun bisogno di incontri ravvicinati del terzo o quarto tipo per entrare in contatto con menti aliene. Di più, non servono neppure le armi compassionevoli: ogni mattina, al lavoro, provo la stessa sensazione. 😉

      Ecco, l’idea che anche eventuali alieni siano così pistoloni (come si dice tecnicamente alla NASA) da sprecare il loro combustibile principale per fare coppette per il gelato, bottiglie per l’acqua usa e getta e cellophane per avvolgerci i settimanali, invece, non mi era venuta. Acuta osservazione. Peccato per me, cresciuto a pane e Asimov: una invasione pacifica di omini verdi che ci trasmettono sapere e saggezza era ormai la mia ultima speranza per il futuro di questa razza. (Che Asimov in un suo miniracconto definì appunto “Razza di deficienti”).

      Per concludere, le dodicenni sono in effetti estremamente pericolose, specie quando cominciano ad andare a scuola truccate come dei panda, con minigonne inguinali e tacchi stile Chrysler Building. Il pericolo si manifesta in maniera particolare se la scuola è nelle vicinanze di una caserma, o di un covo dell’Azione Cattolica.
      Il pericolo, ovviamente, non è per gli SWAT, ma per i genitori.

      Meno male che noi tredicenni abbiamo superato questa fase! 🙂

      ciao wikinela!

      (P.S. Ho trovato la tua citazione su Informazione Consapevole – grazie!!! Ti riferivi a questo?)

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      Pubblicato da Niarb | 19 giugno 2012, 11:05 PM
      • Ciao Niarb, si il blog è quello anche se non ha riportato il tuo articolo, Il tuo articolo l’aveva riportato il prof Bardi in so quale dei suoi blog e grazie a lui ti ho incontrato CARO IL MIO ALIENO!
        Oddio anche tu asimoviano???
        Dato che ho già trovato un Amore meraviglioso, la mia anima gemella, direi che tu sei il mio fratello gemello astrale!
        Che bello averti ritrovato, ma dove ti nascondevi?? Ts, a Venezia traverstirti da lampione…Come età sei compatibile, da 13 a 90 va benone… 🙂
        Per tua informazione io ero dodicenne magrissima, piattissima, timidissima, con tantissimi e lunghi capelli scurissimi su una pelle pallidissima e occhi sognanti. Il trucco l’ho iniziato a 27/28 anni, ma devo essere della generazione sbagliata, perchè anche adesso e mi fai mettere i tacchi oscillo pericolosamente…
        😉 😉

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        Pubblicato da dani2005dani | 20 giugno 2012, 9:06 am
  3. 🙂 Ah ah ah perchè hai chiamato Hindenburg un povero canarino?? 🙂

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    Pubblicato da SaraM | 20 giugno 2012, 4:27 PM
  4. @ Daniela: me ne hanno dette di tutti i colori, ma gemello astrale mi mancava! Cos’è, una specie di bottone che si mette sulla manica della tuta da astronauti? 😉

    La tua autodescrizione in versione 012 Benetton è molto TimBurtoniana – appena mi viene in mente il nome del personaggio che ho in testa, te ne posto un’immagine.

    Grazie per le tue dritte! See you on Isaac Road! 😉

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    Pubblicato da Niarb | 21 giugno 2012, 12:29 am
  5. …così brillano ancora di più! 🙂

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    Pubblicato da Niarb | 26 giugno 2012, 10:11 PM
  6. sei proprio un povero demente.hai scritto delle cazzate atroci.come fai a concepirle?

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    Pubblicato da stefano petrini | 7 febbraio 2015, 2:19 am
    • Il fatto che il mondo vada come pare a lui e non come pare a me significa evidentemente che quelli che la pensano come me sono una minoranza.

      L’essere in minoranza, però, diventa motivo d’orgoglio quando i ragionamenti che arrivano dall’”altra parte” sono perle di questo genere.
      Coraggio, Stefano Petrini, ti sei espresso. Non ti senti già meglio?

      Avremmo apprezzato un contributo un po’ più articolato da parte tua, ma se questo è il meglio che sai esprimere, per carità, non ti sforzare.

      Ognuno usa i mezzi che è in grado di maneggiare.

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      Pubblicato da niarb | 7 febbraio 2015, 7:52 PM
  7. moderati il cazzo

    "Mi piace"

    Pubblicato da stefano petrini | 7 febbraio 2015, 2:19 am

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  1. Pingback: Armi non letali (buona questa, eh?) | afterfindus - 13 ottobre 2013

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