In questa puntata di Vanverer – Misteri Irrisolti affronteremo uno dei più grandi enigmi tramandatici dalla storia dei già di per sé enigmatici Secoli Assurdi (oh yes, il ventesimo e il ventunesimo).
Da tutti i ritrovamenti scientificamente accertati che risalgono agli ultimi decenni del secondo millennio, risulta in modo inequivocabile che le donne odiassero il calcio. Lo odiavano, lo disprezzavano, lo ignoravano, lo aborrivano. Lo odiavano come odiavano i calendari da camionista, i calzini sudati sul pavimento fresco di cera, le serate a base di birra e Dungeons & Dragons, e le gare di rutti. Nella visione archetipica femminile, il calcio era una cosa rozza, volgare, troglodita, uncool, con il medesimo sex-appeal di uno stormo di piccioni che scarica feci sul tuo chiffon preferito. Insomma, roba da bar di periferia, da vecchi arteriosclerotici, da onanisti brufolosi, da scaricatori di porto, da perdenti.
In quegli anni, le probabilità di trovare un essere di sesso femminile (con la sola eccezione di mamme e fidanzate) all’interno di uno stadio o di fronte a un Novantesimo Minuto erano pari a quelle di trovare la combinazione vincente del superenalotto scritta con i capperi sulla pizza.
Di conseguenza, per il maschio medio attento a non voler disintegrare le proprie chanches riproduttive, l’ultima cosa al mondo da fare era cercare di intrattenere una donzella con storie di rigori negati, gol allo scadere, e arbitri cornuti. Le antiche cronache traboccano di racconti in cui maschi in fase di corteggiamento, lacerati tra il portare al cinema l’oggetto del loro amore e l’assistere con gli amici a una finale di Champions, fossero costretti ad architettare storie complicatissime di nonne in fin di vita, genitori bloccati sull’autostrada o attacchi di veicoli alieni sul proprio condominio, nel disperato tentativo di rimandare senza danni l’impegno galante, senza al contempo perdere il fischio d’inizio.
L’unica donna in in tutto il Paese che osasse discettare di calcio era una soubrette con occhi da gatta, scollatura invereconda e cosce chilometriche, che allietava le moviole di una emittente televisiva secondaria stando appollaiata su sgabelli strategici, dalle dimensioni più simili a torri di trivellazione che a normali oggetti d’arredo. Per la verità, la Storia non ci ha tramandato l’acume dei suoi commenti o la profondità delle sue analisi tecniche. Ma, in effetti, aveva le gambe molto lunghe.
A questo punto, però, le testimonianze storiche, curiosamente, scompaiono. La memoria, per circa un ventennio, si inabissa. I reperti a tutt’oggi estratti dal ghiaccio evidenziano una strana lacuna. Non esiste infatti alcuna testimonianza di cosa accadde per un paio di decenni, a proposito del rapporto tra le donne e il calcio.
Perché, già intorno agli albori del nuovo millennio, le cose erano cambiate. Profondamente cambiate.
Le squadre di calcio, improvvisamente, avevano delle fans. Delle tifose. Molte tifose.
Ginnasiali, universitarie, commesse, professioniste, donne manager, casalinghe, sbarbine, ottuagenarie: tutto d’un tratto, il mondo femminile si era accorto del calcio. E dei calciatori.
Lasciati alle spalle i miti di Hollywood e i rampolli di dinastie industriali, le vere rockstar erano diventati i centravanti, i trequartisti e i portieri. Persino i peggiori panchinari con la fronte bassa, il sopracciglio unico e i piedi a banana potevano contare su coorti di ragazzine isteriche in qualsiasi luogo pubblico facessero mostra di sè – ristoranti, locali notturni, spiagge, camere d’albergo.
Le riviste femminili vennero ribattezzate “rosa” proprio per l’abitudine di dedicare regolarmente la copertina a bicipiti, addominali, natiche e tatuaggi di stopper e mediani. I travagli sentimentali (nonché fisici) dei calciatori divennero la colonna portante della nuova industria del gossip. Con quale soubrettina si fa vedere / va in vacanza / scambia umori corporali il tal giocatore? Quali cuori ha infranto, o quali pance ha gonfiato, il talaltro? Chi è, oggettivamente, il più coricabile?
Gli esemplari alfa della specie femminile (attrici, modelle e cantanti di grido) iniziarono a competere senza esclusione di colpi per portare all’altare i più quotati professionisti del palleggio.
E le ali di folla un tempo generate dal passaggio di un membro di una casa reale o dal titolare di un disco di platino, nel Primo Ventunesimo erano quasi esclusivamente dovute all’apparizione di un calciatore.
E qui, gentili spettatori, è il cuore del mistero. E’ qui, in questa transizione storica indistinta e nebulosa, che si annida l’enigma. E’ qui che la scienza di oggi è costretta ad alzare bandiera bianca. Il “buco” di fine Millennio è a tutt’oggi una voragine oscura e impenetrabile, e porta con sè innumerevoli interrogativi.
Cosa ha trasformato il gentil sesso da sprezzante denigratore degli omini in mutandoni ad entusiastico branco di hooligan? Come è stata possibile una rivoluzione copernicana di queste proporzioni in così pochi anni? Quali sovrumani veicoli di condizionamento di massa sono stati scatenati? Quali bombardamenti di marketing sono stati messi in opera? Quali forze occulte hanno avuto il sopravvento?
La soluzione di questo mistero ci aiuterà forse a spiegare altri clamorosi ribaltamenti di fronte che la Storia ci ha tramandato: il modo in cui pochi conquistadores sgarrupati riuscirono a sovvertire i potenti imperi precolombiani, ad esempio. O il motivo per cui i greci, vittoriosi sul campo, sprecarono tutto accettando in omaggio un enorme cavallo da dei figli di Troia. O la trasformazione del Commodore 64 da home computer più diffuso al mondo a misera icona per magliette da nerd. O la trasformazione dell’Italia da Repubblica basata sul lavoro a Repubblica affondata dal lavoro.
Sono certamente tutti temi assai affascinanti, ancorché triviali quisquilie in confronto alla repentina trasformazione della femmina decalcificata in soccer girl.
Ma per tutto questo, cari amici, e molto altro, dovremo aspettare una prossima puntata di Vanverer.
…azz ma allora non sono l’unico a ricordarmelo! Mai vista una donna in curva in 20 anni!!!
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Mai vista una donna in curva: poco grave.
Mai vista una donna tutte curve: gravissimo.
🙂
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Bé, forse sarà perché adesso i calciatori guadagnano un casino e sono più facili da accalappiare di un direttore generale della Ferrari.
Poi bisogna mettere in conto l’avvento del colore. Vuoi mettere il sex-appeal di un Balottelli in bianco e nero?
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Ah, dici che è una semplice questione di verdura? Ma no, dài, è una spiegazione troppo semplice.
Deve esserci sotto qualcosa di più acrobatico – che so, un lavaggio del cervello veicolato da agenti patogeni nascosti nell creme depilatorie, un condizionamento culturale clandestino legato al lactobacillus activus, una modifica del DNA indotta dal pilates… Ah, saperlo!
Piuttosto, interessante la teoria dell’avvento del colore. E anche piuttosto preoccupante.
Perché se tutto questo sconquasso nell’universo dei gusti femminili è avvenuto per colpa dell’avvento del colore, adesso che siamo passati al DIGITALE, e soprattutto che stiamo per convertirci tutti al 3D, cosa succederà?
😉
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La donna é un primate semplice e pragmatico.
L’adattamento rapido alle variazioni ambientali é condizione essenziale per la sua sopravvivenza.
Cerca protezione e sicurezza, accessoriamente affetto, ma non necessariamente tutto dallo stesso partner. Anzi, la diversificazione é fonte di serenità.
Mai tutti i piccioni nelle stessa gabbia.
Naturalmente, da questa definizione sono escluse d’ufficio le madri e le sorelle.
Partiamo ora dal postulato incontestabile che, a remunerazione uguale, ci sono più calciatori che direttori di banca.
Vuoi mettere le menate che si deve sorbire la compagna di un ministro o’ di un direttore di banca: ricevimenti, simposi, avenimenti culturali, mai che si possa permettere un capezzolo al vento oppure un ruttino benefico.
Se accalappia un calciatore che, tutto sommato é intellettualmente più accessibile, si può permettere di tutto: rutti, spogliarelli, vacanze in string. Potrebbe ciccare tabacco e tutti lo troverebbero ‘branché’.
Poi c’é l’aspetto estetico, diventi direttore della Ferrari (*) a cinquant’anni (se ti và bene) e ti ritrovi con un fisico da paralitico e un polpaccio da gallina.
Un calciatore guadagna il doppio, ha vent’anni e dei polpacci come minimo da centravanti. In più, fà parte di una squadra nella quale almeno la metà, più l’allenatore, sogna di soffiargli la gnocca. Comunque vada, l’avvenire é assicurato.
Il punto di vista materiale non é importante, mi dirai tù. Sarà anche vero, però in caso di estrema necessità é più agevole fregare il borsellino a un portiere della nazionale che a un direttore di banca. Sarà anche perché quest’ultimo ha una grande esperienza professionale nel settore specifico.
Per la televisione in generale, non saprei, noi abbiamo ancora un vecchio affare che sembra un congelatore, pare sia ancora a tubo catodico, prende un solo canale (ancora devo scoprire quale) e quando la riparano devono rifare i pezzi con la lima. Quindi: digitale, 2D, 3D, led, e compagnia é fantascienza.
Comunque, io non mi preoccuperei, la donna vede solo in due dimensioni, percepisce il suono quando le conviene, ma é molto sensibile al colore.
Ciao, per cortesia, non dare il mio indirizzo, altrimenti una delle tue innumerevoli ammiratrici mi aspetta sotto il portone, mi cava un’occhio e mi sputa nel cervello.
(*) dico Ferrari solo per citare un nome conosciuto a tutti. Nessun riferimento specifico.
Grazie per l’ospitalità
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Viman, il tuo affresco comparato della “femmina da calciatore” vs. la “femmina da manager” è da Oscar. Non avevo mai pensato alla tragedia delle première dames vessate da maratone liriche, teatrali e mondane, a cui è precluso qualsiasi ruttino o sventolo di capezzolino.
Verrebbe da chiedersi chi glielo ha fatto fare a Carla Bruni di sposarsi il presidente della repubblica francese, dopo essersi spupazzata un numero cospicuo di rockstar (che, dicono le leggende, non si formalizzano più di tanto per un ruttino).
Meno male che hai escluso dall’analisi madri e sorelle. Se riusciamo a scampare all’ira delle figlie uniche non riprodotte, forse il ministero delle pari opportunità eviterà di mandarmi la Buoncostume a chiudere il blog. Forse.
In ogni caso, amiche di Afterfindus (e direttori della Ferrari), le opinioni di Mr. Viman risuonano potenti tra queste mura. Se non ritenete di soffrire di sordità selettiva, di non avere una visione bidimensionale -ancorchè policromatica- e niente polpacci da gallina (questa è spettacolare, n.d.A.), non sputategli negli occhi ma accettate il suo guanto di sfida. Prima o poi tornerà da Bangkok…
Ma soprattutto, per favore, evitate di parlare a me di coppeuefe e di calciomercato. 😉
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